Nel Rapporto sul mercato del lavoro, con riferimento a dati Istat sul quarto trimestre 2023, il Cnel sottolinea che l’occupazione cresce ma la forza lavoro non utilizzata e potenzialmente impiegabile nel sistema produttivo ammonta a circa 4 milioni di persone, considerando 1,9 milioni di disoccupati e 2,1 milioni di forze di lavoro potenziali (ovvero persone disponibili a lavorare che non cercano o che cercano ma non sono immediatamente disponibili). Desta particolare attenzione ”l’elevato numero di italiani inattivi: 12,3 milioni nella fascia di persone in età di lavoro, pari al 33,1% della popolazione di riferimento”. Tra i giovani cala il numero di Neet (coloro che tra i 15 e i 29 anni non sono in un percorso di studio né di formazione né di lavoro) passato da 1,5 milioni del IV trimestre del 2022 a 1,3 milioni al IV trimestre del 2023. Sale il tasso di occupazione nella fascia tra i 25 e i 34 anni e raggiunge nel 2023 il 68,1%. Rispetto all'occupazione giovanile, sottolinea il Cnel, permangono tuttavia rilevanti criticità legate alla durata troppo lunga della transizione dalla scuola al lavoro, all'uso improprio dei tirocini formativi e di orientamento extracurriculari, all'assenza di consolidati percorsi duali di formazione e lavoro, al basso utilizzo dell'apprendistato, alla elevata discontinuità lavorativa e alle forme di lavoro subordinato mascherate come autonomo". Nel Rapporto si affronta anche la questione salariale. Nel 2023 le retribuzioni orarie stabilite dalla contrattazione nazionale sono cresciute del 2,4% nel settore privato non agricolo e del 3,1% nel complesso della economia a fronte di un aumento dei prezzi del 5,9%. Tra il 1991 e il 2022 i salari reali sono rimasti sostanzialmente stagnanti (con una crescita dell'1%) a fronte dell'aumento del 32,55% in media registrato in area Ocse. Negli ultimi decenni però la produttività italiana è cresciuta meno di quanto avvenuto in Francia e Germania. Prima della crisi pandemica, nel periodo compreso tra il 2000 e il 2020, la produttività è infatti aumentata solo dello 0,33% in media all'anno nel nostro Paese, contro l'1% in Germania e lo 0,94 Francia.
Intanto si è insediato il nuovo Cda dell’Inps, con il nuovo presidente Gabriele Fava. Il 23 aprile l'indicazione del nuovo direttore generale. Auguri di buon lavoro al nuovo Presidente dell'Inps e al nuovo Cda da parte del segretario generale della Cisl Sbarra, con l’auspicio che ”l'Istituto sappia rafforzare la rete dei servizi previdenziali e assistenziali valorizzando le tante competenze e le professionalità interne e il dialogo con il sindacato”.
Giampiero Guadagni