Venerdì 22 novembre 2024, ore 7:08

Istat 

Economia in lieve contrazione 

La stima completa dei conti economici trimestrali conferma, dopo sette trimestri consecutivi, la lieve contrazione dell'attività produttiva nel quarto trimestre 2022, già rilevata in via di stima preliminare a fine gennaio. Prosegue invece per l'ottavo trimestre consecutivo la ripresa in termini tendenziali, anche se a ritmi via via più contenuti. L'Istat nei Conti economici trimestrali conferma le stime congiunturali del Pil del quarto trimestre a -0,1% e rivede al ribasso quelle tendenziali, con un dato che passa dal +1,7% diffuso lo scorso 31 gennaio a +1,4%. Il quarto trimestre dello scorso anno ha avuto tre giornate lavorative in meno del trimestre precedente e due giornate lavorative in meno rispetto al quarto trimestre del 2021. La variazione acquisita per il 2023, comunica ancora l'Istat, è pari al +0,4%.
La lieve flessione del Pil è dovuta sia alla domanda interna, sia alle scorte, mentre la domanda estera netta fornisce un marcato contributo positivo, per la ripresa delle esportazioni a fronte del calo delle importazioni. Sul piano interno, l'apporto dei consumi privati è negativo, mentre quello dei consumi delle amministrazioni pubbliche e quello degli investimenti risulta positivo, precisa l'Istat, evidenziando che le ore lavorate registrano una crescita congiunturale dello 0,7%, le unità di lavoro dello 0,6% e i redditi pro-capite dell'1,9%. Nel quarto trimestre del 2022 la spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato una diminuzione in termini congiunturali dell'1,3%. In particolare gli acquisti di beni durevoli sono diminuiti dell'1,9%, quelli di beni non durevoli dell'1,3%, quelli dei beni semidurevoli dello 0,1%, mentre quelli di servizi dell'1,5%.
Giovedì scorso l’Istat aveva certificato la nuova crescita dell’occupazione: a gennaio le persone con un posto di lavoro arrivano a superare quota 23 milioni e 300mila, il livello più alto da gennaio 2004, inizio delle relative serie storiche mensili dell'Istat. Un trend in salita che va avanti da inizio 2021. Un dato che conferma la tendenza più recente, che vede i rapporti di lavoro stabili crescere più di quelli a termine, i quali anzi in quest'ultima rilevazione addirittura diminuiscono. Osserva il segretario confederale della Cisl Romani: ”Il forte ridimensionamento delle assunzioni a termine, che avevano monopolizzato la prima parte della ripresa occupazionale post lockdown, a favore delle assunzioni a tempo indeterminato nella fase più recente, dimostra che i comportamenti delle aziende riguardo alle assunzioni sono sensibili alle condizioni del mercato, più che all’assetto normativo delle tipologie contrattuali: in questa fase la difficoltà di trovare sul mercato lavoratori con le competenze richieste spinge i datori di lavoro a stabilizzare i lavoratori in precedenza assunti a termine o ad assumere direttamente a tempo indeterminato”. Per Romani ”siamo di fronte a un quadro che ha risentito in positivo del calo dei prezzi dell'energia ma che rimane esposto alle incertezze della difficile situazione internazionale e che, sul piano interno, rischia di essere presto frenato dal forte mismatch di competenze che continua a riscontrarsi sia a livelli alti che medio-bassi”. Pertanto ”occorre pertanto lavorare per l'innalzamento delle skill e per una loro maggiore corrispondenza alle richieste del mercato, ad esempio mettendo a regime il Fondo Nuove Competenze la cui operatività è stata positivamente prorogata ma di soli tre mesi, nonché proseguire sul rafforzamento dei Centri per l'impiego e sul consolidamento del programma Gol”.
Giampiero Guadagni

( 3 marzo 2023 )

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