Con un intervento spot riferito solo ad un segmento della popolazione, ma un Piano nazionale contro la povertà con l’introduzione progressiva del Reddito di inclusione sociale. Alla vigilia del varo della legge di Stabilità, l’Alleanza contro la povertà, che raccoglie 35 soggetti appartenenti a istituzioni, sindacati e terzo settore, ribadisce l’urgenza di una strategia nazionale di contrasto alla povertà. Il reddito di inclusione sociale proposto dall’Alleanza è un mix di misure di integrazione del reddito e di welfare territoriale da introdurre gradualmente, con in incremento progressivo dell’utenza, partendo il primo anno con un milione e quattrocentomila persone in condizione di più grave povertà, per poi estenderlo, fino a raggiungere nel 2019 i 6 milioni di persone in povertà assoluta. Con un conseguente incremento anno per anno della spesa da parte dello Stato, fino a renderla strutturale: per il primo anno occorrerebbero 1,8 miliardi per arrivare poi a 7 miliardi nel corso dei quattro anni. La proposta - come ha spiegato Gianni Bottalico, presidente delle Acli e portavoce dell’Alleanza - parte dalle ”famiglie più indigenti indipendentemente dall’età o da altre caratteristiche dei componenti”. E quanto anticipato dal premier Matteo Renzi, che ha parlato di intervento a favore dei bambini nella legge di Stabilità, secondo l’Alleanza rischia di essere un altro intervento parziale e non risolutivo. ”Chiediamo al governo - ha aggiunto Bottalico - di riconoscere che ogni povero, in quanto tale ha diritto a sperare in un futuro migliore”. L’Alleanza non esclude ”azioni di mobilitazione” per sostenere l’iniziativa. “Nell’attuale situazione di emergenza sociale - dice il segretario confederale Cisl Maurizio Bernava - riteniamo che il Reddito di Inclusione Sociale vada introdotto al più presto e si trovino già da questa Legge di Stabilità le risorse necessarie per avviarlo dal 2016 ovvero 1,8 miliardi di euro. Il governo deve fare uno sforzo per recuperare le risorse necessarie a far partire il Reis in un piano quadriennale che contempli sì la gradualità, ma anche la certezza sugli obiettivi da raggiungere anno dopo anno, fino alla completa introduzione di uno strumento organico, strutturale e universale di lotta alla povertà”. “Non possiamo più accettare la logica delle sperimentazioni, basate esclusivamente su fondi europei, dunque per loro natura temporanee e rivolte solo a determinate categorie di soggetti. Questa è la sfida che dobbiamo affrontare nei prossimi anni – conclude Bernava - una nuova scelta per la Cisl che è pienamente consapevole dell’importanza di riformare il nostro welfare”.