“Il CARA di Mineo (Catania) rappresenta il luogo più significativo ed emblematico dell'accoglienza dei profughi e richiedenti asilo in Italia. Il rischio che diventasse una e teatro di gravi fenomeni di marginalità e degrado sociale sono stati denunciati subito dopo la visita al centro di una delegazione del Forum Nazionale del Terzo Settore della quale fece parte anche il sottoscritto". Dopo le polemiche di questi giorni, seguite al duplice omicidio di due anziani coniugi ad opera di un ragazzo ivoriano ospite del centro, così interviene il presidente nazionale dell’Anolf, Mohamed Saady.
"All'interno del centro - spiega Saady - convivono decine di etnie dove si parlano lingue e si professano religioni differenti. Uomini, donne, famiglie ammassate, giovani che bivaccano per anni nel pieno della campagna catanese: tutti in attesa di quel pezzo di carta che riconosca loro lo status di rifugiato".
"Così concepiti, i Centri di accoglienza non possono essere la soluzione - prosegue Saady - ma possono diventare un potenziale altro problema. Diventano, infatti, grandi spazi di raccolta per numeri molto ampi di persone, che si trovano però sempre ad una certa distanza dai centri abitati. L'integrazione ed una accoglienza degna di questo nome non ci sembrano essere garantite, è urgente realizzare micro strutture di accoglienza creando condizioni di maggiore umanità e più gestibili".
"Abbiamo bisogno di costruire un nuovo paradigma dell'accoglienza - conclude Saady - il Governo prenda coraggio e chiuda con i Cara simbolo di un'accoglienza mancata. In Italia ci sono delle questioni urgenti da affrontare, come ad esempio, ricomporre l'accoglienza in un sistema unico nazionale a prescindere dall'entità dei flussi migratori e accelerare le decisioni del vertice UE - Africa previsto per fine novembre a Malta di creare centri di accoglienza nei paesi di transito gestiti dall'UNHCR assieme alle ONG, in modo da consentire a chi ha diritto di asilo di presentare domanda e non rischiare di essere incluso nella tratta degli esseri umani, andando incontro a morte certa".
La denuncia di Saady, peraltro, giunge nel giorno in cui la Corte Ue ha bocciato la legge italiana che impone a cittadini extracomunitari richiedenti il rilascio o il rinnovo di un permesso di soggiorno, di pagare un contributo tra 80 e 200 euro. Un costo che i giudici hanno giudicato “sproporzionato rispetto alla finalità dalla normativa Ue”, e che “può creare ostacoli all’esercizio dei diritti”. Sentenza anche questa destinata ad alimentare il fuoco delle polemiche politiche.