Mercoledì 30 aprile 2025, ore 12:23

Washington 

Trump gela l’Europa: niente dazi zero su auto e industria 

Non è stato un "dialogo tra sordi", ma nemmeno tra alleati che parlano la stessa lingua. Il messaggio che arriva da Bruxelles, nel giorno del rientro del commissario Ue Maros Sefcovic, non cambia: l'offerta a Donald Trump - dazi zero su auto e industria, più gnl e armi americani, oltre a un fronte comune per tenere a bada la sovraccapacità spinta da Pechino - è sul tavolo. Ma la risposta dall'altra sponda dell'Atlantico gela l'Europa: la proposta di azzerare le sovrattasse è irricevibile, meglio parlare di investimenti reciproci ed export. Un rifiuto netto che rafforza la sensazione, diffusa nelle istituzioni comunitarie, che i tavoli tecnici - pur destinati a proseguire - non basteranno a colmare distanze ancora ampie.

E, nell'attesa dell'incontro tra la premier Giorgia Meloni e l'inquilino della Casa Bianca, resta aperta l'ipotesi di un vertice straordinario dei leader Ue a maggio per dare slancio politico alle trattative. Il negoziato tra la Commissione di Ursula von der Leyen e l'amministrazione Trump è appena al secondo giorno: novanta quelli a disposizione per trovare l'intesa. Il confronto di un'ora e mezza tra Sefcovic, il segretario al Commercio americano Howard Lutnick e il rappresentante commerciale Jamieson Greer, nel bilancio tracciato da Bruxelles, è stato "costruttivo, sfaccettato e approfondito".

Ma dietro alle formule di rito s'intravede più una fumata nera, tanto che l'avvertimento Ue è tutt'altro che morbido: nessuna concessione unilaterale, né revisioni degli "standard europei sacrosanti" relativi a tech, agroalimentare e farmaceutica. Adesso, ha ammonito il portavoce Olof Gill, "tocca a Washington" cambiare passo, mostrare collaborazione e "chiarire cosa vuole". Altrimenti, la rappresaglia è pronta: i controdazi su oltre 400 prodotti americani - dalle Harley Davidson ai sigari - sono congelati soltanto fino al 14 luglio.

E, ormai concluse le istruttorie su Apple e Meta, le multe alle Big Tech sembrano imminenti: la decisione è attesa "a breve" si accompagna all'ipotesi di una web tax paventata da von der Leyen stessa. Una strategia che va in direzione opposta rispetto alle pressioni Usa, che puntano invece a ottenere concessioni sull'intero fronte del digitale: l'Europa deve scegliere tra la tecnologia americana o quella cinese, è stato l'affondo del presidente della Federal communications commission, Brendan Carr, voce influente dell'ala trumpiana, esortando gli "alleati occidentali" a schierarsi apertamente con Elon Musk e la sua rete satellitare Starlink. Sul tavolo dell'Ue resta poi la pistola carica dello strumento anti-coercizione: il bazooka che la Bruxelles ha a disposizione per rispondere ai ricatti economici facendo scattare misure di extrema ratio, fino allo stop all'accesso al mercato continentale.

All'invito di Trump a "sedersi al tavolo delle trattative", la risposta europea è arrivata secca: "Signor presidente, siamo già seduti a quel tavolo", ha ribattuto il portavoce Olof Gill, tornando a respingere anche le accuse secondo cui l'Europa "si starebbe tremendamente approfittando degli Stati Uniti". A conti fatti, è il refrain di Bruxelles, quella transatlantica resta la relazione economica più solida e imponente al mondo. E non è solo il Vecchio Continente a trarne vantaggio: l'Ue fornisce agli Usa materie essenziali e, al contempo, è la prima cliente in fatto di gas naturale e petrolio statunitensi.

Proprio sul fronte energetico i negoziatori di von der Leyen fanno leva per convincere la Casa Bianca: l'apertura ad aumentare gli acquisti di gnl americano - in linea con le sollecitazioni di Trump - è concreta e lo sarà ancora di più il 6 maggio, quando verrà presentata la nuova roadmap Ue per liberarsi dall'energia russa.

Rodolfo Ricci

( 16 aprile 2025 )

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