Le modalità del taglio del cuneo sono state anche al centro delle risoluzioni di maggioranza e opposizioni al Def. La maggioranza impegna il Governo ”a conseguire i saldi programmatici del bilancio dello Stato e quelli di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al prodotto interno lordo, nonché il rapporto programmatico debito-pil, nei termini e nel periodo di riferimento indicati nel Def 2023 e nell'annessa Relazione al Parlamento”; e ”a favorire la crescita della produzione economica, anche individuando le più opportune misure di riduzione del carico impositivo”. E poi, appunto, si impegna l’Esecutivo a ”proseguire nell’azione di riduzione del cuneo fiscale” e a ”valutare nell'ambito degli eventuali spazi di bilancio che si renderanno disponibili per la prossima manovra di bilancio un intervento in materia di innalzamento delle pensioni minime”. La maggioranza chiede inoltre di ”introdurre misure anche di carattere strutturale per il sostegno della natalità e della famiglia, proteggendo la maternità, potenziando i servizi territoriali destinati alla cura dei bambini, in particolare quelli educativi, promuovendo iniziative di conciliazione dei tempi famiglia-lavoro e agevolando le famiglie con figli sotto il profilo della fiscalità, al fine di invertire progressivamente la tendenza del calo delle nascite, anche al fine di garantire la tenuta del sistema pensionistico e la sostenibilità del debito pubblico”.
Sul Def depositata alla Camera ed in Senato una risoluzione congiunta di Pd, Avs e M5S. Il documento, tra l’altro, si richiede di rafforzare l'assegno unico, aumentare il finanziamento della sanità, garantire l'equità del sistema fiscale, evitare lo smantellamento del reddito di cittadinanza, rafforzare le politiche attive sul lavoro, avviare la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione. Pd, Avs e M5S chiedono anche la piena attuazione del Pnrr, un taglio strutturale del cuneo fiscale e l'introduzione di un salario minimo salvaguardando la contrattazione collettiva.
Il Terzo Polo ha presentato una propria risoluzione. Tra gli impegni chiesti al Governo, la rassicurazione sul fatto che per ogni intervento di riduzione della pressione fiscale e contributiva ”le corrispondenti risorse siano stanziate su un orizzonte pluriennale, al fine da consentire a tali interventi di avere un’efficacia macroeconomica”. Quanto al Pnrr ”adottare tutte le misure necessarie per attuare nei tempi previsti le riforme e gli investimenti”. Un altro aspetto riguarda la sanità contro le liste d'attesa e per un piano nazionale di edilizia sanitaria, oltre a interventi su natalità e politiche familiari e a livello produttivo, per ”il ripristino, l’allargamento e la stabilizzazione del piano Industria 4.0”.
Sul tavolo di confronto politico-sociale i conti di Bruxelles in base ai parametri contenuti nella proposta di riforma del Patto di stabilità e crescit. Per l’Italia si prospetta una manovra correttiva da 14-15 miliardi l'anno, pari allo 0,85% del Pil. Commenta il ministro dell’Economia Giorgetti: ”La proposta della Commissione Ue sul Patto di stabilità è un passo avanti ma noi avevamo chiesto l’esclusione delle spese d'investimento, incluse quelle tipiche del Pnrr su digitale e transizione verde”. La spending review ”dovrebbe riguardare anche gli investimenti del Pnrr che hanno un impatto sugli obiettivi”.
Intanto comunque ad aprile l’Istat registra un aumento sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori, sia del clima di fiducia delle imprese.
Giampiero Guadagni