Questa mattina intanto le audizioni dei sindacati sulla manovra, divisi sul giudizio e sui comportamenti conseguenti. La Cisl infatti punta sul dialogo e il confronto con Esecutivo e Parlamento in sede di approvazione della manovra per limare i punti più critici della manovra. Per il sindacato guidato da Sbarra sono apprezzabili molti dei capitoli: assegno unico, Isee, sostegno ai redditi bassi; e migliorabili altri: taglio del cuneo e detassazione accordi di produttività. Occorre poi trovare ”punti di mediazione per dare solidità alla manovra” e portare avanti i tavoli di riforma strutturale, dalle pensioni al fisco, dalle politiche attive alle strategie industriali ed energetiche.
Per la Uil ”sul sostegno ai redditi, sulle pensioni, sul taglio del cuneo fiscale, sulla detassazione delle tredicesime, su quella degli aumenti contrattuali e degli accordi di secondo livello, la legge di bilancio non dà risposte significative”. Via Lucullo punta il dito anche contro la reintroduzione dei voucher a 10mila euro e l'allargamento della platea dei prestatori, l'estensione della flat tax fino a 85.000 euro, il condono fiscale,"l'ennesimo", l'aumento del tetto all'utilizzo del contante, l'esenzione dell'uso del pos fino a 60 euro. Non solo. Depotenziata la tassa sugli extra profitti" e messa mano ad "un iniquo" blocco della rivalutazioni per non parlare del 'vuoto' sulle pensioni e dell'abolizione del reddito di cittadinanza. Per dare forma a tutto questo perciò la Uil immagina un percorso di mobilitazione, che possa partire da scioperi territoriali e di categoria senza in futuro escludere "nessuno degli strumenti di mobilitazione sindacale". Ancora più dura la Cgil per la quale la manovra ”è sbagliata, colpisce i poveri e precarizza il lavoro, senza rispondere alle reali emergenze del Paese”. Dunque il parlamentino di Corso d’Italia ha dato mandato alla segreteria "di mettere in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie, nessuna esclusa, per ottenere le risposte necessarie ad affrontare questa fase che rischia di peggiorare rapidamente la condizione delle persone, aumentare le disuguaglianze sociali e territoriali, bloccare lo sviluppo del Paese".
In fibrillazione naturalmente anche le forze politiche, soprattutto dopo l’incontro tra Meloni e Calenda. Il Governo sembra pronto ad esaminare le proposte del Terzo Polo per aiutare le imprese ad affrontare la trasformazione digitale e rafforzare il pacchetto famiglia, in particolare il capitolo del congedo parentale. L’apertura ha creato qualche malumore nella maggioranza, soprattutto dentro Forza Italia, dove c’è il sospetto che il Terzo polo possa trasformarsi in una stampella per l’Esecutivo in chiave anti-azzurri. Scintille anche nell’opposizione. Per i 5 stelle il modo di fare di Calenda è di chi è già ”organico alla maggioranza”. Accuse respinte al mittente dal diretto interessato. Il Pd, intanto, lavora alla sua contromanovra. Tra le proposte: il taglio strutturale del cuneo fiscale, la proroga di Opzione donna e Ape Sociale, la riforma del reddito di cittadinanza, l’introduzione del reddito alimentare e il salario minimo.
Proprio l’introduzione del salario minimo è stata bocciata in Aula alla Camera mercoledì. A Montecitorio è passata invece quella della maggioranza che impegna il Governo a ”raggiungere l'obiettivo della tutela dei diritti dei lavoratori attraverso una serie di iniziative, a partire dall'attivazione di percorsi interlocutori tra le parti non coinvolti nella contrattazione collettiva, per monitorare e comprendere motivi e cause della non applicazione”. Sulla mozione della maggioranza M5s, Pd e Avs votano contro mentre il Terzo Polo sceglie di astenersi.
Congelato anche il Mes. Sempre in Aula a Montecitorio, infatti, via libera alla la mozione di maggioranza che impegna l’Esecutivo a ”non approvare il disegno di legge di ratifica del Mes alla luce dello stato dell’arte della procedura di ratifica in altri Stati membri e della relativa incidenza sull'evoluzione del quadro regolatorio europeo.
Il Mef con il sottosegretario, Lucia Albano, spiega: ”La nostra contrarietà alla ratifica non ha motivazioni ideologiche. Riteniamo che le condizioni di accesso all’assistenza finanziaria siano eccessivamente stringenti”. Le opposizioni vanno all'attacco ricordando alcune recenti aperture del ministro dell’Economia Giorgetti sul meccanismo europeo. In realtà Giorgetti sta aspettando il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca, al quale è connessa la ratifica di Berlino. Da Bruxelles si sottolinea comunque che ”gli altri Paesi della zona euro continuano a credere che l’Italia ratificherà la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, un impegno politico preso ormai da tempo”.
E sempre Bruxelles, con il commissario agli Affari economici Gentiloni, lancia un altro messaggio a Roma. ”Se ci sono ritardi nell’attuazione del Pnrr, questi vanno affrontati, ma il principale impegno è quello di cercare di rispettare i tempi e le scadenze”. Quanto a eventuali modifiche al piano come ipotizzato dal Governo italiano, Gentiloni non lo esclude ma avverte: ”Si possono fare ritocchi, ma la sfida va mantenuta, perché è un'occasione che non va sprecata”. La task force dei tecnici della Commissione europea sul Pnrr è già da qualche giorno a Roma, impegnata in una serie di incontri per fare il punto sullo stato di attuazione delle misure messe in agenda dall'Italia. Ma tra le più alte cariche di governo si insiste unanimemente per una revisione di alcuni dettagli del Piano nazionale di ripresa e resilienza. "
E il Ministro Fitto lancia un allarme: ”La previsione di spesa del Pnrr all'inizio della sua approvazione era di 42 miliardi di euro al 31 dicembre di quest'anno. Questa spesa è stata rivista al ribasso a 33 miliardi e a settembre è stata rivista a 21 miliardi. Nei prossimi giorni noi prenderemo atto di quanto si è speso, ma temo che la percentuale di spesa non sarà molto alta e sarà distante dai 22 miliardi di euro. L'indicatore della spesa è molto preoccupante, perché se mettiamo insieme tutte le risorse disponibili e le proiettiamo al 2026 è chiaro che c'è bisogno di un confronto a livello europeo e nazionale”.
Giampiero Guadagni