Il testo conta 109 articoli. Viene innanzitutto confermato il taglio del cuneo già in vigore da luglio (6 punti in meno per i redditi fino a 35mila euro e 7 per quelli fino a 25mila). Riduzione non applicata alle tredicesime e finanziata solo per il 2024. L’effetto abbinato di cuneo e nuova Irpef, secondo il Tesoro, rimpinguerà le buste paga dei dipendenti fino 1.298 euro annui. Sul fronte pensioni ritorno a Quota 103, ma con penalizzazioni: restano i 62 anni d'età e 41 di contributi, ma l'assegno sarà ricalcolato con il metodo contributivo e con un tetto massimo mensile di circa 2.250 euro. Secondo le stime, consentirà la pensione anticipata a 17 mila persone nel 2024. Confermata l'Ape sociale ma sale il requisito (63 anni e 5 mesi). Nuova stretta anche per Anche Opzione donna: l'età minima sale da 60 a 61 anni, con uno sconto di un anno per figlio fino a un massimo di due. Corretto nel corso della conversione in Parlamento il contestato taglio alle pensioni di personale sanitario, enti locali, uffici giudiziari e maestri. Salvi i diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 e non saranno toccate le pensioni di vecchiaia. Restano penalizzate quelle anticipate. Medici e infermieri potranno però vedersi ridurre la sforbiciata se posticipano l'uscita e potranno rimanere in ospedale fino a 70 anni.
Arriva la maxi deduzione per le assunzioni a tempo indeterminato, che sale ulteriormente per mamme o donne disoccupate, giovani ed ex beneficiari del Rdc fino a toccare il 130%. Confermata la detassazione dei premi produttività al 5%. Cambia la soglia di esenzione dei fringe benefit, che si potranno usare anche per pagare affitto e mutuo prima casa: sale a 1.000 euro per tutti e scende a 2 mila per i lavoratori con figli. Per le aziende sconto del 50% sulle tasse per chi torna a produrre in Italia. Rinviata a luglio 2024 l’entrata in vigore della plastic e sugar tax. Arriva l'obbligo di assicurarsi contro le catastrofi: per le imprese che lo eludono multe da 100mila a 500mila euro. Risorse anche per i rinnovi contrattuali: 8 miliardi in due anni per quello della Pa, e altri 100 milioni per coprire l'accordo sindacale sui contratti delle forze di sicurezza.
Rimodulati i fondi stanziati (11,6 miliardi al 2032) per il Ponte sullo Stretto, con una riduzione degli oneri a carico dello Stato per 2,3 miliardi, recuperati dal Fondo di sviluppo e coesione. Il fronte comune delle opposizioni consente di destinare 40 milioni a misure contro la violenza sulle donne. Sale infine dal 5% al 10% l'Iva sui pannolini, così come per il latte in polvere e gli assorbenti femminili. Prorogata fino a febbraio anche l'Iva al 10% sui pellet.
Previsti il rifinanziamento del Ssn (240 milioni di per il 2025 e 340 dal 2026), interventi per il personale della Croce Rossa ed un incremento delle risorse per i contratti 2022-2024. Incremento del buono per le rette agli asili nido e per il supporto domiciliare ai bambini fino a 3 anni e affetti da gravi patologie croniche. Istituito il Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga (con 5 milioni per tre anni). Per fronteggiare la carenza di personale nelle aziende ed enti del Ssn e ridurre le liste di attesa, estesa fino al 31 dicembre 2026 la facoltà di ricorrere agli incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico. Inoltre, per l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza, è vincolata una quota di 50 milioni per il 2024 e di 200 milioni dal 2025. Incrementata la dotazione del Fondo per l'Alzheimer di circa 35 milioni in tre anni.
Una manovra migliorata anche dal confronto con le parti sociali e che risponde a molte delle richieste della Cisl. Il segretario generale Sbarra sottolinea la necessità nel 2024 di un Patto sociale per il lavoro, la crescita e lo sviluppo.
Intanto passi avanti per la riforma del fisco e il taglio dell'Irpef. Le nuove misure coinvolgono complessivamente circa 25 milioni di contribuenti e costano 4,3 miliardi. Il Consiglio dei ministri di giovedì sera ha approvato quattro decreti legislativi di attuazione.
Le norme riguardano adempimento collaborativo, contenzioso tributario, statuto dei diritti del contribuente e, soprattutto, la revisione delle imposte sul reddito.
Il primo modulo di riforma dell'Irpef prevede l'accorpamento dei primi due scaglioni di reddito e il passaggio da quattro a tre aliquote: il 23% fino a 28 mila euro, il 25% tra 28 e 50 mila euro e il 43% sopra tale soglia. La riduzione del numero di scaglioni comporta anche il riassetto delle aliquote delle addizionali regionali e comunali ed è accompagnata a interventi redistributivi sulle detrazioni.
Per non avvantaggiare troppo i redditi alti, sopra i 50.000 euro è previsto un taglio lineare di 260 euro delle detrazioni con alcune esclusioni, come quelle per le spese sanitarie.
Rispettati tutti gli obiettivi prefissati per l'attuazione della delega, hanno fatto sapere fonti di Palazzo Chigi che annunciano per il 2024 il completamento della "rivoluzione fiscale che l'Italia aspetta da più di 50 anni con importanti novità a favore di cittadini, famiglie e imprese". Le modifiche coinvolgono complessivamente 25 milioni di contribuenti.
L'Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato un beneficio medio di 190 euro annui per la riduzione delle aliquote. Per i redditi fiscalmente capienti fino a 15 mila euro il risparmio è pari a 75 euro, si riduce nella fascia immediatamente superiore a tale soglia per tornare a crescere fino a un massimo di 260 euro per i redditi da 28 mila euro in su. Oltre la metà dei benefici complessivi dell'Irpef, sempre secondo l'Upb, è destinato ai contribuenti con reddito superiore a 28.000 euro, anche se questi sono il 25%. Per concentrare il beneficio dell'Irpef sui redditi medio-bassi, il governo ha deciso di "sterilizzarlo" per quelli più alti. Per chi dichiara più di 50mila euro, così, arriva un taglio lineare di 260 euro su alcune detrazioni fiscali non sanitarie che possono arrivare ad annullare il vantaggio dell'accorpamento delle aliquote.
Inoltre, il decreto legislativo prevede l'ampliamento della no tax area: la soglia prevista per i redditi da lavoro dipendente viene innalzata fino a 8.500 euro, come quella già in vigore a favore dei pensionati. E aumenta la detrazione per il lavoro dipendente per i redditi fino a 15.000 euro che viene portata da 1.880 a 1.955 euro.
L'intervento sull'Irpef al momento è finanziata dallo legge di stabilità solo per il primo anno, nel 2024, poi bisognerà trovare nuove risorse. Si tratta del primo "modulo" di una riforma che potrebbe portare, nell'arco della legislatura - nuovo patto di stabilità europeo permettendo - a un sistema a due aliquote, per poi vedere se si potrà arrivare alla flat tax anche per dipendenti e pensionati. Il decreto di riforma dell'Irpef prevede inoltre un aumento della deduzione sulle nuove assunzioni per il 2024 accompagnato dall'abrogazione dell'Ace, l'agevolazione per gli aumenti di capitali delle imprese Ace aiuto alla crescita economica.
Tra le principali novità degli altri decreti, quello sullo statuto del contribuente prevede che, nel nuovo contraddittorio preventivo, l'agenzia delle Entrate debba motivare l'eventuale rifiuto delle osservazioni del contribuente. Un altro cambiamento riguarda il coinvolgimento dei consulenti del lavoro nella cooperative compliance, il nuovo adempimento collaborativo per le imprese.
Il Consiglio dei ministri ha anche approvato il dl Milleproroghe che introduce disposizioni urgenti in materia di termini normativi. Salta la proroga agli sconti fiscali per gli sportivi. Rinviate le misure sui balneari. Numerose tuttavia le proroghe in arrivo anche per il 2024. Niente adeguamento Istat per un altro anno per gli edifici affittati dalla Pa a fini istituzionali e una proroga fino a fine luglio dell'indizione di concorsi per l'assegno di ricerca negli Atenei, così come spunta l'esonero dall'insegnamento per i vicepresidi delle scuole.
La Cisl apprezza la volontà del Governo, proprio attraverso il Milleproroghe, di fare “un passo indietro sul finanziamento a una associazione privata che prevedeva l'assegnazione dei compiti e delle risorse, originariamente affidate a un Comitato terzo istituito dal Parlamento per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare e denominato 'Previdenza Italia', incaricato di favorire anche gli investimenti dei fondi pensione in economia reale”. Una scelta che la Cisl fin dall'emanazione della norma dell'estate scorsa, aveva criticato invitando il Governo a rivedere la decisione, anche in considerazione del contestuale approfondimento con le parti sociali sul tema della previdenza integrativa che non aveva riscontrato alcuna volontà dell'Esecutivo di riassegnare i predetti compiti a un nuovo soggetto. Per quanto rivesta particolare importanza l'esigenza di dare un forte impulso al secondo pilastro previdenziale, così come sollecitato dalla Cisl, qualsiasi iniziativa legislativa finalizzata al suo rafforzamento non dovrà prescindere dal confronto con i titolari della rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro, promotori dei fondi pensione negoziali attraverso la contrattazione collettiva, ai quali sono iscritti oltre 3 milioni 900 mila lavoratori con un patrimonio in gestione che supera i 64 miliardi. E in considerazione della fase di emanazione dei decreti attuativi della delega fiscale, la Cisl sollecita il Governo ad un “maggior sostegno dei fondi pensione attraverso la leva fiscale, riducendo la tassazione sui rendimenti e favorendo convintamente gli investimenti nell'economia reale. Aspetti, questi - conclude la Cisl -, che attendono risposte dal Governo insieme alle questioni poste dal sindacato per una previdenza più equa e flessibile da realizzarsi con una riforma attesa fin dal prossimo anno 2024”.
Giampiero Guadagni