Lunedì intanto assemblea nazionale di Confindustria, che quest’anno si è svolta in Vaticano con l’Udienza del Santo Padre alla presenza di oltre 5.000 imprenditori con le loro famiglie.
Le imprese, ha detto il presidente Bonomi, ”hanno il dovere di offrire un lavoro degno, basato sulla sicurezza; un lavoro ”libero”, ”creativo” e ”solidale”. Il lavoro ”è la questione chiave attorno a cui deve ruotare la prossima azione del Governo e l’impegno dell’impresa”. Intorno al lavoro ”dovranno girare tutti gli altri temi, dall’energia alla finanza”. Con le aziende in crisi, ”bisogna intervenire garantendo interventi a sostegno del reddito e l’esperienza della cig covid può essere un modello”. Confindustria propone ”un taglio del cuneo fiscale da 16 miliardi perché è l’unico elemento strutturale di competitività”. E rivolgendosi a Papa Francesco, Bonomi ha osservato: ”Viviamo in un Paese smarrito, diviso ingiusto e con lo sguardo schiacciato sui bisogni presenti”. Grandi preoccupazioni arrivano non solo dalla ”spaventosa” guerra in Ucraina, dai rincari dei costi dell’energia e dalla ”perdurante bassa occupazione”, ma anche ”dall’onda di sfiducia e sofferenza sociale che esprime una parte troppo vasta della società italiana” e a cui urge dare delle risposte”. Ma anche la politica deve fare la sua parte. E Bonomi non risparmia critiche: ”Gli orizzonti della politica sembrano sempre più corti e schiacciati su false priorità”.
Da parte sua Papa Francesco ha detto che ”il solo problema del lavoro e dell’economia per l’uomo non può risolversi se resta ancorato nei confini del solo mercato del lavoro: è il modello di ordine sociale da mettere in discussione”. Oggi, ha aggiunto Bergoglio, ”la tecnica rischia di farci dimenticare questa grande verità, ma se il nuovo capitalismo creerà ricchezza senza più creare lavoro, va in crisi questa grande funzione buona della ricchezza. La quota di valore che va al lavoro è troppo piccola, soprattutto se la confrontiamo con quella che va alle rendite finanziarie e agli stipendi dei top manager”. Conclude Francesco: ”Il buon imprenditore conosce i lavoratori perché conosce il lavoro. Molti di voi - ha quindi detto - sono imprenditori artigiani, che condividono la stessa fatica e bellezza quotidiana dei dipendenti”. Eppure ”una delle gravi crisi del nostro tempo è dimenticare ’l’odore’ del lavoro: non si riconoscono più i prodotti ad occhi chiusi toccandoli; e quando un imprenditore non tocca più i suoi prodotti, perde contatto con la vita della sua impresa, e spesso inizia anche il suo declino economico”.
Il segretario generale della Cisl Sbarra invita istituzioni, politica e parti sociali a ”non ignorare l’appello di Papa Francesco: bisogna ripartire dalla centralità e dalla dignità del lavoro, dare un futuro ai giovani, tutelare salari e pensioni, rispettare la donna, la famiglia, l’ambiente”. E martedì mattina Sbarra illustrerà in una conferenza stampa presso la sede nazionale della Cisl i contenuti dell’Agenda sociale predisposta dalla Confederazione di via Po con le priorità e gli obiettivi sindacali in vista del confronto con il futuro governo e della predisposizione della prossima legge di Bilancio.
Giampiero Guadagni