Martedì 7 gennaio 2025, ore 0:38

Economia

La lunga crisi delle Tlc

La crisi del settore delle telecomunicazioni italiano ha una scia lunghissima. Tra 2010 e 2023, secondo i dati diffusi in queste settimane da associazioni datoriali e sindacati del comparto, i ricavi si sono abbassati di 14,7 miliardi, scendendo a quota 27,2, e mandando in fumo il 35% del mercato. Alcuni dati sono emblematici. Nel 2010 il flusso di cassa era positivo per 10,5 miliardi, ossia il 21% dei ricavi, ma nel 2023 è sceso a 500 milioni. La cifra è tornata in positivo, dai meno 3,8 miliardi del 2022, sui quali però pesava la maxirata per le frequenze del 5G. Senza quell’esborso, il flusso di cassa del 2022 sarebbe stato di 700 milioni: maggiore quindi del 2023. In questi anni, va ricordato, in Italia il settore ha subito flessioni superiori a quelle europee. Ma sia nel nostro Paese che nel resto della Ue, la crisi è legata a una bassa redditività e a un’intensa concorrenza, che mantiene i prezzi troppo bassi rispetto ad altre economie. In Italia, in particolare, a fronte di una netta crescita del traffico dati, sia per rete fissa che per mobile, i prezzi hanno subito una netta riduzione nell’ultimo decennio: tra dicembre 2013 e dicembre 2023 i prezzi medi per questa tipologia di beni e servizi sono calati del 25,8%, la flessione maggiore riscontrata tra tutte le principali economie europee.
Per questo, dalle imprese arrivano richieste di interventi strutturali: si va dalla richiesta dell’introduzione di misure di mitigazione per il costo dell’energia (anche, nel medio-lungo periodo, equiparando le telco alle imprese energivore), all’invito al Governo ad agire in ambito europeo per garantire una competizione equa nel mercato digitale assicurando il “Level playing field” tra tlc e Big Tech (con la richiesta di una contribuzione agli investimenti sostenuti dalle telco per le proprie reti), fino alla richiesta di estensione degli incentivi del Piano 5.0 ad acquisti di beni e servizi delle telecomunicazioni.
Anche i sindacati del settore chiedono alla politica maggiore attenzione al futuro di questo comparto strategico. I gruppi che hanno investito nelle frequenze del 5g, secondo la Fistel Cisl, “non sono stati sufficientemente supportati in termini di risorse e di infrastrutture dalla politica”. E quando queste erano presenti “sono state affidate a società estere”. Non solo. Il sindacato sottolinea la necessità che Google o Amazon, che sfruttano le tlc, facciano anch’essi la loro parte. Per fare queste cose, tuttavia, ricordano i sindacati, è necessaria “molta più attenzione” da parte della politica. 
Sul fronte dei consumi e della clientela, il mercato tlc è in una fase statica. Nei primi nove mesi dell’anno, secondo l’Osservatorio sulle comunicazioni di Agcome, non ci sono variazioni di rilievo nella fotografia della rete di tlc. In Italia ci sono 20,25 milioni di linee e quasi la metà sono ormai quelle in fibra. Per gli accessi ad alta velocità, Tim si conferma il maggiore operatore con il 36,4% degli accessi, seguito da Vodafone con il 16,1% e da Wind Tre e Fastweb rispettivamente con il 14,3% ed il 13,3%. Seguono, a distanza, Sky Italia (3,8%), Eolo (3,6%) e Tiscali (3,4%). 
Sky Italia, segnala l'Authority, è l’operatore che ha mostrato, su base annua, il maggiore dinamismo, guadagnando 0,6 punti percentuali. In crescita anche il segmento degli operatori di minori dimensioni, che si valuta rappresentino oltre il 9% del mercato. Relativamente al segmento delle linee in fibra, Tim detiene il primo posto con il 26,3% del mercato, Seguono Wind Tre (17,2%), Vodafone (17,1%), Fastweb (15,4), Iliad (5,7%) e Sky Italia (5,5%).
Ilaria Storti
 

( 30 dicembre 2024 )

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