L’Istat ribalta la stima preliminare sul Pil che sale dello 0,1% nel I trimestre(dal -1,8% del trimestre precedente e dal -0,4% della stima preliminare); a livello tendenziale si registra un -0,8% dal -6,5% del trimestre precedente e decisamente migliore del -1,4% della stima preliminare.
Quanto al lavoro, ad aprile aumento dell’occupazione sulla scia di quanto accaduto nei due mesi precedenti. Il saldo diventa positivo per oltre 120 mila occupati rispetto a gennaio 2021. Ma l’Istituto di statistica segnala che il cammino da fare per tornare ai livelli pre Covid è ancora lungo. Rispetto a febbraio 2020, mese precedente a quello di inizio della pandemia, gli occupati sono oltre 800 mila in meno e il tasso di occupazione è più basso di quasi 2 punti percentuali.
La crescita dell’occupazione ad aprile (+0,1%, pari a +20.000 unità rispetto a marzo) coinvolge le donne, i dipendenti a termine e i minori di 35 anni. Diminuiscono, invece, gli uomini, i dipendenti permanenti, gli autonomi e gli ultra 35enni. Il tasso di occupazione sale al 56,9% (+0,1 punti). L’aumento del numero di persone in cerca di lavoro (+3,4% rispetto a marzo, pari a +88.000 unità) riguarda entrambe le componenti di genere e tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione sale al 10,7% (+0,3 punti), tra i giovani scende al 33,7% (-0,2 punti).
Altro dato importante è quello riguardante le persone in cerca di occupazione che aumentano rispetto a un anno fa, segno che c’è maggior fiducia nel futuro. Ad aprile le persone in cerca di lavoro risultano in forte crescita (+ 48,3%, pari a + 870.000 unità), a causa dell’eccezionale crollo della disoccupazione che aveva caratterizzato l’inizio dell’emergenza sanitaria. Diminuiscono gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (- 6,3%, pari a - 932 mila), che ad aprile 2020 avevano registrato, invece, un forte aumento.
Dati che il sindacato guarda con estrema cautela. Osserva il segretario generale della Cisl Sbarra: ”Attenzione alle illusioni ottiche: i numeri che arrivano dall’Istat non descrivono un quadro di ripresa strutturale, quanto invece un recupero fisiologico del lavoro a tempo determinato dovuto alle riaperture di questi mesi. Un dato certo positivo ma ben lontano dal compensare gli oltre 800 mila occupati persi da inizio pandemia”. Per Sbarra dunque ”il tessuto sociale resta fragilissimo, con oltre mezzo milione di posti a rischio. Impensabile in queste condizioni non prorogare il blocco generalizzato dei licenziamenti, al quale va affiancato anche il prolungamento della cassa Covid. Occorre modificare il Sostegni Bis, rafforzando le misure di protezione e promozione del lavoro ad oggi davvero troppo deboli. Il divieto di licenziare e la conferma degli ammortizzatori Covid vanno affiancati dal potenziamento delle tutele passive ed attive del lavoro, che devono diventare universali per consentire a tutti riqualificazione, sostegno al reddito e ricollocazione”. Conclude il numero uno di Via Po: ”C’è da avviare un grande piano sulla formazione e le competenze, da trovare rapida soluzione per Anpal, da rafforzare i centri per l’impiego raccordandoli con le agenzie di lavoro private, da rifinanziare e valorizzare l'assegno di ricollocazione ed il Fondo Nuove Competenze per incoraggiare le aziende a ristrutturarsi non attraverso i licenziamenti ma riallineando le professionalità dei dipendenti. Il Governo convochi subito il sindacato e le associazioni datoriali per cercare insieme soluzioni che portino il Paese fuori dalla voragine, anziché perseguire scelte che rischiano di allargarla e di incendiare le tensioni sociali”.
Giampiero Guadagni