Per il 2019 l'Istat rileva una diminuzione rispetto allo scorso anno sia del fatturato dell'industria sia dei nuovi ordinativi. Per il fatturato, al netto degli effetti di calendario, si tratta del primo calo in termini annui dal 2015, per gli ordinativi della prima diminuzione dal 2014. In termini congiunturali - sottolinea l'Istat - il fatturato complessivo e' aumentato solo nel primo trimestre, mentre e' rimasto sostanzialmente stabile nel secondo. Gli ultimi due trimestri dell'anno sono stati caratterizzati entrambi da diminuzioni. Gli ordinativi, invece, hanno mostrato un andamento negativo o stazionario in quasi tutti i trimestri del 2019, con l'eccezione dell'ultimo, in crescita. Anche il fatturato al netto della componente di prezzo del settore manifatturiero evidenzia, in media d'anno, un calo, il primo dal 2014. A dicembre l'Istat stima che il fatturato dell'industria, al netto dei fattori stagionali, sia diminuito del 3,0% in termini congiunturali. Nel quarto trimestre l'indice complessivo ha registrato una riduzione dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. Gli ordinativi hanno segnato a dicembre un incremento dell'1,4% rispetto al mese precedente; anche nel complesso del quarto trimestre si e' registrato un aumento congiunturale, pari all'1,9%.
Commenta il segretario generale aggiunto della Cisl Sbarra: ”Lo stallo su fatturato e ordinativi denunciato dall’Istat è l’ennesima conferma dello scenario economico, produttivo, occupazionale e sociale in atto nel nostro Paese. L’Italia è in avvitamento conclamato su produzione, consumi, occupazione, coesione, lo spettro della recessione torna ad avvicinarsi. E a pagarne il prezzo più alto, come sempre, sono lavoratori e famiglie, come dimostra l’impennata della Cig, specialmente di quella straordinaria, e la crescita della Naspi”. Per risalire la china, sottolinea Sbarra, ”serve una svolta sull’Agenda lavoro e coesione, vanno sbloccati gli investimenti pubblici e privati, recuperata una visione di politica industriale, governate le crisi aziendali. Servono risposte immediate da raccordare in un coerente disegno di medio-termine”. Per Sbarra “bisogna riprendere in mano le crisi aziendali che giacciono da lungo tempo in condizione di istruttoria al Mise e dare certezza alle 300mila lavoratori coinvolti. Per questo abbiamo chiesto giorni fa al premier Conte un incontro urgente per discutere delle tante vertenze aperte. Occorre, più in generale, sbloccare capitale produttivo e spingere sull’integrazione sociale e territoriale, cominciando dalle reti infrastrutturali e dai servizi pubblici. C’è da ricucire la fiducia strappata di milioni di persone incastrate nella disoccupazione e nella precarietà, da rilanciare formazione e competenze, ricerca e innovazione, istruzione e pubblico impiego. Ci sono risposte da dare a un Sud che si allontana di anno in anno dal resto del Paese e dall’Europa. Tutto questo - conclude Sbarra- richiede risorse adeguate e una visione concertata, sempre che non si voglia consegnare l’Italia a un nuovo ciclo di decrescita e recessione”.
G.G.