La Camera dà il via libero definitivo alla riforma della scuola con 277 sì, 173 no e 4 astenuti. L'approvazione - che era ormai scontata visti i numeri della maggioranza di Governo a Montecitorio - non ferma la battaglia di sindacati, studenti e lavoratori contro il provvedimento. Battaglia che, come hanno più volte sottolineato i rappresentanti sindacali, rischia di finire anche nelle aule dei tribunali.
"E' una brutta legge quella approvata oggi dal Parlamento, che non risolve ma aumenta i problemi della scuola, ridotta ancora una volta a pretesto per giochi politici fini a sé stessi - commenta il segretario generale Cisl Scuola, Francesco Scrima -. Il nostro giudizio è pesante sia per i contenuti del provvedimento, sia per il modo in cui è stato gestito il percorso che ha condotto alla sua approvazione". Il governo, evidenzia Scrima, si assume "la grave responsabilità del mancato confronto col mondo della scuola, di cui ha voluto trascurare irragionevolmente il grande patrimonio di idee, competenze, esperienze, professionalità".
L'Esecutivo, ragiona il dirigente sindacale, nella presunzione di poter "riformare la scuola a colpi di slogan", ha scelto di non tener conto della protesta unitaria che ha coinvolto lavoratori, studenti, genitori e anche semplici cittadini. "E i risultati - aggiunge Scrima - si sono visti nel confuso 'fa e disfa' con cui ha messo a punto le sue proposte, trasfuse in un provvedimento di legge che spesso rasenta l’incostituzionalità e il cui percorso di approvazione appare segnato da non poche forzature".
Il leader di di Cisl Scuola critica anche coloro i quali hanno tentato di dipingere le piazze affollate della protesta "come l’espressione di una resistenza corporativa al cambiamento", poiché "su ogni aspetto toccato dalla legge, dalle assunzioni – numero e modalità - alla gestione del personale, alla valutazione, alla valorizzazione del merito, esistono precise e argomentate proposte, elaborate e condivise dalle più accreditate espressioni dell’associazionismo professionale e sindacale, che il governo non ha mai tenuto nella benché minima considerazione".
Scrima mette in guardia sul rischio che "le farraginose procedure di assunzione" previste dal ddl inneschino "un diffuso contenzioso, per ragioni che appaiono evidenti a chiunque abbia un minimo di conoscenza del funzionamento della scuola, oltre che un minimo di buon senso".
"Ma si estende in termini più generali - aggiunge il sindacalista - il rischio che questa riforma introduca nel sistema non gli asseriti fattori di sana competizione, ma preoccupanti e pericolosi fattori di conflitto e tensione, minando alla radice l’idea di scuola come comunità che educa e istruisce, fondata su principi e pratiche di partecipazione, condivisione, collegialità e cooperazione fra le diverse figure professionali".
"Noi - conclude Scrima - quell’idea di scuola siamo impegnati ad affermarla e difenderla con determinazione anche rispetto alle modalità con cui si vorrà dare attuazione a questa legge, sia con riferimento agli aspetti di immediata efficacia che a quelli rimessi a successiva decretazione da parte del governo. Soprattutto la difenderemo in sede contrattuale, nell’ambito di un rinnovo del contratto che è la stessa Corte Costituzionale a indicare come doveroso e ineludibile". L'apporvazione, dunque, non ferma la battaglia del sindacato e di tutto il mondo della scuola.