Giorgetti si è soffermato sul taglio del cuneo contributivo di 6 punti percentuali per i redditi fino a 35.000 euro e di 7 punti per i redditi fino a 25.000 euro, ritenuto ”fondamentale dal Governo” e necessario per ”salvaguardare la stabilità e la coesione sociale”. L’intervento è fondamentale, ha ribadito Giorgetti, ”per sostenere i redditi e i consumi dei lavoratori, in particolare quelli con redditi più bassi, che hanno subito una rilevante perdita del potere d'acquisto riconducibile sia alla prolungata fase inflazionistica, sia al mancato rinnovo dei contratti di lavoro in 11 diversi settori produttivi”.
Anche per la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Cavallari, anche lei in audizione, la conferma del taglio del cuneo contributivo ”garantisce un importante supporto ai redditi da lavoro bassi e medi, in particolare il reddito degli operai”. Ma per i redditi superiori a 35.000 euro, soglia oltre la quale cessa la decontribuzione, il rischio è di una perdita di 1.100 euro. Nell’eventualità di ulteriori proroghe ”vi sarebbe un forte disincentivo al lavoro e si renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale”. Dunque ”sarebbe opportuno risolvere questi meccanismi”.
Bankitalia parla di un tesoretto di circa 600 euro annui, di cui beneficeranno tre famiglie su quattro, per l'effetto combinato del taglio del cuneo e della nuova Irpef. Via Nazionale conferma le stime sul Pil (+0,7% quest'anno e +0,8% il prossimo). E avverte sui rischi legati all'alto livello del debito. Il sentiero, del resto, ”è molto stretto”, segnala la Corte dei Conti, che lancia l'allarme sulle risorse per la sanità. Allarme condiviso dall’Upb, secondo il quale il finanziamento del sistema sanitario nazionale per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese.
I tagli lineari preoccupano Comuni, Province e Regioni, che vedono i bilanci a rischio e non nascondono il rischio di dover ridurre i servizi per i cittadini.
Nella manovra ci sono ”scelte corrette, ma manca un legame forte con il Pnrr”, osserva il presidente del Cnel Brunetta, per il quale se questo legame ci fosse stato, osserva, ”avrebbe voluto dire migliorare la nostra credibilità, anche a livello di mercati finanziari”.
Anche l’Ufficio parlamentare di bilancio sottolinea che ”il Pnrr ha un ruolo centrale per il sostegno dell'economia e la sua attuazione non può ammettere rinvii”. Il pieno avanzamento dei progetti del Pnrr fornirebbe uno stimolo all'attività economica determinante per lo sviluppo nel prossimo biennio. Nel 2026, anno in cui si dovrebbe completare il programma europeo, le stime dell'Upb indicano che il Pnrr dovrebbe spingere il livello del Pil tra i 2,3 e i 2,6 punti percentuali rispetto allo scenario in assenza del Piano.
E resta alto il tono dello scontro intorno allo sciopero indetto da Cgil e Uil per venerdì prossimo contro la manovra del governo Meloni. Al di là delle motivazioni, la questione tecnica sulla natura dell'astensione - generale per Corso d’Italia e Via Lucullo, ma non per il Garante degli scioperi - si traduce nella conferma della richiesta da parte della Commissione ai due sindacati di rimodulare la protesta. Il Garante rileva il mancato rispetto delle regole della ”rarefazione oggettiva” per la presenza in calendario di altre agitazioni già proclamate in date vicine. E valuta che mancano i requisiti di sciopero generale, che consente delle deroghe alle normative di settore sui servizi pubblici.
Si riaccende il fronte politico, con il nuovo affondo della Lega, con il vicepremier e ministro dei Trasporti Salvini che avverte: ”Se non saranno rispettate le regole, imporrò direttamente io limitazioni orarie”.
Sul fronte opposto, la segretaria del Pd Schlein accusa:“Meloni umilia i lavoratori calpestando i loro diritti di sciopero”; e il capogruppo in commissione Lavoro alla Camera Scotto chiede subito un’audizione del Garante sugli scioperi. Scende in campo anche il M5S, con il presidente Conte che sottoscrive le ragioni dello sciopero.
Per ora Cgil e Uil vanno avanti. Ma dopo le osservazioni del Garante escludono dalla protesta il trasporto aereo: personale di volo, personale di terra (gestori, handlers, catering, servizi in appalto della vigilanza privata aeroportuale), personale Enav; concentrando inoltre l'astensione per il Corpo dei Vigili del fuoco nell'arco temporale 9-13.
Afferma Landini: “Salvini dovrebbe avere più rispetto per i lavoratori e le lavoratrici che scioperando ci rimettono dei soldi e lo stanno facendo per migliorare questo Paese”. Per il segretario generale della Cgil “il Garante ha sbagliato perché sta forzando: una forzatura che mette in discussione il diritto di sciopero”. Sulla stessa linea il leader della Uil. “Non abbiamo alcuna intenzione di rispettare i divieti della commissione di garanzia, che ci sembra più del Governo”, sostiene Bombardieri.
Venerdì dunque partirà la mobilitazione di Cgil e Uil con lo sciopero di 8 ore delle lavoratrici e dei lavoratori delle regioni del Centro e, invece su tutto il territorio nazionale, dei trasporti e del pubblico impiego, scuola compresa. In concomitanza una manifestazione a Roma, in piazza del Popolo. Poi lunedì 20 novembre sarà la volta della Sicilia; venerdì 24 delle regioni del Nord; lunedì 27 della Sardegna e, infine, venerdì 1 dicembre delle regioni del Sud”.
La Cisl sarà in piazza a Roma, in Piazza Santi Apostoli, il 25 novembre per animare una manifestazione nazionale. Sottolinea il segretario generale Sbarra: “Sarà un sabato per limitare i disagi ai cittadini, per non caricare di ulteriori sacrifici i lavoratori con l'astensione di una giornata lavorativa ed evitare di portare nelle aziende le tensioni che nulla hanno a che vedere con il mondo delle imprese. I nostri interlocutori sono governo e Parlamento: a loro intendiamo rivolgerci”. Aggiunge il numero uno di Via Po: “Rilanceremo il tema di un moderno patto sociale che dia risposte concertate alla politica di sviluppo di questo Paese, a cominciare dal sostegno di salari e pensioni, da una nuova politica dei redditi, da investimenti e riforme che elevino qualità e quantità del lavoro, di un nuovo orizzonte di partecipazione nelle relazioni industriali”.
Quanto alle polemiche emerse in questi giorni a proposito delle modalità dello sciopero e della commissione di garanzia Sbarra ricorda che “in Italia le regole sullo sciopero sono chiare, a garanzia sia dei sindacati sia dei cittadini. La legge 146 fissa dei vincoli precisi al fine di contemperare il diritto costituzionale allo sciopero con quello delle persone a usufruire dei diritti essenziali. Quelle di questi giorni ci sembrano delle polemiche sterili, che francamente non servono a nessuno”. Conclude dunque Sbarra: “Discutiamo di come far ripartire il Paese, piuttosto, dando centralità e protagonismo al lavoro”.
Giampiero Guadagni