Capitolo pensioni. La revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni, comprese le minime, sarà in vigore per il biennio 2023-2024. La manovra prevede un sistema suddiviso in sei fasce. Si va dalla rivalutazione al 100% dei trattamenti pensionistici pari o inferiori a quattro volte il minimo fino alla rivalutazione al 35% dei trattamenti pensionistici superiori a dieci volte il trattamento minimo. Per contrastare l'inflazione sempre nel prossimo biennio gli assegni più bassi però sono ulteriormente aumentati su base mensile (1,5 punti percentuali per l'anno 2023 e di 2,7 punti per il 2024).
La reggente della Fnp Cisl Daniela Fumarola esprime un giudizio sostanzialmente positivo sull’impianto emergenziale per contrastare il caro bollette delle famiglie e anche per fronteggiare l’aumento dell’inflazione causata dalla crescita dei prezzi energetici e dei beni alimentari, ”ma per quanto riguarda l’auspicata e promessa rivalutazione delle pensioni, l’intervento annunciato dal Governo non risponde pienamente alle richieste di Fnp che ha chiesto, insieme alla Cisl nei recenti incontri con il Governo, la totale indicizzazione di tutte le pensioni che non sono regalate ma pagate con i contributi versati in una vita di lavoro”. Aggiunge Fumarola: ”Dopo anni di pensioni praticamente stabili finalmente arriva un riconoscimento economico significativo e, in particolare, con l'aumento delle pensioni minime, si va nella giusta direzione da noi sempre auspicata, ma la decisione annunciata del Governo di rivalutare del 100% solo le pensioni fino a circa 2.000 euro lordi mese e poi via via a scalare per gli importi superiori, non ci soddisfa pienamente e, soprattutto, non è quello che si aspettano i pensionati italiani. Nei prossimi giorni quando sarà definito il testo della manovra 2023, valuteremo in modo più approfondito i dettagli delle singole misure, ma la Fnp Cisl non può continuare ad accettare che in questo Paese sulla rivalutazione delle pensioni si continui a pensare di fare cassa a scapito di pensionate e pensionati”. La Fnp chiede nuovamente al Presidente Meloni di ”aprire subito un tavolo di confronto per sanare questa eventualità e per un dibattito aperto su una riforma complessiva della previdenza, a partire dalla separazione tra assistenza e previdenza”.
In attesa della riforma complessiva, la manovra introduce ”Quota 103” per l'accesso alla pensione con almeno 62 anni di età e 41 di contributi ma con un tetto per l'assegno pari a circa 2.600 euro al mese fino ai 67 anni, stretta sulla perequazione con una penalizzazione soprattutto per gli assegni più alta che si abbassa al 35% dell'inflazione per quelli superiori a 5.250 euro lordi al mese: sono queste le principali misure in manovra di bilancio per quanto riguarda la previdenza, insieme a un bonus per chi decide di restare al lavoro pur avendo i requisiti per andare in pensione. Le misure andranno comunque declinate nei dettagli che possono spostare risorse considerevoli. Su Quota 103 confermate le finestre mobili di tre mesi per i lavoratori privati e sei mesi per i pubblici ma con sette mesi per i pubblici che hanno raggiunto i requisiti a fine dicembre 2022. In pratica quindi con requisiti raggiunti nel 2022 si esce dal lavoro ad aprile se privati e da agosto se pubblici. Sarà introdotto un tetto per chi esce con Quota 103 pari a cinque volte l'assegno minimo (circa 2.600 euro) fino al momento della maturazione dei requisiti per la vecchiaia (67 anni).
Cambia ”Opzione donna”: l'anticipo della pensione per le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi, che in manovra sarà prorogato di un anno, sarà anche legato al numero di figli. Potranno uscire a 58 anni le lavoratrici con due o più figli, a 59 chi ha un figlio e a 60 chi non ne ha.
La manovra introduce anche un ”bonus decontribuzione” per chi resta al lavoro con un aumento in busta paga del 10% per chi opera questa scelta.
Per i lavoratori arriva il taglio di due punti del cuneo fiscale, aumentato al 3% per chi percepisce uno stipendio, di tredici mensilità, non superiore a 1.538 euro. Per contrastare l'inflazione e il caro-materiali la bozza di manovra prevede anche un incremento del 10% dei fondi assegnati agli enti locali, finanziati con il Pnrr, per le opere pubbliche avviate dal primo gennaio 2023 al 31 dicembre 2023.
Per le Olimpiadi invernali 2026 Milano-Cortina vengono stanziati 400 milioni di euro per realizzazione del Piano complessivo delle opere. Tra le novità introdotte dalla bozza, c'è un fondo per la sovranità alimentare da 25 milioni di euro per il 2023, e altrettanti per ciascuno dei tre anni successivi, con l'obiettivo di ”rafforzare il sistema agricolo e agroalimentare nazionale” anche garantendo la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari.
Il testo è atteso in Commissione bilancio della Camera nelle prossime ore. Strettissimi i tempi per l’approvazione della legge di bilancio a Montecitorio e a Palazzo Madama. Alle audizioni dovrebbero essere dedicati solo 2 giorni. Intanto, una riunione di maggioranza ha stabilito un metodo sugli emendamenti: rispetto ai 6.290 presentati l’anno scorso, servirà un contingentamento, proporzionale al taglio che ha dimezzato i parlamentari. Il Mef sta valutando le risorse a disposizione per le modifiche e si ipotizza anche una quota destinata all'opposizione. La premier Meloni ribadisce di essere ”orgogliosa per una manovra coraggiosa e concreta, scritta in tempi record”. In ogni caso vanno messi in conto almeno una decina di giorni per l’esame degli emendamenti: si arriva così intorno al 15 dicembre. A quel punto la manovra dovrà approdare in Aula e, secondo quanto viene riferito, almeno per il momento, non ci sarebbe la volontà da parte del Governo blindare il testo con la fiducia. Il via libera di Montecitorio dovrebbe esserci tra il 21 e il 22 dicembre. Nella settimana successiva il testo approderà in Senato con approvazione, dunque, tra Natale e Capodanno.
Critiche forti dalle opposizioni. Incluso il leader di Azione Calenda, che sceglie la strada del confronto diretto con Meloni. A differenza di Pd e Movimento 5 Stelle, che promuovono proteste di piazza. La prima è indetta da Enrico Letta per il 17 dicembre.
Giampiero Guadagni