Questo il metodo. Quanto al merito Draghi ha elencato una serie di cose fatte: ”Il Governo si è mosso con rapidità per tutelare i lavoratori di fronte alle molte crisi di questi anni. Abbiamo introdotto l'assegno unico per i figli, con la riforma dell’Irpef abbiamo sostenuto i redditi delle famiglie, soprattutto le più deboli. Questi maggiori trasferimenti valgono a regime quasi 14 miliardi di euro e rendono il nostro sistema fiscale più razionale e progressivo. Prevediamo che la pressione fiscale quest'anno cali di 0,4 punti percentuali rispetto all'anno scorso: la riduzione più consistente degli ultimi sei anni”.
Per sostenere i salari ”abbiamo ridotto i contributi a carico dei lavoratori per il 2022. Per tutelare i cittadini dai rincari energetici, abbiamo ampliato la platea di persone che possono usufruire del bonus sociale elettricità e gas e tagliato le accise sui carburanti. Abbiamo introdotto un'indennità una tantum da 200 euro per 28 milioni di italiani”. Per abbattere la precarietà e rafforzare le tutele nel mercato del lavoro ”occorre investire anche nella formazione professionale. Con uno stanziamento da circa 600 milioni di euro rafforziamo il sistema duale, per sviluppare competenze utili nel mondo del lavoro. Vogliamo eliminare gli ostacoli che storicamente limitano l'occupazione delle donne. Lo facciamo con le politiche di welfare - come l'aumento degli asili nido - e attraverso gli sgravi contributivi per le aziende che si impegnano a garantire la parità di genere. Abbiamo anche introdotto sgravi fiscali per le lavoratrici che rientrano al lavoro dalla maternità”.
Resta naturalmente tanto da fare. A partire dalla sicurezza sul lavoro. In un passaggio particolarmente applaudito, Draghi ha sottolineato: ”Con la collaborazione attiva di voi sindacati, siamo intervenuti per rafforzare e rendere più partecipato il sistema dei controlli. Potenziare le attività ispettive, però, non basta. Le aziende devono fare attività di formazione, di manutenzione, di prevenzione. È un tema di civiltà, che qualifica una democrazia”.
La guerra in Ucraina rende gli sforzi di cambiamento più complessi e, al tempo stesso, ancora più necessari. Draghi dunque afferma: ”Oggi, mentre le ragioni della forza tentano nuovamente di prevalere nel cuore dell'Europa, voglio ricordare l'insegnamento di un economista che ha dato molto all'Italia, alla sua civiltà del lavoro. 'L'utopia dei deboli - diceva Ezio Tarantelli - è la paura dei forti'. Lo dimostra la storia del movimento dei lavoratori nel nostro Paese. È così che si costruisce la forza di una democrazia libera”. Per questo, abbiamo scelto senza esitazioni di metterci al fianco di un popolo aggredito. Per questo abbiamo condannato senza esitazioni gli attacchi neofascisti alla sede della Cgil. Dobbiamo difendere la forza delle istituzioni democratiche, i loro valori fondanti. Dobbiamo mantenere una prospettiva economica, sociale, civile condivisa. Dobbiamo continuare a esserci per cambiare”.
Esserci per cambiare è sempre meglio esserci che non esserci. Ma l’assenza di giovedì dei leader di Cgil e Uil Landini e Bombardieri al Congresso della Cisl - relatori annunciati nella tavola rotonda sull’Europa - non è sintomo di disimpegno di una spaccatura tra sindacati. L'assenza, comunicata personalmente a Sbarra, è stata motivata con ” inaspettati impegni di natura familiare e personale”.
Resta l’occasione persa. Ma il leader della Cisl sottolinea: ”"Noi continuiamo a sostenere la necessità di strutturare il dialogo e il confronto. Solo in questo modo possiamo creare insieme le condizioni per una ripartenza e la ricostruzione del Paese risollevandolo dalle macerie dell'emergenza sanitaria e della più grave crisi economica, sociale, occupazionale dal dopoguerra ad oggi. Il metodo del dialogo e del confronto è quello che ci ha consentito in questo ultimo anno di conquistare risultati importanti e che lo stesso presidente del Consiglio ha richiamato. Questa è la strada per costruire un grande patto sociale”.
Nell’intervento di mercoledì pomeriggio che ha aperto i lavori congressuali, il numero uno di Via Po si era rivolto a Landini e Bombardieri (seduti in platea accanto ai leader di tutte le principali forze politiche del Paese): ”Bisogna ritrovarsi su modelli, contenuti e percorsi sindacali”, divisi con lo sciopero separato del 16 dicembre scorso. Ma, ha ribadito, ”l’unità non è un feticcio fine a se stesso”.
Sbarra rilancia la sfida per un patto sociale, recuperando lo spirito del 1993. Apprezzando il richiamo fatto da Draghi allo slogan del Congresso. ”'Esserci per cambiare' significa rafforzare e rendere strutturale il dialogo e il confronto tra governo e parti sociali”. Un patto sociale ”per la crescita, lo sviluppo e il lavoro; e per affrontare le grandi priorità: una nuova politica dei redditi che salvaguardi il potere d'acquisto di salari, stipendi e pensioni, una forte accelerazione degli investimenti e per mettere in grande evidenza il tema del lavoro, la sua qualità e stabilità, gli investimenti sulla salute e la sicurezza sul lavoro”.
Giovedì anche le audizioni dei sindacati sul dl Aiuti. Il segretario confederale Cisl Romani ha osservato: ”Bene il prelievo dei maxi profitti, ma la via più facile sarebbe trovare percorsi di riduzione dei costi di energia e gas”.
Per la Cgil, con la segretaria confexerale Fracassi, ”il bonus da 200 euro è limitativo e servirà uno strumento finalizzato e più importante dal punto di vista economico per sostenere le fasce più deboli”.
Per il segretario confederale Uil Proietti ”l’aumento della tassazione degli extraprofitti è giusto e deve essere propedeutico ad un'estensione della tassazione a tutte altre aziende, non solo di natura energetica”.
Giampiero Guadagni