Venerdì 3 maggio 2024, ore 21:35

Sanità

Lombardia: caos su liste d’attesa. Il privato prende il sopravvento

Sapere quanto tempo è necessario attendere per accedere a una visita o effettuare un esame diagnostico in Lombardia è impresa impossibile. I dati sulle liste d’attesa sono infatti diventati “off-limits” per una scelta politica che tiene all’oscuro cittadini e addetti ai lavori sul rispetto dei tempi previsti dalla legge per potersi curare. Non resta quindi che munirsi di impegnativa e tanta pazienza, attaccarsi al telefono – o al web – e scoprire che per essere visitato potrebbero anche volerci dei mesi e un po’ di km, perché non è detto che l’appuntamento più prossimo sul calendario sia nel centro più vicino a casa. 
“La trasparenza dei dati è totalmente assente – commenta Roberta Vaia, segretaria regionale CISL Lombardia – Questo a discapito dei cittadini a cui viene negato il diritto di sapere in che girone infernale si stanno imbattendo. La difficoltà principale poi è data dal fatto che in Lombardia non esiste un’agenda unica di prenotazione che integri il pubblico con il privato accreditato. Questo obbliga il cittadino a fare più telefonate e a visitare più siti web, diventando quasi a sua volta un operatore. Nonostante sia ormai passato un anno dall’annuncio dell’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Guido Bertolaso, il progetto del CUP unico non si vede. E non si vedrà tanto presto, per non dire affatto, poiché le strutture sanitarie utilizzano sistemi informatici diversi e nessuno è pronto a far sì che le diverse tecnologie confluiscano in una sola. Parlando con i nostri iscritti, ma anche con colleghi, famigliari e amici, raramente si trova qualcuno che abbia fatto un percorso lineare nella prenotazione nel rispetto dei tempi previsti per legge. Molto più frequentemente i cittadini si sentono rispondere che le agende di prenotazione sono addirittura chiuse. Questa è una prassi che non è ammissibile e per cui le strutture sanitarie possono essere sanzionate”. 
Questi disagi all’ordine del giorno per i lombardi vengono costantemente portati ai tavoli di discussione in Regione Lombardia dalla CISL. “Per andare oltre questi problemi si può intervenire su più fronti – prosegue Vaia – Il primo punto, come detto, è la creazione di un’agenda unica e di una semplificazione degli strumenti per prenotare. Altro fronte è affrontare l’appropriatezza prescrittiva da parte dei medici e il nodo del personale. La carenza di medici, professioni infermieristiche, tecnici della prevenzione, solo per citarne alcuni, è una delle problematiche urgenti da affrontare. In questi anni ci sono state importanti procedure concorsuali ma altrettanto importanti fuoriuscite dal mondo del lavoro sia per il massiccio ricorso del pensionamento, sia per un forte esodo dal pubblico, ma anche dal privato, da questi luoghi di lavoro ritenuti spesso non vivibili non solo per le aggressioni ai sanitari ma anche per l’organizzazione del lavoro. In un contesto di scarsità serve ancora di più pianificazione e programmazione, aspetti che fatichiamo a vedere”. 
Oltre alla discussione politica, ci sono poi interventi pratici a sostegno dei cittadini. L’ultimo in ordine di tempo è l’apertura dei Punti Salute CISL pensati per dare informazioni e supporto nella prenotazione soprattutto alle persone più fragili e che hanno meno dimestichezza con gli strumenti informatici. “Non tutti ancora sanno che esiste un apposito modulo da compilare e consegnare agli UPT delle strutture sanitarie per far sì che vengano rispettati i tempi previsti dalle impegnative. Per concludere, ritengo necessario intervenire per regolamentare meglio il rapporto tra pubblico e privato. Ho ben presente la composizione del sistema sanitario regionale e di come sia consistente la presenza delle strutture private accreditate, che rappresentano circa il 30% dell’offerta di ricovero in ambito sanitario e la quasi totalità dell’offerta residenziale in ambito sociosanitario, e oltre il 40% delle prestazioni di specialistica ambulatoriale. Se però riteniamo importante, non solo a parole, che sia indiscutibile la salvaguardia del sistema pubblico e della sua preminenza programmatoria, organizzativa e tecnologica rispetto all’erogazione dei servizi, allora bisogna intervenire sulle regole di governo della collaborazione tra pubblico e privato, in un’ottica di cooperazione e integrazione e non di sostituzione. In questo senso bisogna che Regione Lombardia su quelle attività di cura e di assistenza che la programmazione individua come necessarie assegni al privato budget ma ne orienti anche l’impegno, anziché lasciare decidere al privato quali attività svolgere. In questo momento abbiamo infatti attività come l’oculistica e la dermatologia che sono completamente in capo al pubblico, che infatti è al collasso”. 
Alessia Riva

( 18 aprile 2024 )

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