Ribadendo quanto aveva detto anche il Presidente della Repubblica Mattarella in apertura dello stesso evento della Cei, il Papa ha sottolineato che la democrazia ”non coincide semplicemente con il voto del popolo. Nel frattempo a me preoccupa il numero della gente ridotta che è andata votare”. La democrazia ”esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare”. Il Pontefice è preoccupato soprattutto dall'ondata populista che sembra attraversare tutte le principali democrazie del mondo: ”La partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va allenata, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”. Quindi l'appello ai cattolici a scendere in campo: ”Non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce”.
A Trieste i temi legati alla democrazia sono stati analizzati sotto diversi profili. Nella tavola rotonda di sabato sera, la segretaria generale aggiunta della Cisl Funarola ha sottolineato: ”La vera sfida da lanciare in questo Paese si chiama partecipazione, nei luoghi di lavoro, nella società e nella politica”. Per Fumarola ”c’è un evidente clima di sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e la politica come emerge dalle enorme percentuale di astensione in tutte le consultazioni elettorali. Se ad ogni competizione vanno a votare meno del 50% degli elettori è un problema per la stessa qualità della democrazia. Ecco perché la Cisl pensa che la vera riforma istituzionale che serve al Paese sia quella della partecipazione, in attuazione dell’articolo 46 della Costituzione per far partecipare i lavoratori, collaborare, condividere obiettivi e profitti nelle aziende private e pubbliche. Questo può non solo servire ad alzare i salari, qualificare il lavoro, l’impresa e il prodotto, a gestire eventuali criticità, a porre un’attenzione diversa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche a rivitalizzare, nella società il ruolo dei cittadini rispetto alla vita delle istituzioni e della politica. Come ha detto Papa Francesco: nessuno esiste senza gli altri, nessuno può fare tutto da solo, bisogna risvegliare la partecipazione nei giovani”. Insomma ”è tempo di lasciarsi definitivamente alle spalle il Novecento, l’eterno conflitto tra capitale e lavoro, l’inevitabile e permanente contrapposizione ideologica tra impresa e lavoratori. I risultati, la sostenibilità, la coesione sociale possono arrivare solo unendo gli sforzi, nel segno della corresponsabilità, di libere e autonome relazioni industriali, coinvolgendo i lavoratori nelle scelte e negli utili delle imprese. Per questo chiediamo al Governo ed alle forze parlamentari di accelerare l’esame degli emendamenti sulla nostra legge sulla partecipazione, presentati a Montecitorio così da permettere una rapida approvazione e rendere davvero possibile questa svolta storica”.
Giampiero Guadagni