Dopo rancore e incertezza, parole chiave del 2017 e 2018, il Censis sceglie ”incertezza” come tratto distintivo del 2019.
Si sentono intrappolati nell’incertezza il 69% degli italiani, con un logoramento sfociato da una parte in stratagemmi individuali di autodifesa e dall’altra in ”crescenti pulsioni antidemocratiche”. Al punto che per il 48% ci vorrebbe ”un uomo forte al potere”.
Il 69,8%, inoltre, è convinto che nell’ultimo anno siano aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Mentre secondo il 58% anche l’antisemitismo è in crescita.
Questo clima di depressione generalizzata ha però la sua ragione profonda altrove. Il Censis la individua nel declino dello stato sociale, in affanno dal punto di vista della sostenibilità finanziaria, che instilla negli italiani la paura di dover provvedere da soli a bisogni primari che consideravano assicurati dalla rete del welfare.
Volgendo lo sguardo all’economia lo stato d’animo dominante non cambia. Qui il Censis allinea i numeri del mercato del lavoro - campo di battaglia tra i favoriti delle forze politiche sotto qualsiasi governo - e dipinge un quadro a tinte fosche. L’aumento dell’ occupazione nel 2018 e nei primi mesi del 2019 è solo un ”bluff” che non produce reddito e crescita.
Il bilancio di questa lunga stagione di recessione e stagnazione segna - 867mila occupati a tempo pieno e 1,2 milioni in più a tempo parziale. Il part time involontario riguarda 2,7 milioni di lavoratori, con un boom tra i giovani (+ 71,6% dal 2007). Dall’inizio della crisi al 2018, le retribuzioni del lavoro dipendente sono scese di oltre mille euro l’anno mentre i lavoratori che guadagnano meno di 9 euro l’ora lordi sono 2,9 milioni.
Quanto alla politica, il rapporto conferma il sentimento di disaffezione che da anni serpeggia nel paese. Una disaffezione che trova però un antidoto nella televisione, capace di calamitare l’attenzione del 42% quando di scena sono i politici. Si tratta in realtà di un’illusione, ammonisce il Censis: gli italiani si accostano ai talk come alle fiction. Non a caso l’astensionismo dilaga.
C’è poco da stare allegri, insomma. E infatti, commenta la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, quello delineato dal Censis è ”un quadro preoccupante, la fotografia di un’Italia in declino, che non cresce e che non ha fiducia nelle sue potenzialità. Un paese che - sottolinea Furlan - chiede più concretezza e scelte responsabili alla politica, più risposte collettive e meno dibattiti televisivi”.