Dal nostro punto di vista, le cose procedono secondo i tempi previsti. Nel giro di poco più di un anno i Comuni hanno presentato e trasmesso progetti al Governo, consentendo così l’assegnazione di tutte le risorse disponibili. Anzi, i progetti elaborati dai Comuni valevano il doppio dei 40 miliardi di euro che ci erano stati assegnati, a dimostrazione di un patrimonio di progetti che sarebbero in grado di trasformare il volto del Paese. Come abbiamo recentemente ricordato nel corso dell’Assemblea di Genova, i Comuni stanno compiendo uno sforzo straordinario per l’attuazione del Piano. I dati parlano di 140 mila gare già bandite dai Comuni tra progettazione ed esecuzione dei lavori e di 10 miliardi di euro già spesi in investimenti dai Comuni nel 2023, che alla fine dell’anno arriveranno a 15 miliardi.
Vi preoccupa lo spostamento nel Repower di parte delle risorse a voi assegnate, anche per la messa in sicurezza del territorio?
Beh, a fronte di questa dimostrata capacità di progettare prima, e di superare poi tutti gli ostacoli burocratici nel pieno rispetto delle regole e dei tempi, siamo rimasti negativamente sorpresi quando il Governo – all’inizio di agosto – ha deciso di togliere 13 miliardi di finanziamenti Pnrr a opere che in molti casi erano già in stato avanzato. Dalla revisione concordata con Bruxelles ai Comuni sono stati risparmiati 3 miliardi di tagli. Ne restano però ancor 10 da coprire. E questo resta un grande problema. la nostra posizione è nota: se per queste opere verranno confermati i finanziamenti europei, noi saremo in grado di completarle. Altrimenti, il Governo dovrà mettere per iscritto con quali altri fondi nazionali saranno finanziate. Certo, noi non ci rinunciamo: sono opere utili alle nostre comunità, impegni che abbiamo preso con i nostri concittadini oltre che, in molti casi, con le imprese che stanno lavorando.
L’Anci è allarmata per i tagli della manovra economica agli enti locali. Cosa chiedete a Governo e Parlamento?
Sì, siamo molto allarmati. Ritornano, dopo sette anni che ci avevano visto faticosamente rimontare la corrente dei tagli dell’epoca dell’austerity, dispositivi di drastica riduzione risorse a carico degli enti territoriali. La norma prevista dalla legge di bilancio prevede tra il 2024 e il 2028 un taglio di 200 milioni annui a carico dei Comuni e di 50 milioni annui a carico di Città metropolitane e Province, da ripartire in proporzione della spesa corrente di ciascun ente. Inoltre, nella legislazione vigente era già previsto per il triennio 2023-25 un taglio di 100 milioni annui sui Comuni e di 50 milioni per le Città metropolitane e le province: ci siamo battuti contro questa prospettiva e almeno questo colpo lo abbiamo evitato. Infatti, appena arrivata in Parlamento la manovra è stata corretta su questo punto e questo taglio specifico è stato eliminato per il 2023, anche perché nella maggior parte dei Comuni i bilanci erano già stati chiusi. Rimangono però tutti gli altri tagli, per gli anni prossimi: se applicati causerebbero mancati trasferimenti agli enti locali per quasi un miliardo e mezzo di euro.
E quali sarebbero le conseguenze se questi tagli fossero confermati?
Sono risorse che ai Comuni sono indispensabili per garantire un livello accettabile di servizi essenziali per i cittadini, in un momento in cui tante famiglie soffrono i morsi della crisi economica e si rivolgono agli enti di prossimità sul territorio per ricevere un sostegno che noi sindaci, se le misure della manovra non cambiano, non saremmo in grado di garantire.
A proposito di riforme, si discute molto di quelle istituzionali, A suo giudizio è un diversivo, oppure queste riforme possono avere un effetto concreto per la vita dei cittadini italiani?
Qualsiasi riforma istituzionale ha un effetto concreto sulla vita dei cittadini, in quanto si ripercuote sul funzionamento della macchina dello Stato. Sulle riforme attualmente in discussione, io ho la mia opinione come esponente di un partito politico, mentre come presidente dell’Anci rispetto le posizioni diverse che attraversano la comunità dei sindaci italiani.
Sull’autonomia differenziata abbiamo espresso un punto di vista condiviso sul punto che nessun potenziamento delle competenze regionali potrà andare a detrimento di quelle dei Comuni. E sulla forma di governo ci siamo limitati a notare che, se fosse mantenuta l’attuale formulazione che non prevede limiti di mandato per il presidente del consiglio eletto direttamente, a quel punto non si potrebbe che dare seguito alla richiesta storica dell’Anci di abolire il tetto dei due mandati per i sindaci, che già adesso ci pare assurdo in quanto limita gravemente il diritto dei cittadini a decidere loro se un amministratore merita di essere confermato o mandato a casa.
Presidente Decaro, nel sommario delle riforme istituzionali necessarie al Paese può essere inserito anche il tema della partecipazione dei lavoratori, rilanciato in questi giorni dalla Cisl?
Sono fermamente convinto che la democrazia italiana non sarà completa finché non saranno introdotti strumenti efficaci ed equilibrati di partecipazione dei lavoratori alla vita, all’organizzazione e anche alle decisioni delle aziende.
È un tema ormai antico, che però non ha mai trovato una risposta adeguata. Nei momenti e nelle situazioni di crescita come in quelli di crisi, i lavoratori devono avere il diritto di partecipare pienamente al destino e alle scelte che riguardano le proprie aziende. Credo che sia anche una questione di identità, che è un tema che noi sindaci avvertiamo molto fortemente, legato al territorio: anche alle aziende stesse conviene che i lavoratori possano riconoscersi in ciò che fanno, in come lo fanno e nell’esito del proprio impegno.
Giampiero Guadagni