Giovedì 21 novembre 2024, ore 18:57

Economia 

Def, taglio del cuneo va reso strutturale 

Via libera della Commissione Bilancio della Camera alla relazione sul Documento di Economia e Finanza che il relatore Cannata (FdI) presenterà questa mattina in Aula. Nel testo si ricorda che in attesa della predisposizione entro i 20 settembre del Piano strutturale di bilancio di medio termine, previsto dalla nuova governance economica europea, il Governo ”non ha ritenuto necessario definire nel Def 2024 obiettivi di finanza pubblica diversi dalle grandezze che emergono dal quadro tendenziale a legislazione vigente”. Un quadro, prosegue la relazione, ”ancora condizionato dall'incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche, che restano elevate, ma orientato verso una fase di graduale rafforzamento della crescita”. Nel testo approvato dalla Commissione si sottolinea poi che nella predisposizione del Piano strutturale che conterrà gli obiettivi programmatici ”anche in assenza di una specifica disciplina, il Governo assicurerà il pieno coinvolgimento delle Camere”.
Lunedì sera, chiudendo le audizioni, il ministro dell’Economia Giorgetti si è detto convinto che la revisione del deficit del 2023 al 7,4% comunicata dall’Istat rispetto al 7,2% precedente ”non incide sulle previsioni contenute nel Def, in quanto già scontata nel profilo del livello del debito in percentuale sul Pil”. Il titolare del Mef ipotizza che la Commissione raccomanderà al Consiglio l'apertura di una procedura per deficit eccessivi, a carico del nostro Paese e di un nutrito gruppo di altri Stati membri, basata sull'indebitamento netto registrato nel 2023. Ma sottolinea: ”L'aggiustamento è pienamente alla nostra portata”. Immancabile il capitolo sul Superbonus, ”macchina infernale che si è mangiato un anno di aumenti della spesa sanitaria”.
Per la Cisl ”negli ultimi anni le previsioni più ottimistiche dei Governi italiani si sono dimostrate più vicine alla realtà rispetto a quelle pià pessimistiche dei previsori internazionali”.Tuttavia il quadro tendenziale di finanza pubblica ”assume che nel 2025 le misure di riduzione del cuneo fiscale e dell'accorpamento delle aliquote non siano rifinanziate come da legislazione vigente”. Il sindacato di Via Po ”spinge per la loro strutturalità, considerato che ai consumi delle famiglie il Def attribuisce un ruolo importante nel sostenere la crescita”. Inoltre, è necessaria "la stabilizzazione del personale, per integrare strutturalmente organici carenti da anni e per mantenere le competenze e le professionalità acquisite ben oltre la scadenza del Piano nel 2026”. Critica la Cgil per la quale ”la totale mancanza del quadro programmatico rende difficile esprimere una valutazione compiuta aver deciso di far conoscere le cattive notizie solo dopo le elezioni europee rappresenta un grave vulnus democratico”. E per la Uil ”il Def è un documento elettorale”.
Confindustria da parte sua afferma che il calo del deficit sarà consistente quest'anno in linea con le stime del Governo mentre l'andamento del debito sarà meno in linea con le previsioni del Def. Secondo Viale dell’Astronomia ”l’attuazione del Pnrr è il perno della strategia del Governo sulle politiche pubbliche per i prossimi anni, anche alla luce del percorso di aggiustamento della finanza pubblica. Le risorse erogate fino ai primi mesi del 2024 sono state pari a circa 45 miliardi su una dotazione complessiva di oltre 194 miliardi, quindi è stata spesa un quarto della dotazione complessiva. Nei prossimi mesi è veramente rilevante e cruciale assicurare la tempestiva efficace implementazione del Pnrr: è una sfida da vincere anche perché altrimenti indeboliremo l'ambizione di costruire una capacità fiscale comune a livello europeo”. Per Confcommercio la crescita del pil intorno all'1% si può realizzare solo con il rilancio dei consumi. Senza taglio del cuneo nel 2025, rileva Confesercenti, l’Italia perderà circa 5,5 miliardi di consumi.
Intanto parte la revisione della tassazione sui redditi dei lavoratori dipendenti, autonomi, agrari e per i redditi d'impresa. Arriva infatti domani in consiglio dei ministri per l'esame preliminare lo schema di decreto legislativo per la revisione del regime impositivo dell’Irpef e dell'Ires, con cui inizia una prima attuazione dei criteri della delega fiscale per i vari redditi. Sul provvedimento, che è il tredicesimo decreto attuativo della delega fiscale, circola una bozza di 20 articoli, suddivisi in due parti, una prima sui redditi agrari, da lavoro dipendente, autonomo e diversi e una seconda dedicata ai redditi d'impresa. Ma il testo, in cui figura tra l'altro un incremento fino a 80 euro nelle tredicesime di quest'anno del bonus per i dipendenti con meno di 15mila euro di reddito, non è quello definitivo, avverte il viceministro dell'Economia Leo.
Per i lavoratori dipendenti dovrebbe esserci il ritorno nel 2025 della tassazione al 10% sui premi di risultato, che quest'anno - come già nel 2023 - beneficiano di un'aliquota ridotta al 5%. Il provvedimento dovrebbe stabilire, per i premi e le somme erogate dal primo gennaio 2025, un'imposta sostitutiva pari al 10%, entro il limite di importo complessivo di 3.000 euro lordi. Lo stesso regime dovrebbe essere applicato alle somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell'impresa.
Commenta il segretario confederale della Cisl Ganga: ”Le notizie di stampa che riferiscono del possibile innalzamento della tassazione dei premi di produttività al 10% ci sorprendono. La Cisl ha sempre sostenuto che la tassazione dei premi di risultato doveva essere abbassata e, infatti, abbiamo apprezzato la riduzione operata dal Governo al 5% confermata anche quest'anno. Anzi, a nostro avviso, per i premi di risultato l'obiettivo dovrebbe tendere alla detassazione totale”. Aggiunge GAnga: ”Ogni intervento sulla fiscalità che abbia impatto sul lavoro dipendente dovrebbe vedere il coinvolgimento con le parti sindacali, rispetto al quale la Cisl ha sempre dimostrato di essere disponibile al confronto”. Per la Cisl”"la riduzione del carico fiscale su lavoratori e pensionati, a partire dai premi di risultato sia nel privato che nel pubblico, la defiscalizzazione delle tredicesime e l'utilizzo della leva fiscale per incentivare il welfare contrattuale e la previdenza complementare, sono strumenti fondamentali per rilanciare le domanda interna. Solo attraverso il sostegno del potere di acquisto dei ceti medi, infatti, è possibile, una reale ripresa del sistema Italia”.
Giampiero Guadagni

( 23 aprile 2024 )

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