Venerdì 22 novembre 2024, ore 7:40

Economia 

Lavoro, segnali contrastanti 

Sono 386 mila le assunzioni previste dalle imprese per il mese di febbraio e 1,2 milioni quelle per il trimestre febbraio-aprile. Si tratta di un aumento di 68 mila unità rispetto a febbraio 2022 (+21,5%) e +175 mila con riferimento all’intero trimestre (+17,1%). La dinamica positiva della domanda di lavoro delle imprese in questi primi mesi dell'anno si conferma anche confrontando i livelli pre-Covid (febbraio 2019), rispetto ai quali si evidenzia una crescita del 15,6%, pari a +52 mila assunzioni. Cresce ancora il mismatch tra domanda e offerta di lavoro che riguarda il 46,2% dei profili ricercati, un valore superiore di circa 6 punti percentuali rispetto a un anno fa. A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. Sono 132 mila le assunzioni programmate nel mese dall’industria. A creare maggiori opportunità di lavoro, accanto alle costruzioni con 48 mila lavoratori ricercati, sono il manifatturiero con alcune delle filiere distintive del Made in Italy (meccatronica, metallurgia, alimentare, industrie tessili, abbigliamento e calzature). D'altra parte, i servizi programmano 254 mila ingressi e la filiera del turismo si conferma quale traino della domanda di lavoro (56 mila ingressi). Consistente anche l’apporto del commercio e dei servizi alle persone. Difficili da reperire 178 mila profili professionali pari al 46,2% del totale assunzioni programmate a febbraio. La mancanza di candidati si conferma la principale motivazione del mismatch ed è in crescita rispetto allo scorso anno. Sono circa 69mila le assunzioni di personale immigrato (circa il 18% delle entrate) soprattutto nei servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone e nel trasporto, logistica e magazzinaggio, settori nei quali la quota riguarda un terzo dei fabbisogni. I contratti a tempo determinato sono proposti a 194 mila unità, pari al 50,3% del totale, in diminuzione rispetto a febbraio 2022. Seguono i contratti a tempo indeterminato (79 mila unità, 20,4%), quelli in somministrazione (44 mila, 11,4%), gli altri contratti non alle dipendenze (31 mila, 8,2%), l'apprendistato (21 mila, 5,5%), le altre forme contrattuali alle dipendenze (10 mila, 2,6%) e i contratti di collaborazione (6mila, 1,7%). A livello territoriale, 120 mila entrate sono previste dalle imprese del Nord ovest, a cui seguono le imprese del Sud e isole (97 mila), le imprese del Nord est (92 mila, area che manifesta la maggiore difficoltà di reperimento pari al 52%) e le imprese del Centro (76 mila).
Intanto Confcommercio fa sapere che agli sporadici segnali positivi sul versante della produzione si contrappongo le difficoltà delle famiglie a proseguire nel percorso di recupero dei consumi, ancora distanti dai livelli del 2019. A soffrire è soprattutto la domanda di beni, dato sottolineato dal ripiegamento a gennaio della fiducia degli operatori del commercio al dettaglio. Inoltre, il rallentamento delle dinamiche inflazionistiche appare ancora limitato e non contiene granché l'erosione del potere d'acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dall'importante intervento pubblico. Tutto questo alimenta le aspettative di un nuovo piccolo ripiegamento della crescita nei primi mesi dell'anno in corso.
Osserva il leader della Cisl Sbarra: ”Siamo in una stagione complicata, difficile. L’inflazione che viaggia a due cifre indebolisce e comprime i redditi dei lavoratori dipendenti e pensionati. Bisogna rilanciare gli investimenti pubblici e privati, puntando decisamente alla qualità e alla stabilità del lavoro. E occorre contrastare l'inflazione con uno schema nuovo di politica dei redditi che significa mettere sotto controllo prezzi e tariffe, arginare la speculazione, rinnovare i contratti, operare un decisivo taglio delle tasse soprattutto di lavoratori dipendenti e pensionati”.
Giampiero Guadagni

( 16 febbraio 2023 )

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