Per dare sostegno ai consumatori il provvedimento, proposto dal ministro dell’Economia Giorgetti, rinnova per il primo trimestre del 2023 i buoni benzina per un valore massimo di 200 euro per lavoratore dipendente. La rilevazione del ministero dell’Ambiente del 9 gennaio scorso, quindi dopo la reintroduzione delle accise, vede il prezzo della benzina a 1,812 euro/litro, dove la componente fiscale è pari a 1,055 euro/litro mentre quella industriale 0,757 euro/litro.
La premier Meloni rivendica la scelta (”di giustizia sociale”) di non aver tagliato le accise, intervento da 10 miliardi, per ”concentrare le risorse su chi ne aveva più bisogno”. Per tagliare le accise ”non avremmo potuto aumentare il fondo sulla sanità, la platea delle famiglie per calmierare le bollette domestiche, per i crediti delle pmi: tutte queste misure sarebbero state cancellate per prevedere il taglio della accise”, sottolinea Meloni che aggiunge: ”La maggior parte dei benzinai è onesta e responsabile e a tutela loro dobbiamo intervenire. In Cdm abbiamo deciso di rafforzare le norme sanzionatorie per chi non adempie alle comunicazioni previste dalla legge e abbiamo stabilito che ogni benzinaio esponga il prezzo medio giornaliero”. ".
Nel centrodestra sono però affiorate differenze sulla ricetta giusta per uscire da questa situazione. E non solo: emergono anche visioni diverse sulle cause del problema stesso. La premier e la Lega sono convinti che i rincari siano frutto di speculazioni: e per questo l’intervento sulla trasparenza del mercato a vantaggio dei consumatori è stato esaminato e varato del Consiglio dei ministri. Forza Italia pensa che il problema non sia causato dall'avidità dei concessionari ma dalle accise. Tuttavia il vicepremier e ministro degli Esteri, l’azzurro Tajani si pone sulla tessa linea della Meloni: ”Il taglio alle accise costa un miliardo al mese, questo significa 12 miliardi l'anno, di fatto quasi una manovra, soldi che il Governo ha deciso di usare per aiutare le fasce sociali più deboli, il ceto medio, aumentando le pensioni minime e tagliando il cuneo fiscale, aiutando così l’economia reale”.
Critiche le opposizioni. Il M5s parla di ”scaricabarile nei confronti dei gestori da parte di un governo che dopo 3 mesi già marcia fuori strada”. Mentre dal Pd il coordinatore dei sindaci dem Ricci parla di ”maggioranza in tilt, prima cercano i responsabili delle speculazioni sulla benzina e poi scoprono che sono loro”.
Intanto, il dibattito-scontro va avanti non solo tra i partiti: l’Antitrust chiede alla Gdf la documentazione di violazioni accertate", il ministero dell'Ambiente diffonde dei dati secondo cui l'aumento dei prezzi, nella prima settimana di gennaio, è sostanzialmente in linea con il rialzo dovuto alla mancata proroga del taglio delle accise. Il leader della Cisl Sbarra apprezza la stretta del Governo sui prezzi dei carburanti, con verifiche a tappeto sui rivenditori. E aggiunge: “Bisogna andare fino in fondo, rendere i controlli capillari, dare continuità al monitoraggio ed estenderlo anche ad altre filiere colpite dalla speculazione: dai generi alimentari a tanti beni primari e di largo consumo”. Allo stesso tempo, secondo Sbarra, “vanno prorogati strumenti per calmierare e assorbire parzialmente l'impatto di questa escalation su redditi, salari e pensioni. Significa ripristinare il taglio delle accise, disboscare i balzelli non coerenti al comparto energetico, confermare l'abolizione degli oneri generali di sistema”.
Ieri intanto la Camera ha votato la fiducia al Governo sul decreto Aiuti quater. Il decreto ha prorogato fino al 31 dicembre 2022 le misure a favore di famiglie e imprese per fronteggiare il caro energia, gran parte delle quali sono state ricomprese nella legge di bilancio per i primi tre mesi del 2023. Il provvedimento, che ha già avuto l’ok del Senato, avrà oggi il via libera definitivo.
Giampiero Guadagni