Quanto al salario minimo ”temo che la fissazione per legge di un salario minimo diventi non una tutela aggiuntiva ma una tutela sostitutiva. La soluzione, invece, è estendere i contratti collettivi a vari settori e intervenire per ridurre il carico fiscale sul lavoro”. E sul reddito di cittadinanza ”ha fallito gli obiettivi per cui era nato, mettendo e nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva lavorare, mettendo insieme politiche sociali e politiche attive del lavoro. Vogliamo tutelare chi non è in grado di lavorare, chi ha perso il lavoro, gli invalidi; ma per chi può lavorare la soluzione è creare posti di lavoro, inserire queste persone in corsi di formazione anche retribuiti”.
L’inquilina di Palazzo Chigi si dice poi preoccupata per il clima di violenza politica. Cita ”l’inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil; e le azioni dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br”. Ricorda Marco Biagi, nell’anniversario dell'assassinio da parte delle Br, ”un uomo che ha pagato con la vita il suo impegno e il suo lavoro”.
L’appuntamento con Meloni era atteso anche perché si tratta del primo premier di centrodestra a partecipare all’assise della Cgil. Solo tre capi di Governo, prima della Meloni, avevano preso parte ai 18 congressi della storia del sindacato di Corso Italia: l’ultimo Prodi nel 1996; e prima di lui Spadolini nel 1981 e Craxi nel 1986. Nei giorni scorsi, Landini ha ricordato che la Cgil in passato ha invitato tutti i presidenti di Consiglio: Berlusconi nel 2010 inviò Gianni Letta; Renzi nel 2014 e Conte nel 2019 (anno in cui Landini fu eletto) non andarono.
E così Meloni all’inizio del suo intervento ha ringraziato dell’invito ”tutta la Cgil, anche chi mi contesta, in alcuni casi con slogan efficaci” (il riferimento esplicito e ironico è allo slogan sanremese di Chiara Ferragni, rivisitato per l’occasione). Meloni sottolinea: ”Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto e in coerenza con un percorso di ascolto e confronto che il governo intende portare avanti. Questo congresso nazionale è un esercizio di democrazia che non può lasciare indifferente chi ha responsabilità decisionale”.
A darle la parola il segretario generale Landini con una premessa: ”Il nostro è un congresso aperto, abbiamo detto che dobbiamo imparare ad ascoltare, ascoltare anche chi può avere idee, posizioni, proposte diverse dalle nostre, condizione che permette di poter chiedere il diritto di poter essere ascoltati”. Un appello non raccolto soltanto da una trentina di sindacalisti più intransigenti che hanno lasciato la sala cantando Bella Ciao. Nella mezz’ora di intervento della premier nessun fischio e un solo applauso, quando Meloni ha condannato l’assalto alla sede del sindacato. La sala rimane invece impassibile al ricordo di Marco Biagi.
Giampiero Guadagni