Continua la politica dei tagli nel settore del credito: cinquemila dipendenti sono in uscita volontaria da qui al 2019 secondo i piani industriali delle principali banche ma l’ondata di risanamenti e l’introduzione sempre maggiore delle nuove tecnologie potrebbe far salire il loro numero mettendo sotto pressione le risorse del Fondo, pagato dalle stesse banche, che fino a ora ha garantito di evitare i licenziamenti. La richiesta del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, nelle considerazioni finali, di cercare il ritorno alla redditività anche con tagli a dipendenti e filiali più incisivi, seppur non nuova, ha messo in allarme i sindacati del settore che lo scorso anno dopo un lungo confronto hanno siglato il rinnovo del contratto. “I costi totali del personale sono 25 miliardi. Anche se non avessimo più dipendenti avremmo a che fare sempre con i 40 miliardi di euro di crediti deteriorati non coperti che sono il vero problema del settore e la cui responsabilità non va data certo ai lavoratori” dice Giulio Romani della First Cisl. Secondo i dati della federazione dei bancari della Cisl sulle oltre 19mila uscite nei piani da qui al 2019 dei principali gruppi, oltre 14mila sono state già realizzate o in procinto di completarsi. Negli ultimi 10 anni il settore ha visto un calo netto fra entrate e uscite di oltre 13mila unità. Ma da inizio anno le cose si sono complicate. Il mercato ha sempre più penalizzato il settore dopo la vicenda delle 4 banche e quelle di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Le azioni del comparto quotano in Borsa con moltiplicatori bassissimi segno che c’è sfiducia oltre che sugli utili attesi e sul capitale anche sulla possibile tenuta di alcune. In questo quadro e con lo sviluppo sempre maggiore della tecnologia dove l’Italia ha ancora molto terreno da recuperare i piani potranno essere aggiornati.
(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)