Il braccio di ferro tra Lega e Fratelli d’Italia sul sostegno agli agricoltori si è risolto con un compromesso che porta al ripristino dell’esenzione Irpef, di memoria renziana, ma in una versione circoscritta. Non circoscritta come avrebbe voluto Fdi, che si trova a cercare di arginare le richieste “pre-elettorali” e prive di coperture finanziarie del Carroccio, ma neanche ampia come ipotizzato da Salvini.
Alla fine la franchigia per esentare dal pagamento i redditi agrari e dominicali è a 10.000 euro. C’è poi una riduzione del 50% dell'importo da pagare per i redditi tra i 10.000 e i 15.000 euro. Il compromesso è stato affidato a un emendamento a cui sta lavorando il governo. Una norma che riguarderebbe solo gli imprenditori agricoli professionali e i coltivatori diretti in forma individuale o in società semplice, spiegano fonti parlamentari.
L’emendamento governativo certifica il raggiungimento dell'accordo all'interno della maggioranza, che si deve al lavoro congiunto dei Ministri Giorgetti, Lollobrigida e Ciriani e del viceministro Leo, che “si sono prodigati per reperire le risorse necessarie a coprire i costi della misura”.
Il ripristino dell’esenzione, pur limitato, viene accolto con soddisfazione dagli agricoltori, che però rilanciano con altre richieste e altre proteste. Oggi manifestazioni di trattori si sono susseguite in tutta Italia. L’esenzione, secondo Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, è “ un primo passo concreto che sottolinea l'impegno dell'esecutivo a tutela e sostegno della categoria ma che non risolve i problemi del comparto”. La questione principale delle difficoltà del settore, secondo Tiso, “ è la redditività delle aziende agricole”, ossia il “problema legato alla giusta remunerazione dei prodotti per gli operatori agricoli”. In quest’ottica, Confeuro sollecita “le istituzioni competenti ad agire sulla trasparenza nella formazione dei prezzi dei prodotti lungo tutta la filiera”, affinché i consumatori sappiano “chi sono i soggetti che ricevono più margine dalla vendita dei prodotti che acquistano nei supermercati”.
La battaglia degli agricoltori dunque, va avanti e ha due interlocutori: il governo e la Commissione europea. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, annuncia una nuova manifestazione a Bruxelles il 26 febbraio e una mobilitazione che andrà avanti finché dalla Ue non arriveranno “risposte esaustive rispetto ai bisogni che gli agricoltori italiani ed europei hanno”. Tra le priorità, Coldiretti indica “la reciprocità” degli standard produttivi negli accordi commerciali con i Paesi terz Tema su cui, sottolinea Prandin, “non c’è ancora una proposta di regolamentazione chiara”.
Rispetto al Green Deal, sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, gli agricoltori “non sono parte del problema ma vittime: noi produciamo a cielo aperto, i fenomeni estremi ci danneggiano più di chiunque altro”. “Occorre fare insieme percorsi virtuosi per proteggere l'ambiente e le risorse naturali - aggiunge -. Purtroppo, è prevalso un certo furore ideologico, non siamo mai riusciti ad avere un dialogo con la Commissione”.
Fra le richieste di Confagricoltura ci sono incentivi per sostituire il parco macchine e investire nelle nuove tecnologie per essere sempre più competitivi. E poi “un modello legato all'economia circolare, che recupera gli scarti delle produzioni per produrre energia rinnovabile”.
“Rimaniamo europeisti convinti - aggiunge Giansanti -. Ma oggi gli incentivi sono la metà di quelli di 20 anni fa. Serve un piano strategico per l'agricoltura. Lo abbiamo chiesto ben prima di questo governo. Purtroppo, si continuano ad affrontare le emergenze senza una visione di lungo periodo”.
Intanto dall’Europa arriva una nuova, ulteriore, retromarcia sui vincoli che obbligheranno gli agricoltori a lasciare incolti parte dei terreni. La Commissione europea ha infatti adottato ufficialmente un regolamento che concede una parziale esenzione agli agricoltori europei dalla regola della condizionalità sui terreni incolti. Il regolamento entrerà in vigore oggi e si applicherà retroattivamente dal 1° gennaio per un anno, ovvero fino al 31 dicembre 2024. L’esenzione parziale accoglie le diverse richieste di maggiore flessibilità per rispondere meglio alle sfide che gli agricoltori dell'Ue devono affrontare. Invece di tenere i terreni a riposo o di mantenere elementi improduttivi sul 4% dei loro seminativi, gli agricoltori dell'Ue potranno ricorrere all’alternativa di usare colture azotofissatrici o colture intercalari senza prodotti fitosanitari sul 4% dei loro seminativi, e saranno considerati in regola con gli standard europei. L'uso di colture azotofissatrici e di colture intercalari comporta una serie di benefici ambientali per la salute del suolo, tra cui la biodiversità del suolo.
Ilaria Storti