C’è un cuore medievale nella città di Roma, smarrito tra le magniloquenti vestigia della romanità imperiale, ombreggiato dalla prepotenza spettacolare delle sovrapposizioni barocche e dissolto nel tessuto edilizio di epoca moderna. È la città delle torri e dei campanili, la città dei palazzi e degli antichi monumenti quella che si manifestava agli occhi dei primi pellegrini e che li confortava e premiava dopo le difficoltà del lungo viaggio. Un’immagine che ci è stata tramandata dalla felice rappresentazione dipinta da Cimabue nella vela dell’Ytalia nella Basilica superiore di Assisi. Le ricerche prodotte in oltre quaranta anni di studi promossi dall’Università La Sapienza hanno contribuito a restituire il più possibile il volto nascosto della città nell’“età di mezzo”. Un volto religioso e civile, ufficiale e quotidiano.
Parte dei risultati di queste indagini sono finalmente divulgati in una suggestiva mostra allestita a Roma, nelle sale di Palazzo Braschi. L’esposizione, curata da Marina Righetti e Anna Maria D’Achille, copre un arco temporale che va dal VI al XIV secolo, da Gregorio Magno all’indizione del primo Giubileo indetto da Bonifacio VIII nel 1300. La Roma cristiana determinata da Costantino si fa nuova nella materia e nella cultura con San Gregorio Magno, “il primo papa dell’età di mezzo, il fondatore della Roma medievale…”, come specificava Richard Krautheimer nel suo imprescindibile volume su Roma nel medio evo. La città di Roma era il fulcro dell’Europa e del Mediterraneo, attraeva fedeli e pellegrini dal nord, ma anche uomini dal mondo arabo e dalla Persia