Una delle maggiori criticità del Paese è quella demografica: nel 2023 si contano tre milioni di giovani in meno rispetto al 2003 (cinque milioni in meno rispetto al 1994 quando erano tra i 18 e i 34 anni i figli del baby boom). Negli ultimi 30 anni c'è stato invece un aumento di cinque milioni di over 65 (ora sono oltre 14 milioni), dato che crescerà man mano entreranno nella fascia i nati negli anni Sessanta. E la tendenza dovrebbe peggiorare ancora dato che i giovani ritardano sempre di più la creazione della propria famiglia con quasi cinque anni in più rispetto a inizio secolo.
Quella dell’Istat è ”una fotografia impietosa”, commenta il segretario generale della Cisl Sbarra. Che sottolinea: ”Non servono nuove leggi calate dall'alto. Per far crescere il Paese bisognerebbe costruire le condizioni di un patto tra Governo e parti sociali con l'obiettivo di aumentare salari e produttività, ridurre fortemente la tassazione su lavoro e pensioni, rinnovare tutti i contratti, favorire gli investimenti pubblici e privati, velocizzare l'attuazione del Pnrr, investire molto di più su capitale umano, formazione delle nuove competenze, innovazione, sanità, scuola”. Un patto che, osserva il numero uno di Via Po, ”dovrebbe partire da un grande accordo nazionale sul tema salute e sicurezza con un potente investimento oltre che sulle verifiche e controlli anche e sopratutto sulla prevenzione e formazione nei luoghi di lavoro e nella scuola. La politica dovrebbe favorire responsabilmente ed unitariamente le condizioni di una rinnovata concertazione per il bene del paese e dei più deboli”.
Politica che legge in modo diverso il rapporto Istat. La maggioranza pone l’accento sul buon andamento dell’occupazione, le opposizioni sulla crescita della povertà assoluta. Per il Pd le risorse necessarie a combatterla si possono trovare nella lotta all'evasione fiscale e nella tassazione dei grandi profitti che si sono realizzati in questi anni, come ad esempio gli utili record delle banche e dei player energetici.
E di ”quadro allarmante” parla mons. Luigi Renna, presidente della Commissione della Cei che si occupa dei problemi legati al mondo del lavoro. ”La mancata integrazione degli stipendi a fronte dell'inflazione, il non adeguato aggiornamento ad alcuni standard di competenze in alcuni settori, - evidenzia il presule - rende proprio quella che è la fonte di sicurezza sociale, il lavoro, vulnerabile. Quando a farne le spese sono i minorenni, si affaccia lo spettro della povertà educativa”.
Giampiero Guadagni