Venerdì 22 novembre 2024, ore 8:13

La guerra 

Risposta europea per l’Ucraina 

Davanti agli orrori della guerra l’Italia lavora con determinazione per la cessazione delle ostilità. Ma lo sforzo diplomatico potrà avere successo solo quando lo vorrà realmente Mosca. Così il premier Draghi nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue di giovedì e venerdì. Draghi ha incassato l’appoggio unanime del Parlamento. Crisi ucraina, caro energia, sostegno all'ingresso dell'Ucraina in Ue, difesa comune europea, governance economica dell’Ue, revisione di alcune regole comuni come quelle per il settore dell'agricoltura: questi i temi principali affrontati prima a Montecitorio poi a Palazzo Madama.
Osserva Draghi: i prezzi dell'energia sono ancora molto alti rispetto al livelli storici, più di cinque volte rispetto a un anno fa. E nel pomeriggio in aula al Senato dice: ”La richiesta da parte di Putin di pagamento in rubli ha fatto salire il prezzo del gas di 15 euro/MWh”.
Draghi ha ricordato il pacchetto di misure varato dall'ultimo Cdm per famiglie e imprese, si è detto consapevole della necessità di altri interventi e di una risposta europea per una gestione comune del mercato dell'energia. ”Le speranze di una imminente ripresa - ha osservato il presidente del Consiglio - si affievoliscono, serve una risposta europea ma non occorre un ripensamento del Pnrr nelle sue scadenze e nei suoi obiettivi. Il Pnrr è cruciale per aumentare la nostra crescita permanente al di là degli eventi che ci colpiscono”.
Nel dibattito in aula il punto più controverso è stato quello dell'invio di aiuti militari all’Ucraina. A tutte le obiezioni Draghi ha replicato che la posizione di non inviare aiuti militari a chi viene aggredito rappresenta “un terreno molto scivoloso che ci porta a giustificare tutti gli autocrati, a cominciare da Hitler e da Mussolini, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi”. Significherebbe, insomma, “difendere il Paese aggressore” e avallare l'idea che “gli ucraini accettino pacificamente la schiavitù”. Detto questo, prosegue Draghi, ”non dobbiamo alimentare uno scontro tra Occidente e Russia, anche perché non si può dimenticare che ci sono cittadini russi che si oppongono alla linea della guerra decisa da Putin e a loro va espressa solidarietà”. Per fare la pace, però, ”bisogna essere in due. E finché Putin, che non ha scuse, non accetterà la via diplomatica nessun negoziato avrà buon esito”. Ma, attenzione, ricorda Draghi "lo sforzo diplomatico deve coinvolgere anche la Cina che ha grande influenza nelle dinamiche geopolitiche e di sicurezza globale. E' fondamentale che l'Ue sia compatta per mantenere il dialogo con Pechino”.
Draghi ha parlato anche di sicurezza e difesa europea: “Nel percorso verso una difesa comune è essenziale sviluppare capacità adeguate per essere un fornitore di sicurezza credibile. Ciò può avvenire soltanto se rafforziamo la nostra industria della difesa e la rendiamo più competitiva dal punto di vista tecnologico ma soprattutto meglio integrata a livello europeo. Abbiamo tutti da guadagnare da un miglior coordinamento anche nell'ambito della difesa”. Aggiunge il premier: “I fondatori dell'Unione europea, fra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente europeo, e proprio per questo abbiamo progettato la comunità europea di difesa e vogliamo creare una difesa europea. Proprio per questo vogliamo adeguarci all’obiettivo del 2%" del Pil, che abbiamo promesso alla Nato”.
Giampiero Guadagni

( 23 marzo 2022 )

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