I volumi prodotti aumentano soprattutto nelle coltivazioni (+1,5%) e nel comparto zootecnico (+0,6%), in calo invece le attività dei servizi agricoli (-1,5%). Prosegue il trend positivo delle attività secondarie (+5,2%). Annata favorevole per frutta (+5,4%), ortaggi freschi (+3,8%) e vino (+3,5%); in flessione cereali (-7,1%), olio d'oliva (-5%) e foraggi (-2,5%). In aumento i prezzi dei prodotti delle coltivazioni (+2,9%), mentre sono calati quelli del comparto zootecnico (-2,2%). Significativa anche la diminuzione dei prezzi dei beni e servizi impiegati nel settore (-4,5%). Il calo dell'input di lavoro impiegato nel settore agricolo (-2,6%) è risultato più significativo rispetto alla media (-0,9%) degli altri Paesi Ue27.
Molte le reazioni politiche e della categoria. Osserva il Commissario straordinario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli: ”Il primato raggiunto dall'Italia in Europa per il più alto valore aggiunto dell'agricoltura è una grande notizia non solo per il settore ma per tutto il Paese, soprattutto per le aree interne come quelle colpite dal sisma 2016. Insieme al Ministero dell'Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste e alle quattro Regioni, come Struttura Commissariale abbiamo sottoscritto uno specifico protocollo finalizzato a creare le condizioni per migliorare le opportunità di impresa nel settore agricolo del cratere sisma 2016 che presenta straordinarie potenzialità”. Aggiunge Castelli: "Le attività agro-silvo-pastorali sono strategiche per l'Appennino centrale, in quanto l'abbandono dei terreni aumenta il rischio di eventi distruttivi per persone e cose. Tornare a presidiare i territori attraverso l'utilizzo di nuove tecnologie e la valorizzazione dei prodotti grazie a filiere locali, oltre a ridare dignità a chi ci vive e lavora, permetterà di rendere più forte e coesa l'Italia”.
Ci sono anche aspetti fondamentali di cui tenere conto. ”In agricoltura i lavoratori stranieri sono "essenziali, visto che senza il loro contributo avremmo scaffali vuoti ovunque”, sottolinea il segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota, intervenendo ad Avezzano alla presentazione del 34esimo dossier statistico sull'immigrazione. Gli operai agricoli immigrati, ricorda Rota, ”sono oltre 360mila su un milione e le nostre proiezioni prevedono quota 500mila entro il 2030, mentre in Abruzzo rappresentano il 22,1%. Ma il settore fatica a trovare manodopera a causa dei bassi salari, delle condizioni difficili di lavoro, della mancanza di incentivi per i giovani e di tutele. E' dunque doveroso lavorare insieme, sindacati, imprese e istituzioni per innalzare la catena del valore del made in Italy agroalimentare”. Per questo, incontrando i ministri Lollobrigida e Calderone, la Fai Cisl ha chiesto e ottenuto l'impegno anche a implementare le ispezioni e le banche dati di ispettorato, Inps e forze dell'ordine. Oltre alle strategie repressive contro lo sfruttamento ci sono tante buone pratiche di lavoro ben contrattualizzato, di formazione linguistica e delle competenze, nonché di prevenzione anche in materia di salute e sicurezza”. L'Abruzzo, rileva il dossier, rappresenta un caso emblematico dell'immigrazione in Italia: in regione vivono quasi 86mila immigrati, più altri 33mila che hanno acquisito la cittadinanza negli ultimi anni, redistribuiti equamente tra le 4 province. La prima comunità è quella rumena, con 21.537 immigrati, seguita da Albania, Marocco, Ucraina e Cina.
Giampiero Guadagni