È soprattutto nei “Pensieri”, una specie di Zibaldone autobiografico, non destinato alla pubblicazione, che la vis corrosiva di Montesquieu si lascia andare in lungo e in largo, con osservazioni, appunti, aforismi che spaziano da argomenti importanti a questioni apparentemente quotidiane, dalla struttura dell’anima al funzionamento dei piaceri, dalla politica alla letteratura, dalle virtù ai vizi, dalla ricerca del piacere allo svolgimento delle professioni, dalle arti alle tecniche, dalle vicende sentimentali allo stile. Qui troviamo il Montesquieu più autentico, pungente ma mai viscerale, censore quasi sempre indulgente e bonario delle debolezze umane. Un Montesquieu per troppo tempo tenuto nascosto, visto che i diari videro la luce, dopo molte vicissitudini, solo nel 1941