La richiesta di un tavolo era stata avanzata nei giorni scorsi dai sindacati per estire questa fase di straordinaria emergenza, evitando di trasferire il conflitto interpretativo all'interno dei tavoli dei rinnovi contrattuali che, invece, devono essere accelerati.
Il punto di partenza è la lotta al precariato e al dumping (contrattuale e salariale). Di fronte alla crescita dei contratti a tempo determinato, che negli ultimi mesi ha di fatto sostenuto la ripresa dell’occupazione, si fa strada un intervento di razionalizzazione delle tipologie contrattuali orientato proprio ad arginare il lavoro precario. Non sfugge l’andamento dei cosiddetti mini-jobs. Gli ultimi dati trimestrali, riferiti a fine 2021, delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro indicano la durata spesso breve se non brevissima (anche di un solo giorno) dei contratti attivati a tempo determinato: il 39,5% fino a 30 giorni, il 13,3% un solo giorno e solo lo 0,9% supera un anno. Dati recentemente ricordati dallo stesso Ministro, insieme alle criticità sui salari, che mostrano ”un arretramento delle retribuzioni” per le categorie più fragili del mercato del lavoro, a partire dalle donne e dai giovani. Una situazione da affrontare oggi con maggiore urgenza.
Alla luce della corsa dell'inflazione, i sindacati già da febbraio sono scesi in campo sostenendo che, nel confronto con Confindustria e le altre associazioni datoriali, si apra la discussione per rivedere il parametro oggi alla base nel rinnovo dei contratti nazionali che è l'Ipca (l'indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo) depurato dai costi energetici (che oggi sono quelli più in salita e che spingono in alto il livello generale dell'inflazione): mantenerlo così significa, a loro giudizio, non far crescere ma ridurre il valore reale dei salari. Per quanto riguarda le retribuzioni contrattuali, il Def nello scenario tendenziale ipotizza che ”gli adeguamenti dei minimi contrattuali continueranno a prendere come riferimento il tasso di inflazione al netto dei prodotti energetici importati”.
A marzo, ad esempio, l’indice nazionale dei prezzi al consumo al netto dell'energia è salito su base annua del 2,5%, mentre l'indice generale è cresciuto del 6,7%. Ma ”è sbagliato far ricadere sui contratti i costi delle speculazioni”, sostiene la Cisl.
La prossima settimana intanto riprenderà il confronto al ministero, dopo che un primo appuntamento tra Orlando e le parti sociali si era tenuto a metà gennaio sulle politiche per l’occupazione. I sindacati sono per cancellare i contratti più precari: la Uil da tempo richiama il patto spagnolo con cui si è eliminato il contratto a tempo determinato, lasciandolo solo in due casi: per sostituzione o picchi produttivi. Tra le proposte, la Cgil chiede l'introduzione di un unico contratto di inserimento al lavoro a contributo formativo e stabile. Questa mattina la questione salariale sarà al centro delle audizioni sul Def dei sindacati e di Confindustria davanti alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato.
Giampiero Guadagni