Il pil italiano ha registrato nel 2017 un aumento dell’1,5%, rialzo massimo dal 2010 (+1,7%). L’Istat ha rivisto al rialzo la stima basata sulla media dei quattro trimestri (+1,4%). Rispetto al 2016 l'accelerazione è netta (la crescita nel 2016 è stata dello 0,9%): si tratta dell'incremento maggiore dal 2010. Il dato è in linea con le indicazioni date dal Governo nella Nota di aggiornamento al Def.
Contestualmente inverte rotta il debito pubblico. Dopo oltre un decennio di costante crescita (ad eccezione del 2015) il rapporto tra indebitamento della pubblica amministrazione e Pil torna a scendere. Il rapporto debito/Pil nel 2017 si attesta al 131,5%, in calo rispetto al 132% dell’anno precedente e leggermente meglio anche rispetto alle stime del governo che indicavano un valore al 131,6%.
Sul fronte dei conti pubblici il deficit scende all'1,9% dal 2,5% del 2016 e in miglioramento il saldo primario (deficit al netto della spesa per interessi) che ammonta all'1,9% del pil rispetto all'1,5% dei due anni precedenti.
Tornando al debito, i valori precedenti la grande crisi finanziaria restano molto distanti. Nel 2008 infatti il rapporto debito/Pil viaggiava intorno al 106% per impennarsi di oltre 10 punti nel 2009 e altri sette punti nel 2012 al 127% con la crisi del debito sovrano nell'area euro.
Molto soddisfatto il premier Gentiloni, per il quale ”i dati Istat non dipingono un Paese che ha risolto i propri problemi ma un’economia che migliora e può produrre una società che migliora. E' questo l'obiettivo per i prossimi anni: non andare fuori strada, non dilapidare i risultati raggiunti”. Gentiloni spiega che ”crescita, calo record del deficit, calo della pressione fiscale, perfino la riduzione del debito vanno utilizzati nel verso giusto per avere più qualità più benessere e funzionamento migliore dei nostri servizi”.
Osserva da parte sua la leader Cisl Furlan: ”La conferma della crescita nel 2017 del Pil è un segnale positivo frutto dell'impegno di imprese e lavoratori. Ma sono ancora troppe le persone in cerca di una occupazione stabile. Il patto Confindustria-sindacati può dare ulteriore spinta a Pil, produttività e salari. Ma serve stabilità politica e riforme economiche condivise”.