Da parte sua il presidente di Confindustria Bonomi spiega di ”non vedere la recessione” e riconosce come un tasso del 3% ”non è un problema se l’azienda è sana”. Bonomi sollecita il Governo a fare le riforme. Con il Pnrr ”adesso i soldi ci sono. Le riforme vanno fatte per rendere questo Paese più moderno. Oggi in Italia ci vogliono 15,7 anni per realizzare un'opera ed entro il 2026 dobbiamo progettare, realizzare, rendicontare e pagare investimenti non indifferenti”. Quanto all’inflazione, Confindustria stima che, anche tenendo conto dei costi energetici ed alimentari, nella seconda parte dell'anno scenderà in modo importante.
E anche l’Ufficio parlamentare di bilancio afferma che l’inflazione in Italia sta rallentando la sua corsa ed è avviata verso una graduale flessione. Ma la dinamica dei prezzi resta ”più sostenuta dell’aumento dei salari” causando di fatto per i consumatori una ”rilevante perdita di potere d’acquisto”. Le stime considerano la piena attuazione dei programmi d’investimento del Pnrr”, puntualizza l'Upb che tuttavia segnala per l'economia italiana altri elementi di incertezza, a partire naturalmente dalla guerra.
A proposito di consumi, Confesercenti segnala una frenata della ripresa frena nel 2023. Quest’anno la spesa mensile media familiare, in termini reali, si fermerà infatti a 2.442,5 euro, ancora 50 euro in meno rispetto ai valori registrati nel 2019, ultimo anno prima della crisi Covid. Una previsione che, però, potrebbe cambiare radicalmente se il calo delle bollette dovesse essere confermato: la riduzione del peso delle utenze potrebbe infatti liberare fino a 30 miliardi di euro, rendendoli disponibili per la spesa delle famiglie. Nell’anno in corso la spesa media mensile familiare, in termini reali dovrebbe crescere solo del +0,6%, pari ad appena 14,6 euro in più al mese: l’incremento più basso nel triennio 2021-2023, una frenata che di fatto interrompe la ripresa post-pandemia.
Giampiero Guadagni