Giovedì 30 gennaio 2025, ore 13:31

Filosofia

Edmund Husserl, un nuovo metodo della conoscenza

di STEFANO CAZZATO

“Le mere scienze dei fatti creano meri uomini di fatto […] Nella miseria della nostra vita questa scienza non ha niente da dirci. Essa esclude di principio quei problemi che sono più scottanti per l’uomo, il quale, nei nostri tempi tormentati, si sente in balìa del destino; i problemi del senso e del non-senso dell’esistenza umana nel suo complesso”.
Era così, con la diagnosi del fallimento del pensiero europeo, che in una famosa conferenza del 1935 (La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale) un’ormai vecchio Edmund Husserl sintetizzava il declino del mondo occidentale ripiegato sul regno dei mezzi, incapace di interrogarsi su quello dei fini e avviato verso l’infausto destino che l’attendeva alla fine degli anni Trenta.
I nazisti lo avevano già cacciato dall’università di Friburgo, e avrebbero sicuramente bruciato i suoi scritti se padre Herman van Breda non li avesse provvidenzialmente trasferiti in Belgio, a Lovanio, dove nacque poi l’archivio intitolato al filosofo contenente una leggendaria mole di carte di cui molte pubblicate dopo la morte avvenuta nel 1939.
Non era banalmente una polemica contro la scienza, quella di Husserl, condotta da posizioni psicologiste o idealiste, ma un duro atto di accusa contro una cattiva scienza che, smarrite le ragioni ultime, comportava come risvolto tragico la caduta nell’irrazionalismo e nel nichilismo.  
Rotto il legame originario tra noesi e noema, tra soggetto e realtà, tra pensiero e esigenze vitali, sostituita la vita con la teoria, la scienza con le sue applicazioni aveva tradito il senso stesso del conoscere. Era allora la ricomposizione della frattura tra la coscienza e il mondo, apertasi nel cuore stesso dell’essere, quella che andava ricomposta. E’ a questo Husserl si era dedicato a partire dai primi anni del Novecento prima con le “Ricerche Logiche” (1900) e “La filosofia come scienza rigorosa” (1911), poi con “Idee per una fenomenologia pura” (1913) e “Logica formale e trascendentale” (1929), quindi con le “Meditazioni cartesiane” (1929).
Husserl inizialmente mette a fuoco il carattere intenzionale della coscienza, proprio nel senso di tensione verso qualcosa di esterno, un oggetto o fenomeno, che non le appartiene del tutto. La fenomenologia viene definita come un metodo che descrive i movimenti della coscienza rispetto agli oggetti intenzionati, la relazione tra percezione e percepito, tra giudizio e giudicato, tra ricordo e ricordato e così via.
Successivamente approfondisce il concetto di “correlato oggettivo” per affermare che la coscienza è sempre coscienza di qualcosa. Non più l’ego cogito cartesiano ma l’ego cogito cogitatum.
Una svolta decisiva ulteriormente ribadita da una delle formule più note della fenomenologia (“andare verso le cose stesse”) che indica la direzione, la meta verso cui tende la coscienza destinata altrimenti a rimanere vuota.
Il punto è che la coscienza non può però accontentarsi di essere impressionata dall’oggetto che - finché si resta sul terreno empirico - le appare sempre in modo confuso, insufficiente, inadeguato, mostrandosi sotto alcuni aspetti attuali e tenendone nascosti altri inattuali. L’oggetto, se vogliamo utilizzare una metafora, è sempre in ombra, per quanto lo si rivolti sotto tutti i lati.
Se non si può prescindere da un’intuizione empirica dell’oggetto, come momento iniziale del conoscere, bisogna poi mettere tra parentesi quello che appare evidente al senso comune, all’esperienza, per pervenire all’eidos, il modo di essere proprio dell’oggetto, la sua essenza o idea universale, quello che l’oggetto ha in comune con altri oggetti simili, indipendentemente  dalle tante differenze empiriche: l’universale come causa del particolare o il particolare come manifestazione dell’universale.
Lo strumento di questo atto dubitativo, di sospensione, di revoca delle rappresentazioni obiettive della scienza, di formazione dell’oggetto come fenomeno interiorizzato, è quello che Husserl chiama epochè. Essa consente di ripensare in modo rigoroso una filosofia che era diventata “al massimo un semifabbricato scientifico o un miscuglio indistinto di visioni del mondo”, rendendosi ancillare sia alle scienze della natura sia alle scienze dello spirito. Per combattere l’esattezza fittizia delle prime e il relativismo pericoloso delle seconde la filosofia aveva il dovere di trovare un suo metodo, autonomo e rigoroso.
C’era però un problema che Husserl conosceva bene, quello che poi gli sarebbe valso l’accusa un po' affrettata di soggettivismo e idealismo. Che cosa restava dopo le varie tappe della riduzione eidetica? La coscienza, per quanto aperta, ritornava ad essere irrelata nel momento in cui, messo tutto in dubbio attraverso l’epochè, manteneva ben salda la consapevolezza del suo esistere se è vero che “il meditante mantiene come esistente, in modo indubitabile anche se il mondo non esistesse, se stesso come ego puro delle cogitationes”.
Si può pensare che questa fosse un’idea limite, quasi paradossale, che comunque ribadiva un primato del soggettivo. Husserl affrontò il problema spiegando che quando usiamo la parola io per indicare la coscienza lo facciamo perché non abbiamo un’altra parola altrettanto chiara a portata di mano, aggiungendo che la coscienza non è un io empirico ma una facoltà trascendentale comune a tutti, la precondizione dell’esperienza del mondo, un’esperienza che però può essere fatta collettivamente e comunicata tramite il linguaggio.
Gli uomini condividono le stesse modalità di conoscenza. Esiste un io trascendentale perché esiste un noi trascendentale che è la causa del riflettersi dell’uno nell’altro, dello specchiarsi, del comprendersi, dell’immedesimarsi, del partecipare, del ritrovarsi insieme in un mondo che, più che di oggetti, è fatto di vissuti. Il mondo è una comunità di rimandi, di contatti, di analogie, di sinergie tra soggetti. E’ una realtà empatica come avrebbe poi spiegato una delle allieve più originali di Husserl, Edith Stein.
La questione del senso non è una faccenda privata che riguarda il soggetto ma una pratica intersoggettiva che è “espressione di un’universale forma strutturale essenziale” della coscienza. Il soggetto individuale e individuato non solo era correlato agli oggetti, ma lo era anche attraverso una forma comune agli altri soggetti.
Partendo da Cartesio e passando attraverso Kant, Husserl riteneva così di aver esplorato a fondo il continente della soggettività, quel continente che il filosofo francese meritoriamente aveva scoperto ma di cui “non aveva colto il senso proprio”.
Questo esito, come è noto, non convinse molti tra cui Martin Heidegger che nel 1927 ruppe il rapporto con l’amico e maestro a partire dal ribaltamento che prima dell’essere, del soggetto, della coscienza, c’è il mondo, anzi l’essere è nel mondo. Al netto delle critiche però non si può negare la profonda influenza che la fenomenologia ha esercitato sulla cultura, non solo filosofica, del XX secolo. Il filosofo tedesco ha lasciato un’eredità insuperabile, coltivata da allievi come Ingarden e Fink e da continuatori originali come Scheler, Levinas, , Jaspers, Ricoeur.
Ha ricevuto l’apprezzamento di filosofi della scienza come Ryle e Bachelard, di esponenti del pensiero critico come Adorno e Lyotard, di esistenzialisti come Sartre e Merleau-Ponty.

 

( 2 febbraio 2021 )

Libri

Naufraghi per scelta

La versione italiana di “The Shelter from the Spray” (1952) è la cronaca di 23 mesi trascorsi da due fratelli tedeschi su un desolato lembo di terra nell’Atlantico meridionale

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Tarquinia

Nuove frontiere della ricerca archeologica

Gli Etruschi, sono uno dei popoli antichi dell’area Mediterranea che riesce a suscitare ancora oggi curiosità e interesse

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Magazine

Via Po Cultura

SOLO PER GLI ABBONATI

Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma dal 2015 al 2023, auspica che il 27 gennaio sia un momento di riflessione generale che giunga soprattutto ai giovani per affrontare il presente e scegliere quale futuro si vuole creare per non replicare gli errori del passato

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

FOTO GALLERY

Immagine Foto Gallery

© 2001 - 2025 Conquiste del Lavoro - Tutti i diritti riservati - Via Po, 22 - 00198 Roma - C.F. 05558260583 - P.IVA 01413871003

E-mail: conquiste@cqdl.it - E-mail PEC: conquistedellavorosrl@postecert.it