Martedì 22 ottobre 2024, ore 7:31

Dissesto idrogeologico 

Dai cambiamenti climatici rischi per la stabilità economica 

Anche se la situazione sta lentamente migliorando, resta l’allerta per il maltempo in Emilia Romagna. E restano anche le polemiche politiche sulle responsabilità di lavori annunciati, finanziati e mai fatti dopo l’alluvione di 16 mesi fa. Ma questo è il momento di affrontare l’emergenza. Sottolinea il leader della Cisl Sbarra: ”Bisogna fare ogni sforzo per sostenere le tante famiglie sfollate, chi ha perso il lavoro e ogni fonte di reddito. La tutela del territorio e il riassetto idrogeologico rappresentano una priorità per il nostro Paese perché è in gioco ogni giorno la vita di migliaia di persone. Occorre unità di intenti, trasparenza e concretezza nei necessari interventi infrastrutturali in tutto il territorio nazionale”. Quello che davvero non si può più dire o sentire dire è che si tratta di eventi inaspettati. Da inizio anno in Italia si sono già registrati 1.900 eventi estremi. Dal 1944 al 2023 i danni prodotti da dissesto idrogeologico (frane, alluvioni) e terremoti hanno raggiunto in Italia la maxi-cifra, ai valori correnti, di 360 miliardi di euro, secondo i calcoli della Società Italiana di Medicina Ambientale, che ricorda come con i cambiamenti climatici in atto eventi estremi come quello che ha colpito nelle scorse ore l'Emilia Romagna risultano sempre più frequenti nel nostro Paese. Per l’Ispra il 91% dei comuni italiani è esposto al rischio di frane e alluvioni. La spesa nazionale per il dissesto idrogeologico risulta triplicata, passando nel periodo 2010-2023 da una media di 1 miliardo di euro all'anno a 3,3 miliardi annui. Secondo una relazione del 2023 della Corte dei Conti, tuttavia, per il solo rischio idrogeologico gli interventi necessari ammontano a 26,5 miliardi di euro.
”Il cambiamento climatico e i modelli di sviluppo globale stanno accelerando ulteriormente la frequenza e la gravità delle catastrofi naturali, che comportano rischi significativi stabilità economica e finanziaria”, ha affermato ieri il ministro dell’Economia Giorgetti. Che in queste ore è alle prese con la stesura del Piano strutturale di bilancio da inviare a Bruxelles. I numeri del Psb dipendono in gran parte dalla revisione Istat attesa lunedì.
Nel frattempo Confcommercio traccia nel suo ultimo report un quadro di grande incertezza: consumi deboli in estate e Pil fermo nel terzo trimestre. Tuttavia l’inflazione rallenta, migliora la disponibilità di reddito reale, il mercato del lavoro conferma un trend dinamico. In questo scenario è comunque ”difficile raggiungere il target di una crescita 2024 attorno o poco superiore all'1%”, come invece previsto dalla premier Meloni. Al Governo Confcommercio chiede di ”confermare il taglio del cuneo fiscale, di accorpare le aliquote Irpef e ridurre progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale su famiglie e imprese”.
La crescita del Paese deve essere omogenea su tutto il territorio. E può esserlo. Il Governatore di Bankitalia Panetta è cautamente ottimista: ”Il Sud Italia è cresciuto più del Paese dopo la pandemia e ha ora occasioni di sviluppo per via della fine della fase globale di delocalizzazione e per la produzione di energia rinnovabile. Dovrà però far ricorso ”non a politiche assistenziali, ma a investimenti e riforme in grado di innalzare la capacità produttiva". Nel decennio in corso al Sud arriverà una mole di finanziamenti pari al 5% del Pil del Mezzogiorno ogni anno. Alle risorse del Pnrr, rileva il Governatore, ”si aggiungeranno quelle del nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali e del Fondo di sviluppo e coesione”. E altri potrebbero arrivare dal Fondo perequativo infrastrutturale per il Mezzogiorno.
Giampiero Guadagni

( 20 settembre 2024 )

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