La ministra del Lavoro Calderone infatti allarga l'orizzonte: si guarda ad ”un percorso che è iniziato e arriverà a compimento in legislatura”, dice sempre da Rimini, aprendo invece alla possibilità di un Ape sociale più ampia e a rivedere gli anticipi per le donne. La manovra conterrà anche sostegni al lavoro, assicura Calderone, che ha già presentato le proprie richieste al Mef. In rampa di lancio c’è la riproposizione del taglio del cuneo contributivo in scadenza a fine anno. Resta tuttavia da capire se verrà prorogato nella versione più corposa introdotta con il decreto primo maggio (7 punti per i redditi fino a 25mila e 6 per quelli fino a 35mila), per la quale servono 9-10 miliardi, o facendo una media con il taglio deciso avviato con la scorsa legge di bilancio. A determinare ogni scelta saranno le risorse: una coperta che appare ancora corta, con la necessità di trovare per la manovra circa 20-25 miliardi. Al momento, a fronte di un elenco già ricco di uscite (oltre al cuneo, le spese obbligate stimate in 6 miliardi, la riduzione dell'Irpef a 3 aliquote per cui si cercano almeno 4 miliardi, la replica della tassazione agevolata sui premi di produttività e i fringe benefit cui servono circa 1-2 miliardi, oltre al capitolo pensioni), la voce entrate conta solo i 4,5 miliardi ricavati in deficit dal Def e i 300 milioni per il 2024 previsti dalla spending review dei ministeri. Cui vanno aggiunte le risorse che il Governo punta a raccogliere dal nuovo rapporto collaborativo tra fisco e contribuente e dalla nuova tassa sugli extraprofitti delle banche, da cui sono attesi circa 2,5 miliardi. Proprio sugli extraprofitti si lavora alle possibili modifiche in vista della conversione in Parlamento: l'obiettivo è garantire il massimo gettito per il 2023, alleggerendo il peso per le banche: credito d’imposta la soluzione possibile. Mentre il Governo esclude che la tassa venga estesa ad altri settori.
Giampiero Guadagni