Il segretario del Pd Enrico Letta, parlando per primo, ha avuto il vantaggio di poter indirizzare il dibattito con una proposta: ”Un patto tra Governo e parti sociali, mettendo il grosso delle risorse del bilancio sulla riduzione del costo del lavoro, per un intervento choc sul cuneo fiscale. La legge di bilancio di autunno deve essere finalizzata a combattere l'inflazione e bisogna fare un grande patto all'interno della maggioranza che abbia l'obiettivo di combattere l'inflazione e che venga costruito attorno a una grande riduzione delle tasse sul lavoro, priorità che ha effetti sui consumi e sulle attività delle imprese”. In linea dunque con le attese di Confindustria che chiede un forte taglio del cuneo contributivo che serva per due terzi ad aumentare il salario dei lavoratori e per un terzo ad alleggerire il costo del lavoro per le imprese. Il leader della Lega Salvini ci sta ma rilancia la palla su un altro terreno: serve anche, dice, ”un concordato fiscale, un patto fiscale tra cittadini, Equitalia e Agenzia delle Entrate, perché ci sono 15 milioni di italiani in ostaggio dell'Agenzia delle Entrate e di Equitalia che dopo due anni di pandemia e con una guerra in corso non ce la fanno”. Renzi, Italia Viva, si candida come interlocutore concreto e attacca gli avversari: ”Tutti parlano, quando è toccato a noi lo abbiamo fatto. Quando noi siamo stati al governo sono arrivati gli 80 euro, è arrivata l'abolizione Irap oltre ad altre misure per il taglio del costo del lavoro. Sarebbe interessante chiedere a tutti quelli che fanno promesse cosa hanno fatto prima: Salvini con quota 100 ha distrutto un pezzo di economia, Conte l'ha distrutta tutta con il reddito di cittadinanza”. Il capo politico del M5S Conte accoglie in pieno la richiesta di Confindustria: ”Serve un taglio del cuneo fiscale e deve essere incisivo perché serva a evitare la perdita del potere acquisto del ceto medio: dobbiamo intervenire con un'incisiva riduzione del cuneo fiscale anche per non deprimere i consumi”.
A distanza il ministro del Lavoro Orlando osserva: ”Il cuneo fiscale va ridotto ma questo non risolverà né il problema dell'andamento tendenziale dei salari, che fa dell'Italia un'anomalia a livello europeo, né quello del lavoro povero. Ho avviato un confronto con le parti sociali per valutare alcuni possibili interventi in grado di raccogliere il consenso più largo tra le parti sociali e le forze politiche. Il fattore tempo, infatti, non è una variabile secondaria. Sul tavolo c'è una norma secondo cui retribuzione può essere individuata nel trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dal contratto nazionale stipulato dai sindacati comparativamente più rappresentativi”.
Intanto il Governo e è al lavoro anche su altre emergenze collegate. Si preannunciano infatti nuovi rincari per le bollette, probabilmente a due cifre stando ai calcoli di Nomisma Energia. Gli aumenti erano nell'aria dopo l'impennata dei prezzi del gas sui mercati internazionali causata dalla stretta alle forniture decisa da Gazprom a partire da metà giugno. E così, secondo le previsioni della società di ricerca, nel terzo trimestre le famiglie italiane potrebbero dovere fare i conti con rialzi del gas del 27% e della luce del 17%. I calcoli spetteranno ufficialmente all'Autorità per l'energia, che renderà note le nuove tariffe riservate al mercato tutelato la prossima settimana, entro il 30 giugno. Se ci saranno, come probabile, i rincari scatteranno infatti a partire dal primo luglio e saranno validi per tutto il terzo trimestre dell'anno. Dopo tre mesi di ossigeno, con il calo del 10% disposto per il periodo aprile-giugno, si tornerà quindi ad un trend di crescita, nonostante il governo abbia mantenuto in vigore, con il decreto di mercoledì scorso, l'azzeramento degli oneri di sistema diventato ormai praticamente imprescindibile.
Giampiero Guadagni