Con il divieto assoluto di fare deficit, il costo della manovra deve assolutamente restare all'interno dei parametri europei. La premier Meloni e il ministro dell’Economia Giorgetti hanno condiviso questo avvertimento nel vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, il secondo in quattro giorni, con Salvini, Tajani e Lupi. E nella strategia per arrivare a una legge di bilancio da 23-25 miliardi di euro si punta su due direttive in particolare: l'applicazione di un quoziente familiare per le detrazioni, e la concentrazione delle risorse sui bonus per fragili e famiglie, depotenziando invece quelli dietro cui sono stati individuati meccanismi elusivi. Si torna a parlare anche di extraprofitti: ora l’ipotesi è un contributo solidale esteso a tutte le grandi imprese, anche quelle del settore energetico. Circa 5-6 miliardi, destinati alle misure per contrastare la denatalità. ”Più è numerosa la famiglia, meno tasse si pagano”, l'obiettivo di legislatura scandito più volte dalla premier. In questa direzione va il piano di Giorgetti per cambiare le regole delle detrazioni fiscali. La spinta su misure per le famiglie è promossa anche dal presidente della Cei Matteo Zuppi, scettiche quando non contrarie le opposizioni.
Allo studio anche l'eliminazione della possibilità per la Pa di mandare in pensione il dipendente che ha maturato i requisiti per la pensione anticipata (42 anni 10 mesi di contributi) una volta raggiunti i 65 anni spostando il limite a 67 anni come accade nel lavoro privato. Prima dei 67 anni, anche avendo i requisiti per la pensione anticipata, si potrà così continuare a lavorare sia nel pubblico che nel privato senza che sia necessario il via libera da parte dell'amministrazione e dell'azienda.
Il segretario generale della Fnp Didoné sollecita il Governo a ”rivalutare tutte le pensioni al fine di contrastare un'inflazione che in Italia ha colpito duramente soprattutto i redditi medio-bassi”. Occorre ”affrontare più seriamente il tema complessivo della previdenza, così come abbiamo più volte sollecitato: servono misure urgenti per sanare tutte quelle situazioni di iniquità esistenti, a cominciare dalla separazione della previdenza dall'assistenza. Se ne parla da anni ma si continua a fare finta di non vedere che il 45% dei 16 milioni di pensionati italiani sono totalmente o parzialmente assistiti, e che la voce assistenza di 68 miliardi vale il 32% dell'intera spesa previdenziale. Una voce che continua a pesare impropriamente sui conti della previdenza invece che sulla fiscalità generale. Con una pensione media di 1.468,59 euro i pensionati italiani non sono ricchi nababbi”.
Le linee guida del Piano strutturale di bilancio che dovrebbe essere esaminato nel Consiglio dei ministri di martedì mattina e ritoccato dopo l'aggiornamento dei Istat sulle stime dei conti pubblici attesi per lunedì 23. Si conta su una revisione al rialzo del Pil per accelerare l'operazione per reperire i 10 miliardi di euro necessari per confermare il valore delle prime due manovre del governo Meloni.
Intanto il Centro studi Confindustria descrive uno scenario di luci e ombre. Nel terzo trimestre il pil è in crescita, minore spinta dai servizi, meno debole l'industria, ancora male l'export, in calo l’inflazione. Prosegue la buona performance del mercato del lavoro italiano, ma da inizio 2024 gli inattivi hanno smesso di diminuire e le forze lavoro di espandersi, con il rischio che la crescita occupazionale possa essere limitata nel prossimo futuro dal lato dell'offerta di lavoro.
A proposito di occupazione, l’Istat ha registrato un nuovo tasso record. Commenta il segretario confederale Cisl Pirulli: ”L'occupazione continua a crescere da oltre tre anni, con un aumento di quella stabile e l'ulteriore riduzione di quella a termine, con conseguenti miglioramenti anche sulle tre criticità relative a giovani, donne e divario territoriale. Ma occorre rafforzare ulteriormente questo trend positivo per il lavoro nel nostro Paese”. La situazione è da monitorare urgentemente: ”L’occupazione che cresce molto più del Pil; l’incremento dei livelli di cassa integrazione; l’abbassamento delle ore lavorate per unità di lavoratori; le aziende produttive e innovative che soffrono la carenza di personale qualificato che purtroppo convivono con aziende che non offrono adeguate condizioni di lavoro e retributive; i giovani e le donne che preferiscono restare inattivi a fronte di tali condizioni retributive inadeguate ma che contemporaneamente non possono aspirare a condizioni migliori perché non in possesso delle competenze richieste; infine, retribuzioni che tornano a crescere significativamente grazie anche all’ultima tornata di rinnovi contrattuali”. Per la Cisl si tratta di ”uno scenario complesso che impone di evitare facili semplificazioni ma che indica come necessarie, da una parte, politiche di stimolo diretto alla crescita, dall'altra, un adeguamento dell'intera filiera dell'istruzione e formazione”.
Giampiero Guadagni