Domenica 8 settembre 2024, ore 6:23

Pnrr 

Il Consiglio Ue approva le modifiche al Piano italiano 

Il Consiglio Ue ha approvato le modifiche al Pnrr italiano. Lo ha detto nel corso della conferenza stampa al termine dell'Ecofin il ministro delle Finanze belga Van Peteghem, alla presidenza di turno dell'Ue. Le modifiche chieste dall'Italia a inizio marzo e approvate dalla Commissione il 26 aprile sono di natura tecnica.
E dalla Corte dei Conti la conferma: tutti conseguiti a sistema gli obiettivi europei in scadenza a fine 2023 e parimenti elevati i risultati di avanzamento di quelli con rilevanza nazionale (tasso di raggiungimento all'84%). Lo sottolineano le Sezioni riunite in sede di controllo, che hanno appena pubblicato la Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr al termine del 2023. Nel primo semestre 2024 l'attuazione prosegue in linea con la programmazione: sulla base delle rilevazioni di metà marzo, tra gli obiettivi ancora da conseguire le Amministrazioni titolari assegnavano solamente a 2 scadenze un grado di complessità attuativa alto. Segnali positivi provengono anche da un esame più complessivo del Piano: sono solo 15 gli investimenti per i quali le Amministrazioni titolari hanno segnalato alla Corte particolari difficoltà attuative (il 7% delle misure da completare). In tutti i casi sono stati individuati o già avviati i necessari interventi correttivi, dei quali la Corte auspica una tempestiva attuazione. Con il conseguimento, in linea con la programmazione, dei 52 previsti nel secondo semestre 2023 sono stati portati a termine a fine anno il 37% del complesso degli obiettivi europei. Elevati anche i risultati conseguiti nelle 49 scadenze semestrali di rilevanza nazionale.
La ricognizione effettuata dalla Corte evidenzia un tasso di raggiungimento dell'84%; erano 2 gli obiettivi interni in corso di raggiungimento e solo 6 quelli connotati da ritardo. Nel semestre in corso l'attuazione del Pnrr procede in linea con il cronoprogramma delle scadenze. Segnali positivi provengono anche da un esame più complessivo del Piano: sono solo 15 gli investimenti del Piano per i quali le Amministrazioni titolari hanno segnalato alla Corte particolari difficoltà attuative (il 7% delle misure da completare). Si tratta, soprattutto, di difficoltà realizzative connesse ai rapporti con gli enti territoriali, che impattano a vario titolo sia sulla fase di programmazione sia su quella esecutiva degli interventi; di ritardi nella fase strettamente esecutiva delle misure, dovuti a fattori oggettivi addotti dai soggetti realizzatori; di condizionamenti negativi prodotti dagli squilibri tra domanda e offerta nel mercato di riferimento; di ostacoli dell'iter amministrativo di rilascio dei permessi e delle autorizzazioni necessari alla prosecuzione dell'intervento. Tutte le Amministrazioni hanno indicato di aver già proposto o avviato le misure correttive necessarie per assicurare l'avanzamento delle iniziative. Inoltre, l’attuazione delle 61 misure volte a ridurre i divari di genere e generazionali appare pressoché in linea con i programmi. A febbraio 2024, la distribuzione dei progetti già finanziati (28,3 miliardi, circa il 68,5% delle risorse a disposizione) risulta rispondente alle esigenze dei territori, con una maggior concentrazione nel Mezzogiorno, dove i divari di genere e tra generazioni risultano più elevati. Per le iniziative consistenti in lavori pubblici le procedure realizzative appaiono andare più a rilento nel Mezzogiorno ed in alcune regioni del Centro. Nel Piano possono essere indentificate 61 misure rivolte alla riduzione dei divari di genere e generazionali, di cui 39 aventi impatto sui giovani, 14 sulle donne e 8 su entrambi. A tali misure, dopo la revisione del dicembre 2023, è riconducibile una dotazione finanziaria complessiva di 41,3 miliardi, sull'intero periodo 2020-2026.
L'attuazione appare pressoché in linea con i programmi. A febbraio 2024, i progetti già finanziati ammontavano a 28,3 miliardi (il 68,5%). La distribuzione dei progetti, rapportati alla popolazione target, risulta rispondente alle esigenze dei territori, con una maggior concentrazione nel Mezzogiorno, dove i divari di genere e tra generazioni risultano più elevati. I progetti relativi alla sola realizzazione dei lavori pubblici hanno assorbito finanziamenti per 12,6 miliardi.
E a proposito, il leader dell Cisl Sbarra osserva: ”Il Mezzogiorno deve affrontare le grandi priorità determinate dagli investimenti da fare sul sistema dei trasporti. Bisogna accelerare gli investimenti del Pnrr e dei fondi strutturali per cui è necessario investire su strade, autostrade, ferrovie, alta velocità, porti e sulla logistica intermodale. In questo senso pensiamo che una grande opera strategica come il Ponte sullo Stretto possa rappresentare un ulteriore elemento aggiuntivo in grado di determinare processi di crescita e di sviluppo”. In occasione del consiglio generale della Cisl Magna Grecia Sbarra ricorda: ”Non servono cattedrali nel deserto, ma bisogna rendere le opere infrastrutturali complementari. Serve il Ponte e servono anche gli altri investimenti. Bisogna accelerare e smetterla di alzare bandierine ideologiche. Il Mezzogiorno riparte e si collega al resto del Paese se investe sulle infrastrutture, se investe sulla scuola, sulla sanità, sul capitale umano. Questa formidabile opportunità oggi l'abbiamo davanti a noi con il Pnrr e con la Zes unica che può rappresentare una straordinaria opportunità per elevare le condizioni di attrattività degli investimenti nel Mezzogiorno”. Conclude il numero uno di Via Po: “Speriamo che in questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo si parli di come costruire una vera politica comune in Europa su crescita, tutela del lavoro, fisco, sicurezza, difesa. Dati i vincoli del Patto di stabilità europeo le risorse non potranno essere ricavate in deficit, né accetteremo tagli lineari o saldi di Stato. Al Ministro Giorgetti diciamo che la nostra ricetta è chiara: razionalizzare la spesa improduttiva, recuperare risorse da sprechi e sperperi, tagliare miliardi di fondi erogati e distribuiti a pioggia e soprattutto introdurre un contributo di solidarietà per le multinazionali di logistica ed economia digitale, per i colossi della farmaceutica, aumentando il carico fiscale sulle grandi rendite immobiliari e finanziarie”.
Giampiero Guadagni

( 14 maggio 2024 )

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