Venerdì 22 novembre 2024, ore 9:34

Meeting di Rimini

Giovani e lavoro, tre casi di eccellenza e una sfida

di Ester Crea

Rimini (dal nostro inviato) – Li vedi sempre indaffarati ad animare, controllare, sistemare ogni angolo del Rimini Fiera: sono i giovani volontari del Meeting. La maggior parte, poco più che ventenne, è ancora impegnata negli studi universitari. Ma dopo? Che prospettiva occupazionale si apre per questi ragazzi e per i loro coetanei? I dati, nonostante qualche timido segnale di miglioramento, restano drammatici, con una disoccupazione che nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 24 anni è sì scesa al 36%, ma a fronte di un costante aumento dei cosiddetti Neet, acronimo di Not (engaged) in education, employment or training", insomma giovani che non fanno nulla. Dati Eurostat alla mano, con il 31,1% di giovani Neet, l’Italia ha conquistato il poco invidiabile primato europeo, scavalcando anche la Grecia e la Croazia. E questo nonostante alcuni casi di eccellenza che proprio al Meeting hanno trovato testimonianza. Tra loro, quella di Dario Odifreddi, presidente della Fondazione Piazza dei Mestieri, un progetto formativo originale che accompagna gli adolescenti dalla scuola al lavoro. “La piazza dei mestieri – racconta Odifreddi - nasce cosí, dalla ferita di vedere tanti giovani senza lavoro. E nasce dall'amicizia tra le persone che si sono incontrate qualche decennio fa al meeting”. Il senso di questo progetto è quello di restituire dignità all’istruzione professionale, tanto per quanto riguarda i mestieri tradizionali quanto per le professioni del futuro. E l’obiettivo appare centrato: ad oggi sono già più di 3 mila i ragazzi formatisi alla Piazza dei Mestieri, nelle sedi di Torino e Catania, attraverso il modello duale di alternanza scuola-lavoro. Soddisfatti, dunque? Certamente no. Per lo stesso Odifreddi occorre fare di più. “Occorre investire nel sistema educativo, servono politiche attive, serve un grande piano Marshall per l'educazione e per il lavoro – scandisce - perché su questo ci giochiamo il futuro del Paese”.

E le aziende, che contributo possono dare? Enorme a giudicare dall’esperienza di Fabio Cerchiai, da 6 anni alla guida di Atlantia e di Autostrade per l'Italia. Anche lui testimone di eccellenza al Meeting di Rimini che, con una punta di civetteria ama ricordare i suoi inizi nelle Assicurazioni Generali come venditore porta a porta. Certo, non per tutti la scalata al successo ha avuto lo stesso esito, ma l’esperienza di Cerchiai getta un sasso nello stagno della rassegnazione che rischia di fagocitare un’intera generazione. “Da uomo di impresa mi sento di affermare che lo slogan della manifestazione ‘Tu sei un bene per me’ deve guidare qualunque impresa nell'approccio con il proprio capitale umano”. E se è indubbio che senza investimenti e senza ripresa economica sia difficile creare occupazione, ciò nondimeno le aziende per Cerchiai sono chiamate ad una compartecipazione di responsabilità, a prescindere dal quadro di difficoltà in cui si trovano ad operare. L’esempio del gruppo Atlantia e Autostrade per l’Italia è più che incoraggiante, specie in questi anni di crisi: “Eravamo 5mila dipendenti pochi anni fa, ora siamo 14mila e continuiamo a fare acquisizioni e assunzioni di giovani con programmi di tirocinio, anche in sinergia con alcuni istituti di formazione superiore”.

Formazione che, almeno per quanto riguarda l’istruzione professionale, da 15 anni a questa parte (cioè dalla riforma costituzionale del Titolo V, datata 2001) è stata messa in capo alle Regioni, con esiti assai difformi. In Lombardia, il cui governatore, Roberto Maroni, è un abitué del Meeting, il modello ha funzionato: la disoccupazione giovanile è al 32 % (decisamente sotto la media nazionale), i Neet sono il 18% e il tasso di abbandono scolastico è al 12% (3 punti percentuali in meno della media nazionale). Tratto caratteristico del modello lombardo è quel sistema duale scuola-lavoro che in altre economie avanzate esiste da anni e che ha già dato ottimi risultati. “E’ un sistema che funziona perché è win win”, sottolinea Maroni: “Conviene alle imprese ed è una straordinaria opportunità per i ragazzi”. Il Governatore snocciola anche qualche dato: la Regione in questi anni ha triplicato i percorsi formativi; 3 giovani su 4 trovano lavoro nell’arco di 12 mesi; 9 aziende su 10 si dicono soddisfatte dei neoassunti. “La chiave vincente del modello lombardo – ribadisce Maroni - è la sussidiarietà e l'integrazione tra soggetti pubblici e privati accreditati”. Ma la preoccupazione del Governatore è che la nuova riforma costituzionale ricentralizzi queste politiche, penalizzando le regioni più avanzate. Per Maroni è un’occasione in più qui a Rimini, per ribadire il proprio sostegno al fronte del no nella campagna referendaria che sta arroventando il dibattito politico di questi mesi.

A stemperare gli animi ci pensa Maurizio Del Conte, presidente dell’Anpal, acronimo di Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, recentemente introdotta dal Jobs Act, che assicura “ il trasferimento delle buone pratiche a quelle sacche di inefficienza non più tollerabili nel nostro Paese”. Tradotto: se il modello lombardo funziona, saranno le altre Regioni a farne tesoro. Del Conte si dice convinto che la strada imboccata dal nostro mercato del lavoro sia senza ritorno: “I tempi oggi sono cambiati. L'economia è cambiata e la garanzia riposta nel contratto a tempo indeterminato non esiste più. I giovani lo sanno bene. Il lavoro è sempre più destinato ad essere composto da una pluralità di contratti e il problema è sostenere e tutelare il lavoratore nelle fasi di passaggio. La creazione dell'Anpal dimostra che questa consapevolezza è ormai maturata. Obiettivo dell'agenzia, a livello nazionale, - sottolinea Del Conte - è di non lasciare indietro nessuno, abbandonando quell'idea di competere abbattendo il costo del lavoro che, come dimostra l’esperienza degli ultimi anni, è esattamente la via più sicura per il declino”.

( 20 agosto 2016 )

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