Secondo le cifre contenute del Documento il Pil crescerà dell'1% quest'anno, dell'1,2% nel 2025, dell'1,1% nel 2026 e dello 0,9% nel 2027. Rapporto deficit-Pil 2024 al 4,3%, lo stesso livello previsto nel quadro programmatico della Nadef per l'anno in corso; rapporto che si ridurrà al 3,7% nel 2025, al 3% nel 2026 e al 2,2% nel 2027. Debito al 137,8% quest'anno, per poi aumentare al 138,9% nel 2025 e al 139,8% nel 2026. Nel quadro programmatico indicato nella Nadef in autunno, il debito calava progressivamente dal 140,1% del 2024 al 139,9% del 2025, fino al 139,6% del 2026.
Dunque, le previsioni del Governo per la crescita economica sono viste al ribasso rispetto alla Nadef. Le previsioni di tipo macroeconomico, osserva il ministro dell’Economia Giorgetti, ”sono complicate da fare in un quadro di carattere internazionale e geopolitico complicato". Sottolinea ancora Giorgetti: ”L'andamento del debito è pesantemente condizionato dal pagamento dei crediti del superbonus nei prossimi anni, questa enorme massa dei 219 miliardi di crediti edilizi scenderanno in forma di compensazione e diventeranno a tutti gli effetti debito pubblico”.
Quanto al taglio del cuneo contributivo e all’Irpef a tre aliquite saranno confermati anche per il 2025. Ma al momento l’Esecutivo non si sbilancia sulle coperture economiche per l'intervento. Spiega ancora il titolare del Mef: ”Quando avremo le istruzioni sulla nuova governance europea, al momento ancora in via di definizione, sapremo qual è la traiettoria per la spesa; e sapremo anche quali spese dovranno essere eventualmente ridotte, inserite all'interno della procedura per deficit eccessivo”, scontata dato il livello del deficit/pil del 2023.
Nella conferenza stampa che ha seguito il Cd, rispondendo ad una domanda sul programma di privatizzazioni da 20 miliardi, Giorgetti ha detto che ”l’operazione di razionalizzazione delle partecipazioni annunciata è un obiettivo ambizioso ma anche realistico”. Tuttavia ”l'andamento del debito e la sua sostenibilità non dipendono dal programma di alienazione”.
Il Def divide ancora una volta maggioranza e opposizioni. Per i partiti di centrodestra il documento tiene conto degli scenari internazionali instabili e si conferma nel solco del realismo e della prudenza. Per il centrosinistra il Def varato è finto e inutile, preludio di nuove tasse.
Da Bruxelles sottolineano che l’Italia non sarà ”in alcun modo un'eccezione” nel livello di dettaglio del Documento di Economia e Finanza, o nei documenti di finanza pubblica equivalenti. L’Unione europea si trova infatti in una situazione particolare di transizione, in attesa che entri in vigore il patto di stabilità riformato, che dovrebbe essere votato nella plenaria di aprile dal Parlamento Europeo. In vista delle riunioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin a Lussemburgo di domani e venerdì, viene spiegato che gli Stati membri possono decidere di non seguire le linee guida Ue nella redazione di Def e simili, poiché saranno chiamati allo sforzo di presentare nel prossimo settembre un piano di convergenza a medio termine, come previsto dal quadro riformato di governance economica che sta per entrare in vigore.
Giampiero Guadagni