Intanto, a margine di una iniziativa al Cnel, Sbarra ha spiegato che lo sciopero generale contro il fisco e in generale contro le mancate risposte del governo su lavoro, morti sul lavoro e pensioni ”non è all'ordine del giorno”. Aggiunge Sbarra: ”Chi annuncia ipotesi di questo tipo impegna solo se stesso”. La discussione ”sarà centrata sull’esame e sulla valutazione dello stato dei rapporti con il Governo e soprattutto sulla necessità di delineare un perimetro di questioni, di priorità, che per noi è urgente affrontare con i ministeri e anche con i gruppi parlamentari rispetto a provvedimenti di legge che sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri e ora all'esame del Parlamento”. Nella rosa dei dossier anche superbonus, aiuti alle imprese, ddl non autosufficienza, modifiche al reddito di cittadinanza”. Inoltre ”sentiamo parlare di un pacchetto lavoro di cui non conosciamo le misure: E poi è necessario aprire una fase di confronto di dialogo con le persone nei luoghi di lavoro e nel territorio”.
Sbarra poi sottolinea: ”La Cisl è d'accordo sul salario minimo, facciamolo subito e in fretta. Ma non serve una legge. Noi siamo per un salario minimo agganciato saldamente ai riferimenti contrattuali. Il quantum deve essere definito dall'estensione settore per settore e, in quelli non coperti dalla contrattazione, dal trattamento economico complessivo dei contratti più diffusi e applicati”. Per procedere ”non serve una legge sulla rappresentanza: si prendano i dati già in possesso dell'Inps, si indichino i contratti leader e si faccia l’erga omnes”. Se c’è la volontà politica, osserva Sbarra, ”si può fare in brevissimo tempo. LA via da seguire è la contrattazione, come giustamente indica anche l'Europa”. Secondo Sbarra ”i salari fissati per legge produrrebbero toppe peggiori del buco: si rischierebbe di alimentare il sommerso e di indurre tante imprese a uscire dall’applicazione dei Ccnl, attestandosi al minimo legale. Con il risultato di un generale schiacciamento delle retribuzioni medie”.
Sull’ipotesi sciopero interviene anche il leader della Uil Bombardieri: ”Noi gli scioperi non li minacciamo ma quando è ora li facciamo perché il nostro compito non è di fare cadere il Governo ma di condizionarlo su scelte che riguardano le persone che rappresentiamo. Per questo diremo a Landini e Sbarra che serve un percorso di mobilitazione lungo. Dobbiamo far capire alle persone cosa sta succedendo”. Dunque ”dobbiamo andare avanti con la mobilitazione, con un grande senso di responsabilità. Valuteremo poi se il Governo ci chiama, se il confronto è serio o è una presa in giro e allora lì decideremo cosa fare”.
Bombardieri critica la decisione dell’Esecutivo Meloni di ripristinare il taglio delle perequazioni pensionistiche: ”La mancata perequazione delle pensioni è un furto senza neppure la destrezza perché si cambiano le regole mentre si gioca una partita. E il danno economico per chi subisce questo taglio te lo porti dietro tutta la vita, non è un danno solo momentaneo. Ma quale fiducia si può avere in uno Stato che modifica le regole mentre il gioco è in corso?” D’altra parte ”il confronto sulle pensioni è sparito dai radar”. Dal Governo, conclude il numero uno di Via Lucullo, ”fino ad ora solo spot pubblicitari, tanta demagogia e nessuna copertura economica. Tanta propaganda e pochi fatti concreti”.
Giampiero Guadagni