Un taglio della produzione di tre milioni di tonnellate per gli stabilimenti europei, inclusi quelli italiani. A pagare il prezzo maggiore dell'annuncio dato da ArcelorMittal saranno la Polonia, con la fermata totale del sito di Cracovia, e la Spagna, dove il gruppo ha deciso di rallentare la produzione dello stabilimento delle Asturie. Le conseguenze si sentiranno anche sull'ex Ilva, nelle mani del colosso siderurgico indiano da novembre. Si tratta tuttavia di una misura contingente, chiarisce una nota, dovuta ad una serie di fattori per lo più esterni al mercato europeo ma che ne stanno condizionando il funzionamento. Resta comunque confermato l'accordo siglato lo scorso settembre con il governo ed i sindacati: “Non cambia nulla nella strategia a lungo termine: si tratta di un adattamento temporaneo agli attuali andamenti del mercato”. La produzione dovrebbe scendere dunque da 6 a 5 milioni di tonnellate all'anno, per poi tornare a salire.
I sindacati ovviamente non l’hanno presa bene. Pur senza drammatizzare, spiega il segretario nazionale della Fim Valerio D’Alò, è chiaro che ” non si tratta di una buona notizia”, anche se ”gli andamenti del mercato e delle produzioni nel nostro paese ed a livello europeo” erano noti.
La stella polare resta l’accordo del 6 settembre: ”Faremo di tutto per portarlo avanti con responsabilità nella sua progressività”. Ma è chiaro, osserva il sindacalista, che ”tutti devono fare la propria parte. Ad esempio dal punto di vista energetico - fa notare - attendiamo da tempo l’avvio del tavolo permanente dedicato alle aziende energivore annunciato dal Governo ma a tutt’oggi non avviato”.
( Articolo integrale domani su Conquiste Tabloid)