Domenica 8 settembre 2024, ore 1:28

Sanità 

Liste d'attesa, va aperto il confronto

Parte tra le polemiche il piano contro le liste attesa, approvato martedì scorso in Consiglio dei ministri, che ha dato il via libera sia a un decreto legge sia a un disegno di legge. Due diversi provvedimenti che per il ministro della Salute Schillaci sono ”frutto di un lavoro che ci ha visti confrontare con Regioni, ordini professionali e associazioni dei cittadini”. Ma proprio le Regioni, chiamate ad applicare la maggior parte delle misure, ribadiscono ”l'assenza di concertazione” e definiscono le misure ”astratte e prive di coperture”. Per difendere i provvedimenti scende in campo anche la premier Meloni che in un video sui social parla di ”passi in avanti molto significativi”, ricordando che tutti saranno chiamati a ”maggiori responsabilità" compresi i cittadini. Se non si dovessero presentare alla visita, senza disdire con un preavviso di due giorni, dovranno comunque pagare il ticket anche se in misura ridotta”. La premier annuncia anche 60 milioni per i dipartimenti salute mentale.

Inevitabilmente un provvedimento come questo a pochi giorni dalle elezioni diventa terreno di polemiche. Critiche arrivano dal Pd, che parla di ”fuffa elettorale”. Per la segretaria Schlein ”non ci sono risorse sufficienti per abbattere le liste di attesa”.

Sono due i testi nei quali si è sdoppiato l'intervento del governo. Da una lato il decreto legge, in tutto 7 articoli con una piattaforma nazionale per il monitoraggio, che dovrà dialogare con quelle regionali, nasce un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e dei convenzionati. Se le visite non vengono erogate nei tempi previsti dalle classi di priorità, viene garantita la prestazione in intramoenia o nel privato accreditato. C'è il divieto di sospendere o chiudere le agende, si attiva un sistema di recall che eviterà il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate. Si potranno poi fare visite ed esami anche il sabato e la domenica e in ogni azienda ospedaliera le ore di intramoenia non dovranno superare l'attività ordinaria.Sale inoltre la spesa per il personale: pari al 15% dell'incremento del Fondo sanitario rispetto all'anno precedente. Il tetto di spesa dal 2025 viene abolito ma ci sarà il calcolo di un fabbisogno standard di personale. Il decreto prevede anche un piano d'azione per il rafforzamento dei servizi sanitari e sociosanitari nelle 7 regioni del sud destinatarie del Programma Nazionale Equità nella Salute 2021-2027. Prevista anche una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei sanitari impegnati nella riduzione delle liste.

Tra le misure principali del disegno di legge (15 articoli) c'è l'aumento del 20% delle tariffe orarie per il personale per i servizi aggiuntivi contro le liste d'attesa, la possibilità per gli specializzandi di incarichi libero professionali fino a 10 ore settimanali e sono confermate le misure contro i gettonisti con la possibilità di assumere con contratti di lavoro autonomo. Aumentano i limiti di spesa per l'acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati, inoltre le Regioni assegnano obiettivi annuali sulla riduzione delle liste di attesa per la valutazione e la verifica dell'attività dei direttori regionali della sanità e dei direttori generali delle aziende. In base al raggiungimento o meno di tali obiettivi sono previsti premi, sanzioni e anche la sospensione.

Commenta il segretario confederale della Cisl Ganga: ”Il tema delle liste d'attesa e del rispetto dell'erogazione dei Lea è uno dei punti su cui si caratterizza la piattaforma sulle politiche della salute della Cisl presentata al ministro fin dal luglio 2023. Rispetto alla delicatezza del tema da tempo abbiamo chiesto di aprire un confronto che si inserisca in un quadro più generale di riordino del Ssn a partire dalla definizione di un nuovo Piano Sanitario Nazionale di cui il territorio rappresenta uno dei punti centrali”. In attesa di leggere il testo ”riteniamo importante la volontà di omogeneizzare i percorsi per ridurre le liste di attesa oggi presenti nelle diverse realtà regionali. Per la Cisl il tema delle liste di attesa continua ad essere fortemente collegato con quello delle dotazioni organiche sulle quali rimane imprescindibile affrontare il problema della carenza di personale. Da tempo le nostre categorie hanno indicato il percorso per cui accogliamo favorevolmente le maggiori risorse economiche stanziate per rivedere gli attuali limiti di spesa del 15% che però rappresenta solo un primo passo in attesa del superamento totale delle regole attuali, consapevoli che solo intervenendo sul versante assunzionale potranno essere risolte le grandi criticità oggi presenti nella sanità del nostro Paese”. Per contrastare le insostenibili condizioni di lavoro in cui si trovano oggi gli operatori della sanità e garantire ai cittadini le prestazioni attese ”rimane centrale il giusto riconoscimento economico per tornare a rendere attrattive la professione medica, infermieristica e tutte le professioni sanitarie e socio sanitarie, per questo se per un verso è un primo segnale la scelta del decreto di defiscalizzare le prestazioni straordinarie”. Inoltre ”è fondamentale riallineare i contratti alle naturali vigenze economiche prevedendo la defiscalizzazione sui premi di risultato anche nel settore pubblico, esattamente come avviene nel settore privato. Continuiamo ad essere perplessi, invece, sul ricorso al privato accreditato che penalizza, di fatto le risorse che potrebbero essere veicolate sul pubblico, ribadendo che per la Cisl è imprescindibile procedere tempestivamente al rinnovo del contratto di lavoro ormai scaduto da tempo”.

Da parte sua il segretario generale della Cisl Fp Petriccioli sostiene che ”c’è il rischio che la montagna partorisca il topolino e non possiamo permettercelo. Ritenendo positiva l’attenzione che il Governo ha posto sulla materia, il decreto e il ddl volti a snellire le liste d’attesa nel settore sanitario e a cercare soluzioni alle diseguaglianze regionali e al fenomeno delle mobilità attive e passive, stando alle prime indiscrezioni, nei passaggi parlamentari dovranno dare una risposta completa alle numerose criticità legate alla carenza di personale”. In una intervista al portale Nurse24.it, Petriccioli chiede ”una chiara definizione dei percorsi di valorizzazione e crescita professionale degli oltre 540mila tra professionisti sanitari, lavoratrici e lavoratori, riscrivendo le regole dell’ordinamento professionale e adeguando il sistema indennitario”. Un cambiamento che si può fare agendo in due direzioni: intanto ”eliminando la misura antistorica introdotta con il decreto Madia che fissava un tetto di spesa al salario accessorio, insieme a tutti i vincoli che gravano sulle amministrazioni come il riferimento al livello di spesa del 2004 ridotto dell’1,4% per quanto riguarda le assunzioni, misura che il Ministro ha annunciato di voler eliminare a partire dal 2025; Inoltre, ”sfruttando le leve della contrattazione collettiva. Bisogna lavorare ad un nuovo Patto Sociale per assicurare l’erogazione uniforme dei Livelli Essenziali di Assistenza; procedere ad una riforma dei corsi di laurea e ad un sostanzioso piano occupazionale perché, al 2030, un terzo degli attuali occupati nel comparto andranno in pensione”.

Giampiero Guadagni


 

 

 

 

 

( 4 giugno 2024 )

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