Giovedì 24 ottobre 2024, ore 20:31

Libri

Un tributo ad Agatha Christie

di ENZO VERRENGIA

Un giallo che più giallo non si può, perché in giallo. Gioco di parole che si attaglia a “I delitti della casa decagonale”, in quanto scritto dal giapponese Ayatsuji Yukito. E del Sol Levante ha tutte le caratteristiche: territoriali, espressive e cadenzate. Eppure l’autore ha una specializzazione che pare tutta protesa verso l’occidente, nel ricreare i meccanismi del giallo classico, del tutto svincolato dall’ambientazione. In “I delitti della casa decagonale” riproduce di primo acchito la dinamica delittuosa della Agatha Christie di “Dieci piccoli indiani”, che oggi, per volere di un pronipote piegatosi alla dittatura del politicamente corretto, si intitola “Erano in dieci”. Qui sono in sette, giovani studenti di varie facoltà universitarie nipponiche, approdati su Tsunojima, l’isola delle corna, così denominata per via di propaggini che si allungano fra le onde. Ciascuno di loro sostituisce le proprie impronunciabili generalità con quelle di noti giallisti. Sfilano pertanto Leroux, Christie, Van Dine, Poe, Orczy, Queen e Carr. Hanno intenzione di dipanare un enigma legato al luogo. La strana costruzione del titolo è opera di tale Nakamura Seiji, architetto di enorme ricchezza, che vi si è ritirato venti anni prima insieme alla moglie, una coppia di servitori e un giardiniere pendolare. Sennonché tutti questi originari abitanti dell’isola sono morti in un incendio che ha distrutto l’adiacente Villa Blu, probabilmente uccisi non dalle fiamme bensì da un assassino mai scoperto. Gli aspiranti detective, componenti di un circolo di appassionati del giallo, vogliono venire a capo di un mistero irrisolto persino per l’efficientissima polizia giapponese. Uno del gruppo, Van Dine, è raffreddato. Il clima marzolino non lo aiuta a rimettersi. Finché non lo trovano morto nella sua stanza. I superstiti sembrano perdersi in vacue discettazioni di “detection”, mentre la morte stringe inesorabile il cappio intorno a ciascuno.

Visibile fotocopia del meccanismo di “Dieci piccoli indiani”. Solo apparentemente. In “I delitti della casa decagonale” serpeggiano memorie inquietanti. Ci pensa l’autore a convogliare l’interesse già denso dei lettori verso un evento del loro passato recente. E lo fa dando la parola a Kawaminami, un amico che non ha voluto prendere parte alla spedizione sull’isola delle corna. È lui il detentore del legame fra gli eventi che incalzano gli amici e la morte della bellissima Chiori, anche lei iscritta al circolo ma restia per un vissuto personale degno del miglior feuilleton. Infine c’è Kojiro, fratello dell’architetto assassinato e in odore di una relazione con la cognata Kazue.

Si può comprendere, perciò, che a questo punto Yukito ha ben dilatato la vena enigmista del giallo rompicapo in un ritratto impietoso della società giapponese di sempre.

( 24 ottobre 2024 )

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Un giallo che più giallo non si può, perché in giallo. Gioco di parole che si attaglia a “I delitti della casa decagonale”, in quanto scritto dal giapponese Ayatsuji Yukito

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