Giovedì 21 novembre 2024, ore 19:56

Lavoro 

Cinque milioni in attesa di contratto 

Il numero complessivo di lavoratori in attesa di rinnovo è oggi di circa 5 milioni (nel 2023 erano circa 7,7 milioni). Lo indica il Cnel, sulla base di quanto certificano i dati elaborati grazie alle informazioni contenute nell'archivio nazionale dei contratti collettivi. "Rispetto alla contrattazione collettiva nazionale persiste il grave problema del ritardo nei rinnovi contrattuali, quantunque la recente firma di tre dei quattro principali contratti del terziario abbia consentito di ridurre in modo significativo (ma non ancora sufficiente) il numero di lavoratori e lavoratrici penalizzati da questo fenomeno in termini di tutela del potere d'acquisto", si legge nel Rapporto su mercato del lavoro e contrattazione collettiva. Al 31 dicembre 2023 risultavano depositati e vigenti 1.033 Ccnl, di cui 971 relativi al settore privato (compresi agricoltura e lavoro domestico e di cura), 18 al settore pubblico e 44 accordi economici collettivi che riguardano alcune categorie di autonomi e parasubordinati. Quanto ai soggetti firmatari, lato sindacato, viene segnalato che degli 882 Ccnl del settore privato depositati al 31 dicembre 2023 (esclusi i settori agricoltura e lavoro domestico e di cura, per i quali non sono rilevati i dati attraverso il flusso informativo Uniemens), 201 - che rappresentano 13.858.739 lavoratori - sono sottoscritti da federazioni di categoria comparativamente più rappresentative aderenti a Cgil, Cisl, Uil; 285 - che rappresentano 158.612 lavoratori - risultano sottoscritti da organizzazioni sindacali non rappresentate al Cnel. Il 96,3% dei lavoratori del settore privato con Ccnl noto (sempre con esclusione del settore agricolo e del settore domestico) - indica dunque il rapporto - è coperto da un Ccnl sottoscritto da federazioni di categoria aderenti a Cgil, Cisl, Uil.
Nel Rapporto sul mercato del lavoro, con riferimento a dati Istat sul quarto trimestre 2023, il Cnel sottolinea che l’occupazione cresce ma la forza lavoro non utilizzata e potenzialmente impiegabile nel sistema produttivo ammonta a circa 4 milioni di persone, considerando 1,9 milioni di disoccupati e 2,1 milioni di forze di lavoro potenziali (ovvero persone disponibili a lavorare che non cercano o che cercano ma non sono immediatamente disponibili). Desta particolare attenzione ”l’elevato numero di italiani inattivi: 12,3 milioni nella fascia di persone in età di lavoro, pari al 33,1% della popolazione di riferimento”. Tra i giovani cala il numero di Neet (coloro che tra i 15 e i 29 anni non sono in un percorso di studio né di formazione né di lavoro) passato da 1,5 milioni del IV trimestre del 2022 a 1,3 milioni al IV trimestre del 2023. Sale il tasso di occupazione nella fascia tra i 25 e i 34 anni e raggiunge nel 2023 il 68,1%. Rispetto all'occupazione giovanile, sottolinea il Cnel, permangono tuttavia rilevanti criticità legate alla durata troppo lunga della transizione dalla scuola al lavoro, all'uso improprio dei tirocini formativi e di orientamento extracurriculari, all'assenza di consolidati percorsi duali di formazione e lavoro, al basso utilizzo dell'apprendistato, alla elevata discontinuità lavorativa e alle forme di lavoro subordinato mascherate come autonomo". Nel Rapporto si affronta anche la questione salariale. Nel 2023 le retribuzioni orarie stabilite dalla contrattazione nazionale sono cresciute del 2,4% nel settore privato non agricolo e del 3,1% nel complesso della economia a fronte di un aumento dei prezzi del 5,9%. Tra il 1991 e il 2022 i salari reali sono rimasti sostanzialmente stagnanti (con una crescita dell'1%) a fronte dell'aumento del 32,55% in media registrato in area Ocse. Negli ultimi decenni però la produttività italiana è cresciuta meno di quanto avvenuto in Francia e Germania. Prima della crisi pandemica, nel periodo compreso tra il 2000 e il 2020, la produttività è infatti aumentata solo dello 0,33% in media all'anno nel nostro Paese, contro l'1% in Germania e lo 0,94 Francia.
Intanto si è insediato il nuovo Cda dell’Inps, con il nuovo presidente Gabriele Fava. Il 23 aprile l'indicazione del nuovo direttore generale. Auguri di buon lavoro al nuovo Presidente dell'Inps e al nuovo Cda da parte del segretario generale della Cisl Sbarra, con l’auspicio che ”l'Istituto sappia rafforzare la rete dei servizi previdenziali e assistenziali valorizzando le tante competenze e le professionalità interne e il dialogo con il sindacato”.
Giampiero Guadagni

( 19 aprile 2024 )

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