Lo scorso anno si è aggiunta un’altra piaga che ha moltiplicato ulteriormente i poveri: la pandemia. ”Essa - sottolinea il pontefice argentino - continua a bussare alle porte di milioni di persone e, quando non porta con sé la sofferenza e la morte, è comunque foriera di povertà. Alcuni Paesi stanno subendo gravissime conseguenze, così che le persone più vulnerabili si trovano prive dei beni di prima necessità”. Le lunghe file davanti alle mense per i poveri, sottolinea il Papa, ”sono il segno tangibile di questo peggioramento. Uno sguardo attento richiede che si trovino le soluzioni più idonee per combattere il virus a livello mondiale, senza mirare a interessi di parte. In particolare, è urgente dare risposte concrete a quanti patiscono la disoccupazione, che colpisce in maniera drammatica tanti padri di famiglia, donne e giovani. La solidarietà sociale e la generosità di cui molti, grazie a Dio, sono capaci - scrive Francesco - unite a progetti lungimiranti di promozione umana, stanno dando e daranno un contributo molto importante in questo frangente”.
Scrive ancora Bergoglio: ”Il Vangelo di Cristo spinge ad avere un’attenzione del tutto particolare nei confronti dei poveri e chiede di riconoscere le molteplici, troppe forme di disordine morale e sociale che generano sempre nuove forme di povertà”. Inoltre ”sembra farsi strada la concezione secondo la quale i poveri non solo sono responsabili della loro condizione, ma costituiscono un peso intollerabile per un sistema economico che pone al centro l'interesse di alcune categorie privilegiate. Un mercato che ignora o seleziona i principi etici crea condizioni disumane che si abbattono su persone che vivono già in condizioni precarie. Si assiste così alla creazione di sempre nuove trappole dell’indigenza e dell'esclusione, prodotte da attori economici e finanziari senza scrupoli, privi di senso umanitario e responsabilità sociale”.
Ma se i poveri sono messi ai margini, come se fossero i colpevoli della loro condizione, ”allora il concetto stesso di democrazia è messo in crisi e ogni politica sociale diventa fallimentare”. Serve dunque ”un differente approccio alla povertà. Una sfida che i Governi e le Istituzioni mondiali hanno bisogno di recepire con un lungimirante modello sociale, capace di andare incontro alle nuove forme di povertà che investono il mondo e che segneranno in maniera decisiva i prossimi decenni.”. Oggi nelle aree del mondo economicamente più sviluppate ”si è meno disposti che in passato a confrontarsi con la povertà. Lo stato di relativo benessere a cui ci si è abituati rende più difficile accettare sacrifici e privazioni. Si è pronti a tutto pur di non essere privati di quanto è stato frutto di facile conquista. Si cade così in forme di rancore, di nervosismo spasmodico, di rivendicazioni che portano alla paura, all’angoscia e in alcuni casi alla violenza”.
Sottolinea ancora Papa Francesco: ”Ci sono molte povertà dei ’ricchi’ che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei ’poveri’, se solo si incontrassero e conoscessero. Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa di sé nella reciprocità. I poveri non possono essere solo coloro che ricevono; devono essere messi nella condizione di poter dare, perché sanno bene come corrispondere. I poveri ci insegnano spesso la solidarietà e la condivisione”.
Giampiero Guadagni
(Foto, fonte Vatican News)