Le misure dovrebbero impedire alle imprese di delocalizzare in modo aggressivo. Andrà trovata una sintesi politica dentro la maggioranza, e soprattutto bisognerà capire come configurare i nuovi strumenti per contenere il fenomeno della delocalizzazione. L’obiettivo è stabilire delle regole affinché l’Italia non sia più per alcuni imprenditori stranieri solo un passaggio, giusto il tempo di usufruire di alcune agevolazioni e contributi per poi chiudere l’attività licenziando lavoratori e danneggiando l’indotto.
“La nuova legge antidelocalizzazioni, su cui stanno lavorando Todde per il M5S e Orlando per il Pd - si legge nella nota diffusa dall’ufficio stampa della viceministra - potrebbe essere varata a settembre. E non è escluso si trovi il modo di applicarla alle vertenze in corso”.
Tra le proposte: comunicare ogni scelta preventivamente alle istituzioni, convocare un tavolo istituzionale, redigere un piano di reindustrializzazione, che indichi le potenzialità del sito produttivo ed eventuali riqualificazioni, obbligare le imprese all’utilizzo forzoso degli ammortizzatori nel caso in cui non rispettino la procedura, obbligare a comunicare alle istituzioni con un anticipo di 6 mesi l’intenzione di chiudere. In questo caso sarà nominato un advisor al quale toccherà esplorare se esistono davvero soluzioni alternative, nuovi investitori interessati. Le aziende che non rispetteranno la procedura dovranno obbligatoriamente accedere agli ammortizzatori sociali. Se nei precedenti cinque anni hanno preso soldi pubblici dovranno restituirli con gli interessi. E se violeranno la nuova procedura dovranno anche pagare una multa, il 2% del fatturato.
Sa. Ma.