Il concordato bis dovrebbe confluire in un emendamento al Decreto fiscale, al momento in discussione in Senato, provvedimento che viaggia in parallelo con la legge di bilancio. Il Concordato consente per due anni di pagare le tasse sulla base di una proposta formulata dall'Agenzia delle Entrate, coerente con i parametri contenuti nelle banche dati a disposizione dell'amministrazione finanzicaria e i redditi dichiarati dal contribuente.
Con le risorse raccolte il Governo punta ad abbassare, presumibilmente dal 35 al 33%, l'aliquota del secondo scaglione Irpef. La manovra al momento ha reso strutturale la riduzione da quattro a tre aliquote: con il gettito del concordato se ne potrebbero modificare i confini recuperando del sommerso. L’intenzione è intervenire anche sullo scaglione successivo, come ha ribadito lunedì la premier Meloni ai sindacati nel corso del lungo confronto sulla manovra.
Alcune stime parlano di almeno 2,5 miliardi di euro necessari per procedere ad un ritocco del secondo scaglione Irpef. Risorse che serviranno a sostenere il ceto medio e a far pagare meno tasse alle famiglie italiane. L’impegno in questo senso di Meloni, insieme alla presentazione degli altri cardini della legge di bilancio, non ha fatto cambiare le posizioni di Cgil e Uil che confermano lo sciopero del 29 novembre annunciato tempo fa da Landini e Bombardieri.
La pensa diversamente il segretario generale della Cisl Sbarra, che in una intervista alla Stampa sottolinea: ”Abbiamo una manovra che orienta due terzi della propria cubatura su lavoro, pensioni, famiglie, recependo nostre proposte. Scioperare? È chi lo fa, onestamente, che dovrebbe avanzare argomenti più convincenti”. Certo, aggiunge il numero uno di Via Po, ”la manovra è migliorabile, ma la strada giusta è il confronto, l'esercizio di responsabilità che deriva dalla delega che ci danno i nostri associati. Se per ogni passo usiamo sempre l'arma più radicale che abbiamo e scarichiamo tutto sui lavoratori vuol dire che non si è efficaci in sede di rappresentanza, e alla fine la gente se ne andrà dal sindacato, non ci ascolterà più. Basta vedere le adesioni degli ultimi scioperi per capire di cosa parlo”.
Sbarra elenca le cose da modificare: ”Incrementare le pensioni minime, fermare la riduzione strutturale degli organici nella scuola e il blocco parziale del turnover nelle PA, l'università e la ricerca. Vanno cancellate le riduzioni del fondo per l'automotive e recuperate risorse per non autosufficienza. Per il Mezzogiorno bisogna recuperare le risorse perdute con lo stop imposto dall'Europa a Decontribuzione Sud, rafforzando le misure meridionaliste introdotte in manovra”. La premier e i Mministri ”hanno dato piena disponibilità a definire incontri su questi temi nei diversi dicasteri, con l'obiettivo di trovare soluzioni dentro e fuori il perimetro della legge di bilancio".
E ieri Sbarra ha ricordato che quello della Cisl ”è un giudizio sindacale: vediamo recepite molte nostre proposte e ci sono provvedimenti che sostenevano unitariamente”. E appunto a proposito di unità sindacale nota che "su altre questioni c'è quando dobbiamo rinnovare e i contratti e gestire le vertenze e i licenziamenti. I partiti non hanno bisogno di forme inedite di collateralismo”.
Parole quelle di Sbarra pronunciate a margine della conferenza stampa di presentazione del "Manifesto del buon lavoro" realizzato da Compagnia delle Opere e Meeting di Rimini. Sostiene il leader della Cisl: ”La centralità dell'impegno per la persona è un impegno che la Cisl intende perseguire costruendo anche alleanze, lavorando per un grande piano di formazione e di crescita delle competenze. Noi stiamo vivendo una stagione positiva per quanto riguarda la crescita dell'occupazione giovanile e femminile, bisogna fare di più. E costruire le condizioni, per esempio, per determinare una prospettiva di ingresso nel mondo del lavoro per milioni che non studiano, non lavorano e non si formano quando abbiamo tante aziende che cercano e non trovano le competenze di cui hanno bisogno”. Tutto questo ”significa fare un grande e potente investimento sulle politiche attive, sulla formazione, rilanciare e dare efficienza ai centri per l'impiego da collegare con le agenzie per il lavoro interinale”.
Giampiero Guadagni