Martedì 22 ottobre 2024, ore 7:56

G7 Lavoro 

Intelligenza artificiale, la persona al centro 

L'impatto dell'Intelligenza artificiale sul mondo del lavoro e sulle società dei Paesi più industrializzati del mondo è uno dei temi al centro del G7 del Lavoro e dell’occupazione che la presidenza italiana ospita da ieri ad oggi a Cagliari. Il piano d'azione da adottare, ha sottolineato la ministra del Lvoro Calderone, dovra partire da ”una visione umanocentrica della tecnologia e anche dell'impiego della tecnologia stessa”. Questo vuol dire ”utilizzare la leva della tecnologia per far sì che l'uomo possa lavorare meglio; e nel lavorare meglio, possano essere garantite delle condizioni di lavoro e di esercizio del lavoro che siano certamente più accettabili”. L'IA potrebbe anche contribuire ”a ridurre al minimo i rischi connessi e connaturati all'attivita' lavorativa”. Certamente ”l'attuazione del piano d'azione per l'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro non può' che passare attraverso il necessario dialogo con le e parti sociali”. Calderone ha sottolineato l'importanza di ”ricollegare i lavori dei ministri del Lavoro del G7 con gli impegni assunti dai capi di Stato e di Governo nell'ambito del vertice che si è tenuto in Puglia a luglio". "E' un impegno comune a promuovere la leadership del G7 a livello globale", ha ribadito la ministra, "affermare i valori della democrazia, del diritto internazionale, delle libertà individuali e collettive, dei diritti umani. Quindi, una leadership basata sul multilateralismo, sul dialogo, sulla cooperazione con il Sud globale e sulla costruzione di partenariati vantaggiosi, che è poi l'approccio del piano Mattei”. Calderone ricorda poi il richiamo forte al vertice in Puglia sulla necessità anche di ”rispettare gli standard internazionali del lavoro, i diritti umani nelle catene globali del valore, insieme certamente a eliminare il lavoro forzato e il lavoro minorile”. Dal Governo italiano sostegno all'iniziativa dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro per una coalizione globale per la giustizia sociale a cui aderiamo convintamente”.
”Il progresso non si può fermare, ma l'Intelligenza artificiale non deve stravolgere il mondo del lavoro”, sottolineano i leader delle organizzazioni di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Usa, lanciando così un segnale chiaro ai Governi dei sette Paesi più industrializzati. Dunque, il progresso dell'intelligenza artificiale va realizzato attraverso il dialogo sociale.
Osserva il leader della Cisl Sbarra: ”L'intelligenza artificiale va governata, mettendo al centro la dignità e il valore della persona. Ci sono pro e contro, come al solito, per questo bisogna governare questi processi. Occorre evitare che l'impatto delle nuove tecnologie abbia ripercussioni negative sul mercato del lavoro. Adottiamo il monito di Papa Francesco, quando invita il mondo a tenere in equilibrio robotica, automazione, innovazione tecnologica e intelligenza artificiale, con un nuovo umanesimo del lavoro che dia priorità alla persona”.
Gli fa eco il leader della Uil Bombardieri: ”L'IA va gestita. Serve un'azione sia delle parti istituzionali sia delle organizzazioni sindacali per evitare che questa rivoluzione sia in grado di creare problemi all'organizzazione del lavoro. Fra l'altro l'intelligenza artificiale, se non utilizzata sotto controllo, può essere anche strumento di discriminazione”. Aggiunge il numero uno della Cgil Landini: ”La tecnologia non è neutra, servono delle regole, ma il tema è chi la controlla, chi la progetta e per quale finalità la utilizzi e quindi da questo punto di vista, siccome buona parte dell'intelligenza artificiale si basa sulla gestione dei dati, delle informazioni e sulla velocità con cui utilizzi questi dati e queste informazioni, si tratta di battersi e di affermare per quale modello sociale e per che tipo di obiettivi tu vuoi realizzare. Sicuramente la tecnologia, come è sempre dimostrato nella storia, se utilizzata in un certo modo può dare l'opportunità di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone. Per questo noi ci battiamo per affermare un modello sociale in cui la libertà di esistere delle persone deve essere al centro”.
Il tema è al centro della prima sessione dei lavori del G7 del Lavoro, insieme all’invecchiamento della popolazione, all’accesso delle donne al mondo del lavoro, alla la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici.
C'è una comune sensibilità nell’affrontare le enormi sfide attuali ”attraverso la valorizzazione del contributo delle parti sociali, della piena partecipazione, della condivisione dei valori democratici”. Così il segretario generale della Cisl Sbarra nel suo intervento conclusivo al Labour 7 dei sindacati di Cagliari che ha anticipato il G7 Lavoro. Un obiettivo prioritario ”che richiede il rafforzamento della contrattazione collettiva, l’innovazione delle relazioni industriali, il rispetto dei diritti sindacali, la valorizzazione della partecipazione sociale alla governance politica ed economica dei Paesi, la cooperazione internazionale come chiave di volta per una gestione equa, efficace, salda, delle transizioni in atto”. Senza il dialogo sociale ”non può esserci crescita inclusiva e incremento di competitività. La svalutazione del lavoro porta, al contrario, a modelli di crescita marginali, residuali, che producono solo squilibri, decrescita, disuguaglianze. Le forze sociali hanno una grande opportunità di contribuire a questo percorso, dovranno saperla gestire esercitandola in maniera responsabile come hanno dimostrato anche nei momenti più bui, come quello appena trascorso della pandemia”. In questa direzione Sbarra ricorda il messaggio di Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività: serve un grande patto sociale che metta insieme le grandi forze riformiste per affrontare il futuro con efficacia.
E se sui grandi temi Cgil Cisl e Ul non hanno differenze, restano differenze su temi specifici. Come in materia di salario minimo. Cgil e Uil sono favorevoli all'introduzione di una soglia minima oraria per legge, la Cisl è contraria ad una legislazione ad hoc. Ha detto Landini: ”Bisogna fare una legge sulla rappresentanza che dia valore generale ai contratti nazionali, cancelli quelli pirata e che misuri la rappresentanza delle organizzazioni sindacali e delle imprese e che sancisca il diritto dei lavoratori di votare per la loro rappresentanza e sugli accordi”. Landini ha ribadito la necessità di una legge sul salario minimo. Anche Bombardieri ribadisce il sì ad una legge sulla rappresentanza: ”Bisogna partire dalla crescita dei salari, avendo la consapevolezza che non abbiamo ovunque la stessa situazione. Penso che il salario minimo debba esistere lì dove c'è il lavoro e non c'è un contratto, perché altrimenti il salario viene elargito senza regole”.
Ribatte Sbarra: ”C'è un problema di povertà lavorativa, di lavoro dignitoso e ben retribuito che vogliamo affrontare attraverso gli strumenti propri della rappresentanza sociale, che per noi rimangono le buone relazioni sindacali e la valorizzazione e il rafforzamento delle contrattazione collettiva. Il salario minimo per legge, come indica la direttiva europea, ha senso nei Paesi in cui la contrattazione collettiva è stata smontata, cancellata e avvelenata dall'eccessiva regolazione legislativa”.
Sbarra poi, diversamente da Landini, sottolinea che su alcune questioni il confronto con il Governo c’è. Ad esempio al Mimit sono aperti tavoli di settore legati ad alcune crisi aziendali. Attraverso il confronto sono stati affrontate e risolte le vertenze di Piombino e della Maurelli; e si prefigura una prospettiva di reindustrializzazione dell'area di Termini Imerese. Anche su salute e sicurezza il confronto con l’Esecutivo ha prodotto primi risultati con lo sblocco delle assunzioni di ispettori e tecnici della prevenzione e l'introduzione della patente a crediti. Ma al confronto, osserva Sbarra, occorre andare su basi di discussione sindacale e non con pregiudizi politici e ideologici”.
D’altra parte ci sono risultati sul fronte del mercato del lavoro, che il sindacato dovrebbe riconoscere come frutto di un confronto sano. L’Istat ha reso noto ieri che nel secondo trimestre gli occupati aumentano rispetto al trimestre precedente di 124mila unità (+0,5%), con la crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+0,9%) e degli indipendenti (+0,7%) e il calo dei dipendenti a termine (-1,9%). Il tasso di occupazione raggiunge il 62,2% (+0,2 punti), il più alto mai registrato nelle relative serie storiche trimestrali. Il tasso di disoccupazione scende al 6,8%, il livello più basso dopo il terzo trimestre 2008 (quando si attestò al 6,7%).
Giampiero Guadagni

( 12 settembre 2024 )

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